Album ricco di riferimenti storico-musicali e inserito nel solco di una world music molto sicura, che poggia su una combinazione (tradizionale) di elementi locali e orali, e interpretazioni contemporanee. Una world music cristallina, che si configura come un’idea costante, un’idea che orienta sia le scelte interpretative che la selezione dei contenuti di partenza. Insomma, un progetto musicale che assieme al piacere dell’esperimento, della trasfigurazione soprattutto strumentale e della traduzione musicale in chiave contemporanea, illumina una storia ben precisa – quella della popolazione della Karelia – attraverso una ricerca di archivio sui canti femminili di tradizione orale. Da queste poche righe si comprende, quindi, che gli elementi ci sono più o meno tutti. E tutti sono raccordati da un programma di studio, che va di pari passo sia con la volontà di elaborare una nuova forma narrativa, sia con la passione per la storia musicale e narrativa di un’area marginale, i cui tratti sono determinati dalle influenze dei confini (la Russia e la Finlandia) e dalle tensioni storicamente generate dalla sua posizione. Questo è il motivo per cui tra gli undici brani che compongono la scaletta di “Villoi Varsa” – secondo album del trio finlandese Celanka – tre sono composizioni originali e i restanti sono presi dal “canzoniere” (popolare e femminile) della Karelia. A questi si aggiungono alcune virate in direzione di altre aree, nei confronti delle quali i musicisti del trio nutrono particolari interessi, come la Bulgaria (“Sina Sad & Neditse Le, Nedo”) e la Serbia (“Batrinesca & Lelo”). Un programma così composto ci porta, inevitabilmente, a riflettere sulla morfologia del trio Celenka: perché, a partire da qui, riusciamo a immaginare la stessa conformazione dei brani, insieme alla prospettiva di “scrittura” che i tre musicisti hanno abbracciato per rendere comprensibili i brani dell’album. Innanzitutto bisogna evidenziare la strumentazione e il modo in cui questa riesca a calibrare un’atmosfera sempre rarefatta con il richiamo ai temi storici, alla narrativa orale e alle loro connessioni politico-sociali. L’equilibrio che si frappone tra questi poli appare pressoché perfetto, perché bilancia la concretezza del repertorio storico con una sensazione di costante dilatazione dei suoni e delle armonie. È qui che si concentra il lavoro dei musicisti: nel rimarcare un’estensione che ha effetto sulle frasi musicali e sulle strutture generali dei brani, così come sul profilo complessivo dell’album. Il quale, per questi motivi, non appare mai contratto (né nei brani originali né in quelli tradizionali, la cui elaborazione musicale prevede sempre interessanti variazioni), ma al contrario disteso e addirittura espanso, sia sul piano ritmico che melodico. A ben vedere, gli arrangiamenti sono basilari perché gli strumenti utilizzati sono tre: armonium, kantele e tromba. Ma – aderendo all’idea generale di dilatazione, che richiama indirettamente anche la dimensione dello spazio, ovvero la distanza tra la fonte che ispira l’album e chi lo ascolta, determinata dalla marginalità storico-politica della Karelia – il suono che ne risulta non è soltanto essenziale, ma pienamente esauriente. Soprattutto perché gli strumenti dei tre musicisti (Eero Grundström, Emmi Kujanpää e Jarkko Niemelä) sono mirabilmente supportati dalle loro tre voci. In un certo senso qui si chiude il cerchio, perché riconduce il programma di rielaborazione alla forma che lo ha ispirato. Una nota, però, si rende necessaria a proposito del brano originale di Emmi Kujanpää, posto alla fine della scaletta. Il titolo del brano è “Veden Ranalla” e si configura come una ballata d’amore straordinaria che, sul piano melodico, ben rappresenta l’assetto generale dell’album: la voce è distesa e profonda, gli strumenti la sostengono con delicatezza e continuità, ad eccezione della tromba che interviene, in alternanza al canto, a incrementare il tessuto melodico. https://nordicnotes.bandcamp.com/album/celenka-villoi-varsa
Daniele Cestellini
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