Dal locale al globale. Le musiche del mondo a scuola

Sotto un unico titolo un ciclo di lezioni-concerto universitarie a Cremona e una pubblicazione multimediale di Fulvia Caruso, Maurizio Corda, Gaianè Kevorkian, Monica Serafini, Elisa Tartaglia e Thea Tiramani (Tab edizioni, 2020). Ne parliamo con l’etnomusicologa Fulvia Caruso, accademica dell’Università di Pavia, nella sede a Cremona, ed Elisa Tartaglia, docente di musica nella scuola secondaria di primo grado.

Anche quest’anno è già in corso a Cremona il ciclo di lezioni-concerto “Dal locale al globale” e propone il 15 dicembre il polistrumentista curdo Ashti Abdo e il 12 gennaio Jacopo Pacifico con un programma di musica classica indostana, entrambi alle 16:30 nell’Aula Conferenze del Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali della sede di Cremona dell’Università di Pavia. Dal 2014, nell’ambito dei corsi di Etnomusicologia, la professoressa Fulvia Caruso, in collaborazione con alcuni studenti, organizza per gli studenti di ogni ordine e grado - e per tutti gli interessati - una serie di lezioni-concerto con musicisti delle tradizioni musicali popolari italiane e del mondo. Questi incontri sono occasioni preziose per ascoltare dal vivo repertori musicali di estrazione popolare italiana ed extra-europea e per ascoltare la voce dei musicisti, sollecitati a spiegare da dove vengono e come “funzionano” le loro musiche, alternando momenti di esecuzione a spiegazioni riguardanti i brani eseguiti e gli strumenti utilizzati. Dalla documentazione multimediale sulle tradizioni incontrate nei sei anni di lezioni-concerto “Dal locale al globale” è nato un percorso didattico pubblicato a dicembre 2020 dalla casa editrice tab e curato da Fulvia Caruso, Maurizio Corda, Gaianè Kevorkian, Monica Serafini, Elisa Tartaglia e Thea Tiramani. 
Ad aprile 2021 la redazione di “Blogfoolk” ha organizzato un #Foolkpanel in dialogo con gli autori, per presentare il volume con un collegamento Zoom molto ricco di idee e di esperienze. La discussione ha coinvolto Fulvia Caruso, Maurizio Corda e Thea Tiramani. A un anno di distanza dalla pubblicazione, ritorniamo su questa importante proposta didattica. “Dal locale al globale” nasce dalla sensibilità pedagogica di Fulvia Caruso, professoressa di etnomusicologia nella sede di Cremona dell’Università di Pavia dove svolge ricerche fin dal 2008, l’anno in cui il suo libro “Evviva la Santissima Trinità” (Carsa) vinse il primo premio ANCI “Memorie e musiche Comuni”. Ad inizio lockdown, ad aprile 2021, offrì un saggio della sua capacità nel rendere accessibili le ricerche di antropologia musicale proponendo l'ascolto di una registrazione realizzata da Steven Feld nel 1990 in Papua Nuova Guinea, presso il monte Bosavi, dove i Kaluli vivono nella foresta pluviale, e dove hanno sviluppato una loro “acustemologia”, impregnando la propria cultura sull'ascolto e su metafore naturali, attenti alle sonorità di insetti, uccelli, acque e alle voci degli antenati che le attraversano. 
Elisa Tartaglia insegna musica nella scuola secondaria di primo grado, dopo essersi diplomata in clarinetto presso il Conservatorio “G. Nicolini” di Piacenza e aver conseguito la laurea in musicologia presso l’Università degli Studi di Pavia con una tesi in etnomusicologia e didattica ed aver diretto il progetto “Identità Musicali” che ha coinvolto un gruppo di richiedenti asilo della provincia di Piacenza.

Come sono nati i vostri capitoli, e cosa offrono agli insegnanti e più in generale ad una riflessione sulla “musicalità”?
La scelta dei repertori è stata frutto di una attenta valutazione della documentazione delle prime cinque rassegne “Dal locale al globale”. Volevamo ci fosse una rappresentazione efficace di diversi mondi musicali, compreso il folk revival, che spesso oggi è diventato l'unico modo di fare ancora musica popolare. Avevamo un numero limitato di pagine, quindi il secondo discrimine è stato quello. Una volta capito il respiro di ogni scheda abbiamo dovuto a malincuore rinunciare ad alcuni temi a noi cari. In altri casi abbiamo dovuto invece rinunciare perché i temi mal si
prestavano ad una trattazione in ambito scolastico. Anche un insegnante non specializzato in etnomusicologia può trovare degli utili spunti di lavoro sia per piccole pillole dal mondo sia per percorsi più strutturati. Può inoltre facilmente creare intrecci con altri argomenti (suggeriti anche nei percorsi trasversali) in modo da integrare efficacemente gli argomenti nel suo normale programma. Infine, può trovare nuovi repertori da far suonare in classe. Direi quindi che si tratta di un ottimo strumento pronto all'uso per affrontare temi poco conosciuti e che entusiasmano sempre i ragazzi. Gli studenti stranieri sono sempre molto orgogliosi quando si parla di musica da loro conosciuta e spesso amano integrare con dettagli personali. Diventa così anche un ottimo lavoro per l'inclusione. 

In che termini affrontate con il libro, la rassegna, i laboratori il rapporto con la “diversità culturale”? L'ambito musicale può essere un'opportunità (non superficiale) per sviluppare “competenze interculturali” e di “cittadinanza”?
Lo scopo del libro è proprio nella convinzione che tutti noi autori abbiamo che le musiche, dunque la diversità culturale musicale, possa essere uno strumento potente per sviluppare un 'apertura alla diversità, competenze sul concetto di cultura (e dunque cultura musicale). La prima scheda forse è quella più centrata su questo, ma tutte vanno in questa direzione. Non solo per l'apertura a diversi contesti culturali, ma anche nello sviluppo di progetti interdisciplinari che abbiamo previsto alla fine di ogni scheda. Sicuramente quasi tutte le schede potrebbero essere utilizzate nelle ore di educazione civica, sottolineando gli aspetti relativi alla cultura, al ruolo sociale del musicista. Penso in particolare alla scheda sul jali e a quella sul canto sociale, ma con il giusto modo (e la giusta preparazione!) ogni scheda può essere utilizzata in questo senso.

Il libro propone una dimensione strutturale e non episodica dell’educazione musicale e interdisciplinare: come darle seguito nelle pratiche educative?
Il libro nasce con la consapevolezza di non essere esaustivo. Le musiche del mondo sono moltissime e non può esistere un manuale onnicomprensivo. Tuttavia, spero che abbiamo sviluppato un modello di utilizzazione didattica che adattandosi di volta in volta al repertorio che tratta può funzionare con qualsiasi repertorio e/o occasione di musica. Per questo anche la bibliografia finale si configura come uno strumento operativo di enciclopedie, manuali e monografie cui i docenti se vogliono possono attingere. Una volta conosciute le case editrici, le riviste e i nomi dei maggiori studiosi del settore, poi, l'insegnante si può poi muovere autonomamente e tenersi aggiornato sulle pubblicazioni di nuova uscita.

Alessio Surian
Fotografie di Fulvia Caruso


Fulvia Caruso, Maurizio Corda, Gaianè Kevorkian, Monica Serafini, Elisa Tartaglia e Thea Tiramani, Dal locale al globale. Le musiche del mondo a scuola, Tab edizioni, 2021, pp.143, Euro 12,00
La documentazione dei repertori musicali di diverse parti del mondo è profondamente cambiata ed è diventata potenzialmente molto più accessibile negli ultimi decenni. Sono nati così progetti locali, nazionali e internazionali che sollecitano un rinnovamento dei percorsi didattici alla musica e, più in generale, all’approccio alla diversità culturale in ambito scolastico ed educativo in senso lato. Fra questi progetti ricordiamo, per esempio, l’inaugurazione a marzo 2019 della Rete degli Archivi Sonori presso la Biblioteca Nazionale Centrale a Roma, ed iniziative come quella trasmessa tramite Youtube il 17 marzo 2021 dalla Fondazione Giorgio Cini, il seminario online “Divulgare la conoscenza delle musiche del mondo”, organizzato dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati e curato da Giovanni Giuriati, Marco Lutzu, Simone Tarsitani e Costantino Vecchi. È stata un’occasione per riflettere sulla didattica musicale e sulla diversità culturale con esperti nel campo dell'etnomusicologia e della didattica e per presentare il progetto “Guide all’ascolto delle musiche del mondo: Percorsi di didattica musicale interculturale”, curati da Lorenzo Chiarofonte attingendo ai materiali d’archivio dell’Istituto Interculturale di Studi musicali comparati. In ambito scolastico, il testo “Capre, Flauti e re. Musica e confronto culturale a scuola” (EDT, 1997) ha segnalato efficacemente opportunità ed esempi di esperienze didattiche a partire da musiche di varie parti del mondo. Quel testo era stato realizzato a sei mani da Annarita Colaianni e Erasmo Treglia in collaborazione con Serena Facci che ne aveva curato la redazione e che nel 2001 avviò il suo rapporto di ricercatore con la Facoltà di Musicologia dell’Università di Pavia dove tenne i corsi di Etnomusicologia e Musiche popolari contemporanee. Proprio all’Università di Pavia, il gruppo di lavoro coordinato a Cremona da Fulvia Caruso ha ripreso la sfida che apriva “Capre, Flauti e re”:  “Puoi suonare il flauto reale per una capra, quella non danzerà” dice un proverbio ganda (Uganda), intendendo che ogni repertorio musicale sia legato ad un contesto specifico, risultando poco comprensibile a chi non abbia sufficiente esperienza del contesto d’origine. “Capre, Flauti e re” si interrogava ed interrogava i lettori, soprattutto insegnanti e educatori, sulla portata di questo proverbio, constatando che la scuola possa essere “uno di quei luoghi in cui maggiormente la musica esplica le sue doti di versatilità nella comunicazione interculturale”, senza nascondere “le difficoltà che possono sorgere nel ‘somministrare’ a ragazzi gelosi delle proprie scelte estetiche i prodotti musicali di ‘altri’”. Nel frattempo, le “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione” (2012) incoraggiano sia la scuola primaria, sia la scuola secondaria di primo grado ad ascoltare e impostare percorsi di apprendimento che comprendano culture e generi musicali diversi, sollecitando “il confronto e il rispetto di altre tradizioni culturali e religiose”. Il primo triennio di lezioni-concerto tenute a Cremona con musicisti delle tradizioni musicali popolari italiane e del mondo ed un progetto su musica e migrazioni ha offerto alle autrici di “Dal locale al globale” l’opportunità di condurre laboratori formativi per insegnanti di musica delle scuole medie. Da questi laboratori è maturata l’esigenza di sostenere i percorsi di educazione musicale nella scuola grazie all’archivio multimediale (ora disponibile nel sito e nel canale Youtube della casa editrice tab) che attinge alla documentazione audio-video delle di lezioni-concerto. L’idea centrale è quella di avvicinare le classi scolastiche a pratiche musicali diverse fra loro “attraverso percorsi a-culturali comparando forme simili o diversissime”, spiegandone i contesti d’uso in relazione alle dimensioni storiche, geografiche e linguistiche e approfondendo le dinamiche della performance, i meccanismi di apprendimento e trasmissione orale, le prassi esecutive e di composizione. Il testo è articolato in quattordici “schede”: le prime due introducono le specificità dell’etnomusicologia ed alcune idee chiave su come introdurre in classe musiche quotidiane ed alterità musicali. Le rimanenti dodici schede propongono testi, immagini, video e audio, affrontando, secondo uno schema comune, specifici repertori di regioni italiane o di altre regioni del mondo. Ogni scheda propone, per cominciare, un ascolto “alla cieca” (senza rivelare il contesto d’origine della musica, tecnica già suggerita da Serena Facci) per poi sollecitare l’ “incorporazione” del brano, superando la separazione fra chi suona e chi ascolta attraverso attività di imitazione e ripetizione. Le schede comprendono anche una sezione con Percorsi trasversali che suggeriscono codici comuni musicali e extramusicali, oltre a un questionario per suscitare osservazione e riflessione sulle esperienze musicali e indicazioni discografiche, bibliografiche, e siti utili. In questo modo saranno non solo incontri con le musiche, ma anche con le persone e le culture che rappresentano, accorciando le distanze tra noi e “gli altri”. Attraverso le prime sei schede è possibile viaggiare fra sei repertori italiani: La musica delle Quattro Province (con indicazioni su come ballare l’Alessandrina); Il Cantamaggio e il saltarello marchigiani; Il canto polivocale ligure (che propone “Donna lombarda”); La lira calabrese; Il canto sociale del Nord Italia (con un focus su “La Lega”); Il folk revival in Italia (confrontando arrangiamenti diversi del brano “Figliola cha stai ‘ncoppa”). Con le rimanenti sei schede il viaggio esplora nell’ordine: Le percussioni dell’Africa occidentale (ed in particolare il poliritmo Balakulandjan della Guinea); Un griot gambiano in Italia (incontro con Jabel Kanuteh); La musica migrante degli Oghene Damba; Le danze in Africa; Lo choro brasiliano (con la polka in sol minore “Recordações” di Júlio Bahianinho e Pixinguinha); La musica religiosa del Punjab. L’invito è esplicito: “se vogliamo davvero imparare a guardare il mondo con occhi diversi attraverso le musiche che produce, non basta ascoltarle o imitarle blandamente, ma cimentarsi con i moro metodi (…). Andare oltre la forma sonora per comprenderne gli usi e le funzioni”.

Alessio Surian

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