Joseph Spence – Encore: Unheard Recordings of Bahamian Guitar and Singing (Smithsonian Folkways, 2021)

Fra i molti meriti della Smithsonian Folkways Records c’è la pubblicazione dei due LP “Music of the Bahamas” nel 1959. Il primo (Vol.1) disco era nato l’anno precedente, dall’intuizione di Samuel Charters che, di passaggio alle Bahamas, aveva ascoltato Joseph Spence suonare la chitarra e cantare nel portico della sua casa. E in quel portico avevano avuto luogo le registrazioni di Charters. Fra i brani registrati figurava “Run Come See Jerusalem”, composta da John Roberts, e cantata in “rhyming” da Frederick McQueen, John Roberts e Blake Alphonso Higgs, che raccontava due aspetti della vita di Spence: l’educazione cristiana di Joseph grazie al padre pastore e a un naufragio. Diciannovenne, nel settembre del 1929, Joseph aveva vissuto proprio il catastrofico uragano che aveva colpito le Bahamas, soprattutto Andros e New Providence, partecipando alle operazioni di recupero dei corpi di ventisette marinai dalla goletta “Pretoria” per la pesca delle spugne che aveva ispirato la canzone. Anche Spencer aveva lavorato raccogliendo spugne naturali dal fondo corallino. In seguito, avrebbe fatto il muratore, il carpentiere e il contadino stagionale viaggiando attraverso gli Stati Uniti. Una successiva registrazione di “Run Come See Jerusalem” (poi entrata nel repertorio di Pete Seeger and The Weavers e di Odetta) fa parte anche di questa nuova pubblicazione Smithsonian Folkways che porta alla luce una registrazione curata nel 1965 da Peter Siegel sia a New York City sia nelle Bahamas. A New York, Siegel collaborava con i Friends of Old Time Music per la registrazione (con un Nagra) dei concerti che venivano organizzati (fra cui Doc Watson nel 1962). Ma oltre al concerto, nel caso di Spence, Siegel ebbe la possibilità di girare insieme per la città e di registrarlo nell’appartamento dei suoi genitori a Manhattan. Il concerto impressionò Siegel e Jody Stecher che decisero di recarsi direttamente alle Bahamas per registrare Spence (ed altri artisti) a Nassau. Il nuovo album ha anche il merito di farci ascoltare due brani del repertorio di Spence mai registrati prima, “Death and the Woman” (rielaborazione di “O Death”) e “Won’t That Be A Happy Time,” oltre a splendidi brani già noti come “Out on the Rolling Sea,” “Bimini Gal,” e “Give Me That Old-Time Religion”. Lo stile chitarristico d di Spence traduce sulle sei corde le tradizioni vocali delle Bahamas, in particolare i rhyming group. Ascoltando questi gruppi vocali, cui prendeva parte anche Spence, e confrontandoli con le sue parti sulla chitarra, “possiamo notare come abbia ripreso le tre voci e le abbia incorporate nella sua musica”, spiega Siegel, che mette così l’accento sulle specificità del “rhyming” delle Bahamas, con la sua tradizione di armonie vocali legate al call-and-response radicato nel lavoro dei pescatori, con la capacità di cambiare, accelerare e sincopare il ritmo. Per Siegel questo è uno degli aspetti caratterizzanti la musica di Spence: “Invece di riprodurre una linea di basso alternata, suona la linea di basso del rhyming group”


Alessio Surian

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