Rachel Magoola – Resilience. Songs of Uganda (ARC Music, 2021)

Non è certo una nuova arrivata l’ugandese Rachel Magoola, già membro del gruppo Afrigo Band e artefice di un bel pugno di album solisti (“Inhaife” 1997,”Tyenda Wundi” 1998, “Tonyiiga” 2000, “Atubembe” 2001, “Songs from the Source of the Nile” 2005, “Eisadha” 2008), che con i proventi della sua carriera artistica si prodiga in attività sociali e di sostegno economico alle comunità locali, ai giovani orfani e alle donne. Magoola è anche parlamentare dell’Assemblea Nazionale per il distretto di Bugweri, nella parte sud-orientale dell’Uganda. Non è causale che il suo settimo album utilizzi come titolo “Resilience”, parola diventata di uso - e abuso – comune in ogni occasione negli ultimi tempi, ma che ben si addice al popolo ugandese, considerato che lo scenario sonoro è quello di un paese che, affrontato numerose crisi dagli anni ’80 del secolo scorso ad oggi (il lascito luttuoso del sanguinario regime di Idi Amin, l’Aids, la guerra civile, l’Ebola e il Covid-19) che si aggiungono o hanno accentuato perduranti e scottanti questioni come violenza di genere, diffusa povertà e penuria di cibo. La sensibilità sociale e politica di Rachel ma anche la sua “missione” educativa (che è parte della sua formazione culturale) si riflette nelle liriche pressanti delle undici tracce contenute nel suo settimo lavoro, cantate in sei diverse lingue locali, che attraversano la storia e il presente del Paese dell’Africa orientale. Le vivaci, fluide e ritmate composizioni elettro-acustiche costruite su strutture cicliche sono innervate da elementi stilistici tradizionali ugandesi e da stilemi panafricani come soukous e zouk. Cinque brani sono tradizionali, cinque firmati da Mangoola, di cui uno, “Muduku” (una love song nel contesto della guerra civile nel nord del Paese portata dall’LRA), con il percussionista e tastierista Jimmy Abila, e un altro con Geobless Muzira: “Mugati gwa Butter”, una forte critica alla violenza contro donne e bambini accentuatasi con la crisi sindemica. La voce principale è quella morbida e levigata di Mangoola, coadiuvata da una band di sette elementi, guidati dal polistrumentista Njoroge Kiracho, che annovera cori, percussioni tradizionali (embuutu, enduumi engalabi), batteria, basso, chitarre, xilofono e flauto, cui si aggiungono cordofoni tradizionali come il violino a una corda endingidi, dominante nel tradizionale canto nuziale “Otuuse”, l’arpa ad arco a nove corde adungu, la lira endongo, il piano a pollice akogo e lo xilofono embaire. Il tradizionale “Sumsuuni”, proveniente dal territorio dei Basoga in prossimità del Lago Vittoria, è il tema di apertura: un intervento sulla rivalità nella poligamia attraverso la metafora di uccelli in lotta per la supremazia (il cinguettio ben udibile nel brano è stato registrato da Rachel da casa sua durante il confinamento pandemico in assenza di traffico). Della stessa area è originario il canto infantile “Kati Kantwaala”, mentre “Emaali” festeggia la nascita di una bimba come fonte di ricchezza patrimoniale quando andrà in sposa. “Bufuubi”, ispirata dai Bagishu che vivono alle pendici del monte Elgon, è la storia di un orfano, aiutato come altri nel percorso scolastico dalla Fondazione Rachel Magoola, mentre “Serubonera” tocca il grave problema delle gravidanze precoci. Si tratta di una canzone cantata in Rukiga, una lingua parlata nel Kigezi alle pendici del Ruwenzori. Non si resta fermi ascoltando “Maama Mutesi”, dove si avvertono echi juju (il titolo fa riferimento a una principessa del clan Abaisemenha di cui sono tessute le lodi), oppure l’altrettanto irresistibile “Gabula”, celebrazione del re Basuga, con il call & response appoggiato su un ritmo incalzante, ingioiellato da flauto e xilofono. Si giunge, quindi, alla conclusiva “Ejotoori jo”, suadente ninnananna tradizionale della regione degli Itesot, popolo di pastori del nord-est dell’Uganda, sulle sponde del Lago Kyoga. Rachel Magoola si fa portatrice di importanti istanze sociali in questo album che segna il suo gran bel ritorno. 


Ciro De Rosa

Posta un commento

Nuova Vecchia