Fatma Said, ars del canto lirico e dialogo interculturale per mezzo della musica

Adolescenza e studi in Germania 
Nessuno dei suoi familiari aveva studiato musica. A quattordici anni, al Cairo, Fatma Said iniziò a studiare canto con Neveen Allouba. Visti i risultati positivi conseguiti dalla figlia, il padre decise di farla studiare a Berlino. La sua scelta fu sofferta e contrastata persino in famiglia. Ahmed Assan Said è stato il presidente del “ حزب المصريين الأحرار, al-Ḥizb al-Maṣrīyīn al-aḥrār”, cioè “Partito dei Liberi Egiziani”. Dopo la laurea si perfezionò all’estero, viaggiando molto per lavoro. Conosceva la mentalità e i pregiudizi locali rispetto alle professioni artistiche, come pure le condizioni sociali nelle quali le donne faticavano (e faticano tuttora) a emergere e a guadagnare parità di diritti. Come Fatma ha avuto modo di chiarire in alcune interviste, l’integrazione e la socializzazione con i coetanei in Germania non fu facile, di conseguenza s’isolò, buttandosi a capofitto nello studio della musica presso la “Hanns Eisler School of Music” nella quale, mostrando encomiabile impegno, conseguì brillantemente il “bachelor” all’età di ventidue anni. Tra i suoi insegnanti spicca il nome di Renate Faltin e quello di altri docenti quali Julia Varady, Claar Ter Horst, Anita Keller, Wolfram Rieger, Tom Krause determinanti, in vario modo, ai fini della sua formazione professionale sotto l’aspetto tecnico e umano, giacché sono numerosi gli ostacoli che un cantante lirico deve superare, prima di riuscire ad affrontare con sicurezza i palcoscenici di rinomati teatri d’opera. 

Accademia della Scala 
Nel 2012, Fatma aderì al concorso di canto promosso dalla “IKSV” (Fondazione Istanbul per le Arti e la Cultura), dal “Borusan Sanat” e dall’ “Accademia Teatro alla Scala”, dedicato alla memoria della cantante lirica turca Leyla Gencer. Superando i diversi gradi della selezione, vinse il concorso e le fu prospettata la possibilità di iscriversi all’Accademia musicale milanese. Prima concluse gli studi a Berlino e, nel novembre 2013 (sempre a seguito di selezione), entrò a far parte di tale Accademia, frequentando i corsi per tre anni. A Milano, soggiornò presso “Casa Verdi”, istituzione amorevolmente fondata dal compositore di Roncole di Busseto, nella quale volle essere sepolto. Si tratta di una struttura socio-sanitaria dedicata a musicisti e artisti che qui decidono di passare la loro vecchiaia. Gli studenti ospiti hanno così l’opportunità di condividere la quotidianità con persone che hanno operato per tutta la vita nel mondo della musica e dello spettacolo, confrontando le diverse esperienze di vita. Per Fatma, l’arrivo nel capoluogo lombardo significò affrontare con vigore un secondo “salto” interculturale. Benché l’ambiente fosse stimolante e accogliente, per integrarsi, in breve tempo, dovette imparare una nuova lingua, indispensabile per seguire le lezioni e per cantare le parti liriche assegnate. Negli anni, ha imparato ad amare l’Italia e la sua cultura. Sicuramente fu per lei un’esperienza umana e professionale determinante, che le permise di seguire un iter formativo composito (studio della tecnica vocale-interpretativa, dell’arte scenica e delle tecniche espressive), potendosi confrontare con maestri e insegnanti di spessore, tra cui Renato Bruson, Luciana Serra, Luciana D’Intino, Vincenzo Scalera, Leo Nucci, Ruggero Raimondi, Umberto Finazzi, Juan Diego Flórez, Marco Gandini. Un percorso formativo intenso, a seguito del quale Fatma si prese una pausa, all’insegna della “libertà giovanile” che, a causa degli impegnativi studi musicali, era rimasta per anni compressa. 

“El Nour” 
Nel 2016, venne selezionata dalla “BBC” come “New Generation Artists”. L’anno seguente, siglò l’esclusiva con un’importante casa discografica, con la quale è giunta a pubblicare, nel 2020, “El Nour /النور” (significa, Luce), suo primo album in studio. È un progetto musicale eterogeneo comprendente diciassette brani (a nostro avviso, avrebbero ben figurato alcuni brani di compositori italiani). Ha dichiarato Said che “… questo progetto rispecchia la mia anima, il mio essere, frutto di culture diverse che dialogano attraverso il canto: quella araba, quella francese e quella spagnola. In fondo, la musica spagnola è anche il risultato delle influenze della cultura araba. Così, anche quando canto nella mia lingua, non posso prescindere dagli studi che ho fatto, dalla mia formazione musicale, una formazione europea. In questo modo i diversi mondi convergono in un unico strumento e danno vita ad una nuova espressione artistica”. L’hanno accompagnata nell’impresa musicisti di varia formazione (vi sarebbe da scrivere un contributo a parte), quali il sensibile chitarrista spagnolo Rafael Aguirre e il raffinato pianista francese Malcolm Martineau. Di rilievo anche l’eclettica suonatrice turca di “ney”, Burcu Karadağ, ultimamente impegnata in esperienze multietniche di etno-jazz. Tra gli altri musicisti, ricordiamo Tamer Pinarbasi (“kanun”), Tim Allhoff (piano), Itamar Doari (percussioni), Henning Sieverts (contrabbasso) e il Quartetto “Vision String”. Diversi i compositori ai quali sono riferiti i canti: Manuel De Falla, Maurice Ravel, Najīb Ḥankash, Gamāl ʾAbd al-Raḥīm, Elias Rahbani Sayed Darwish, Dawood Hosni, Hector Berlioz, Philippe Gaubert, Federico Garcia Lorca, Jose Serrano, Fernando Obradors. “El Nour è un disco eterogeneo interculturale, nel quale la giovane cantante egiziana ha affermato l’idea di voler comunicare con un pubblico internazionale e non necessariamente familiare con la musica classica”

Musica nella società 
Da diversi anni, Fatma Said è impegnata anche nel sociale. Tra i promotori del suo talento è stato Eugenio Bennato. Nel 2013, l’aveva coinvolta nella favola musicale “L’Amore muove la luna”, composta da nove brani per orchestra, coro e voci soliste e scritta per il Teatro San Carlo (Napoli). La favola tocca diversi temi: cosmici, ambientali e sociali. Oltre ai concerti, Bennato aveva organizzato incontri in ambito universitario, nei quali Fatma ebbe modo di parlare della realtà giovanile nel suo Paese di origine, dove permangono sacche di analfabetismo. Successivamente, la cantante ha avuto modo di rappresentare il proprio Stato d’origine in occasione di prestigiose manifestazioni pubbliche, dedicate alla difesa e all’affermazione dei diritti umani, tra cui il diritto dei bambini all’istruzione e alla dignità attraverso la musica. Nel 2016, ha ricevuto un premio onorario dal Consiglio Nazionale Egiziano per le donne e il cosiddetto “Creativity Award”, un alto riconoscimento concesso per meriti artistici di livello internazionale. Nel corso della sua formazione e carriera professionale, Fatma ha vinto importanti concorsi di canto tra cui il “Grand Prix” (“Concorso Lirico Internazionale Giulio Perotti”, 2011), l’ “International Robert Schumann Lied Competition” (Zwickau, 2012, secondo premio), il “Leyla Gencer International Opera Competition” (Istanbul, 2012), il “Veronica Dunne International Singing Competition” (Dublino, 2016). Più di recente ha ricevuto riconoscimenti dal “BBC Music Magazine Awards”, per le categorie “Newcomer”, “Vocal” e l’ “Opus Klassik 2021”. Inoltre, è ambasciatrice di “Opera for Peace”. Per chi vorrà approfondire la conoscenza delle sue tappe professionali, i premi e i ruoli interpretati nelle diverse opere liriche e vocali, potrà risultare utile consultare il suo sito e ascoltare le esecuzioni dal vivo rinvenibili nel web. Ultimamente, sono state particolarmente promosse la collaborazione con il controtenore Jakub Orliński, l’esecuzione dal vivo del brano “Aatini Al Naya Wa Ghanni” (Dammi il flauto e canta) e la partecipazione al “Live for peace” del “Global Citizen Live”, dove (tra gli altri) ha cantato davanti a un pubblico eterogeneo una versione di Imagine (J. Lennon) e un classico del repertorio pucciniano: “O mio babbino caro” (da “Gianni Schicchi”). 

Uno sguardo al futuro 
Fatma Said è riuscita - per merito - ad affermarsi nel mondo della lirica, settore professionale assai complesso, dimostrando forte carattere e la capacità di accettare con impegno la difficile sfida per integrarsi artisticamente nel contesto europeo. Scrisse Marco Tullio Cicerone che “una vita senza musica è come un corpo senz’anima”. La citazione ci è tornata alla mente dopo aver letto una dichiarazione della Said, in cui evidenziava che l’ educazione le “… ha insegnato che tutto deve essere disciplina, sinonimo di rispetto verso se stessi e verso gli altri: disciplina nell’alimentazione, nello sport, nel lavoro. E il canto è il mezzo attraverso il quale posso esprimere la mia anima e la mia vita artistica…”. Il suo percorso professionale interculturale è originale. Ammirevoli le sue doti canore che utilizza con intelligente flessibilità vocale, adattandosi, di volta in volta, alle diverse esigenze stilistiche e interpretative, tenendo conto del contesto o dei partner con i quali si deve esibire. Apprezziamo il suo vivere la musica anche con impegno civile. A lei, passionale interprete melodrammatica, dedichiamo la nostra vision artistica odierna, con l’auspicio che, oltre a calcare con successo i palchi internazionali, riesca sempre a tenere presente la sua missione sociale, a favore della conquista di istruzione e dignità attraverso la musica, promuovendo il valore identitario della diversità culturale, in un mondo nel quale le espressioni artistiche numericamente significative sono sempre più controllate e regolate dai meccanismi finanziari di produzione tipici del mondialismo. Nella moltitudine di tecnologie e linguaggi moderni, resterà sempre viva la funzione della musica per unire le persone e i gruppi sociali, come pure l’elevazione metafisico-spirituale che Beethoven sintetizzò affermando che “la musica è una rivelazione, più alta di qualsiasi saggezza e di qualsiasi filosofia”. Sono queste due fondanti polarità intorno alle quali si sta progressivamente arricchendo la personalità artistica di Fatma Said, alla quale auguriamo di riuscire a lasciare un significativo segno nel canto lirico contemporaneo, tenendo presenti l’universalità del pensiero musicale nonché la libera e pacifica “ϕιλία” tra i popoli. 

Paolo Mercurio

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