Cittadina situata nell’area settentrionale della provincia di Brindisi, nella parte meridionale dell'altopiano delle Murge tra la Valle d'Itria e il Salento, Ceglie Messapica vanta uno straordinario corpus di tradizioni popolari che si estendono dalla musica alle forme coreutiche per toccare la gastronomia e l’arte. Sotto il profilo strettamente etnomusicologico è stata oggetto di diverse ricerche, ancorché non esaustive, che hanno riportato alla luce un ampio corpus di musiche e canti (ben documentati dal disco di ricerca sul campo “Tomma tommë – musiche e balli dalla Murgia dei trulli” di Massiliano Morabito, pubblicato da Ethnica di Pino Gala), con numerosi elementi in comune con quelli rilevati nelle zone circostanti e questo certamente in relazione alla ampia diffusione dell’organetto. Ceglie conserva, infatti, le varianti locali di serenate, mattinate, canti a dispetto e balli come la polka Carasciapétrë, lo scozië (lo scottish) e la pizzica pizzica, nonché canti di lavoro e di impianto devozionale come il “canto di San Cosimo” legato al culto dei santi medici Cosma e Damiano ad Oria. A quest’area si è interessato, negli ultimi anni, anche Giovanni Taurisano, musicista e ricercatore cegliese che, oltre a documentare le diverse forme musicali locali, ha proseguito nell’indagare la memoria collettiva della sua comunità, attraverso un paziente lavoro di raccolta di testimonianze dalla viva voce degli ultimi informatori in vita, ed è giunto ad individuare l’esistenza di una pratica magico-rituale utilizzata per liberare dalla possessione del serpente. È bene precisare che gli ultimi casi documentati “a memoria d’uomo” risalgono alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, e presentano quale caratteristica specifica non già il morso come nel tarantismo, ma un vero e proprio shock - in dialetto u sbandə - provocato dall’incontro con il rettile simbolico. Le risultanze di queste ricerche sul campo sono state raccolte nel libro con cd “La Pizzica Serpentata. Canti, suoni e danze rituali a Ceglie Messapica”, edito da Kurumuny per la collana “Voci suoni e ritmi della tradizione”. Aperto dall’introduzione firmata da Mario Salvi, il volume, dopo un inquadramento storico del territorio, quasi fosse un diario di ricerca, ricostruisce l’indagine sul campo condotta dall’autore, partendo dai primi passi condotti sotto la guida dell’indimenticato Daniele Durante che ne sollecitò la curiosità a margine di un corso di musica popolare, promosso dal liceo musicale “Tito Schipa” di Lecce, per giungere all’incontro casuale con la cantrice Marietta detta Santa Pacienz’ e quelli successivi con l’ultimo musico-terapeuta di Ceglie Messapica, Franco Santo detto “Sandə Scarpinə” e la moglie Maria Santoro (a Cistranes). Proprio dalla frequentazione con quest’ultimo, la ricerca si è indirizzata verso l’approfondimento dei fenomeni di possessione legati alla vista del serpente, con la ricerca di testimonianze e documenti di carattere etno-musicologico e demo-antropologico nelle zone di Ceglie Messapica, San Michele Salentino, Villa Castelli e Carovigno. La parte centrale del libro ci offre, così, un focus sull’indagine sul campo condotta dal musicista cegliese e si sofferma nella ricostruzione dettagliata del rito e nel suo articolato svolgimento che prevedeva la danza catartica nei luoghi dove era avvenuto l’incontro con il serpente. La terza ed ultima parte del volume, curata con grande dovizia di particolari tecnici ed alta competenza da Mario Salvi, è dedicata ad una ampia e dettagliata analisi dei repertori di musiche e canti con particolare riferimento alle registrazioni sul campo contenute nel cd allegato. Trovano, così, posto le musiche da ballo come la pizzica pizzica e la pizzica tarantella, utilizzate dagli iatro-musici per accompagnare il rituale di liberazione, le altre forme musicali dedicate al ballo come lo scottish e la sonata a scherma, i canti monodici (la mattinata, le serenate, il canto all’uovo, l’aria di san Cosimo alla macchia, gli stornelli) e i canti polifonici. A compendio dell’opera, non mancano le trascrizioni di tutti i brani del cd e un apparato fotografico in cui viene ricostruito il rituale del “serpentismo” e quelle storiche dei cantori di cui sono riportati, altresì, anche brevi note sulla loro vita. “La pizzica serpentata. Canti, suoni e danze rituali a Ceglie Messapica” è, dunque, un lavoro certamente da apprezzare per il taglio divulgativo e la peculiarità dei documenti sonori in esso raccolti; tuttavia, non si può non evidenziare l’assenza di un sostrato, anche minimo, a livello scientifico che avrebbe dovuto necessariamente tenere in conto degli imprescindibili studi di Ernesto de Martino che ne “La terra del rimorso” ha attestato la presenza di serpenti, scorpioni e altri animali nei fenomeni di possessione. In ogni caso, onore al merito a Giovanni Taurisano e a Kurumuny che con coraggio e dedizione prosegue la sua opera di divulgazione delle ricerche etnomusicologiche in Puglia.
Salvatore Esposito