Tosca – D’altro Canto (Officina Teatrale, 2021)

Tosca Donati è infaticabile: in questo ultimo anno e mezzo ha costruito, proposto, rivisto, immaginato, prodotto, progettato, senza fermarsi mai. Senza, soprattutto, lasciarsi fermare dalla pandemia, che può rimanere nell’aria ma è impotente di fronte alle idee. Dopo il successo dell’album “Morabeza”, coronato dalla felice partecipazione al Festival di Sanremo 2020 con il brano “Ho amato tutto”, scritto da Pietro Cantarelli (Album e brano le hanno fruttato due Targhe Tenco), dopo l’affermazione del Suono della voce, il bellissimo documentario realizzato con la regia di Emanuela Giordano e dopo un’estate di live e concerti, è ripartita con nuove iniziative brillanti. Una di queste è stata la realizzazione di un programma in dieci puntate, per Radio Tre, dal titolo “D’Altro Canto”, che ha condotto con l’autore Giorgio Cappozzo. Un bel cameo incastonato nel palinsesto della Radio d’élite per eccellenza della cultura italiana. E i brani incisi per l’occasione sono diventati un album omonimo, prodotto e arrangiato da lei e dai suoi straordinari musicisti del cuore: Massimo De Lorenzi e Giovanna Famulari. Il disco non ha una distribuzione nei negozi, ma è in vendita direttamente sul sito di Tosca ed è a tutti gli effetti – potremmo dire – uno spin off di “Morabeza” e del confronto con la musica del mondo, che l’artista romana ha aperto proprio a partire dal Suono della voce. E ci troviamo di fronte al solito ed ennesimo gioiello che ingentilisce le nostre orecchie e i nostri cuori. Una pietra preziosa piccola e intima, o forse potremmo dire un gioco elegante, una danza graziosa in cui Tosca si diverte a interpretare, rileggere e “ballare tra le note” - con la sua voce magnetica - alcuni brani del cuore, incontrati lungo la sua strada di ricercatrice del bello. L’album si apre con l’aria della “Tosca” di Puccini: “Vissi d’arte”. Un esperimento che allontana con soavità la romanza dalla lirica. E non è l’unico incontro con la storia di Tosca che ritroviamo. Più tardi infatti scopriamo un altro omaggio “da Tosca a Tosca”, ma questa volta entriamo nell’universo di Magni e Trovajoli e del film di culto con Monica Vitti e Gigi Proietti: ci accorgiamo subito di come la nostra Tosca si diverta tanto a rileggere “Mi madre è morta tisica”, con quel suo speciale e gentile modo di interpretare in romanesco. D’altronde quest’anno Tiziana Donati ha incontrato Floria Tosca almeno un’altra volta, interpretando un bellissimo brano di Pino Marino, Roma bella, dove finalmente la nostra eroina, in quest’epoca moderna, si riconcilia con la città e non “se butta più”. E non è casuale: questa storia laica, piena d’amore, per Roma innanzitutto, è così rappresentativa della città, che poteva essere riletta così bene solo da un’artista come Tosca, romana della Garbatella e così fiera e magica come la Tosca pucciniana; ma anche come la Tosca di Monica Vitti, un’altra grande artista che ha saputo raccontare magistralmente la romanità al femminile con tutta la sua verità e la sua grazia. C’è un altro brano in romanesco, tramandato oralmente e rielaborato da Nicola Piovani e già riletto da Tosca per lo spettacolo “Semo o nun semo”. Si tratta di “Serenata a Ponte”, che in questa versione chitarra e violoncello è davvero struggente. Fa pensare a certe sere di questa città, quando l’inverno lascia accomodare la primavera e le speranze. E non è ancora finita: Roma torna in “Canzone delle cose morte”. Musica di Germano Mazzocchetti e testo di Pasolini, faceva parte dello spettacolo “Gastone” di Massimo Venturiello: uno scioglilingua, un divertissement vocale che si rivela un pezzo di bravura straordinario. Sorprendente è poi stata la scelta di “Domani domani”, una canzone scritta da Gian Pieretti e presentata al Festival di Sanremo del 1978 da Laura Luca. Si tratta di un delicato addio di una donna ad un uomo, come fosse un dono. E se in questi tempi di diseducazione sentimentale l’amore è sempre raccontato in modo tragico, un testo come quello di questo brano andrebbe insegnato nelle scuole. Ma in quel lontano 1978 questa melodia rappresentò soprattutto un bel momento di musica che “gira intorno”. Un recupero ancor più sorprendente è quello di “I Like Chopin”, con questo arrangiamento acustico che trasforma quasi il senso del brano che tanta fortuna portò nel 1980 a Gazebo. E a proposito di ricerca musicale, una parola va spesa per “Itan Ena Oniro”, una canzone scritta da Roberto Murolo, prima in napoletano e poi adattata in greco dallo stesso artista, quando per qualche tempo visse in terra ellenica. Il pezzo, contenuto in alcune vecchie lacche, fu scoperto da Tosca proprio nella casa Museo di Murolo a Napoli. “Carcere ‘e mare”, di Mattone, faceva invece parte del film “Scugnizzi” di Nanni Loy. E la storia che c’è dietro è bellissima: la voce del bambino che canta il brano è proprio quella della giovanissima Tosca. La canzone è quasi straziante per la sua bellezza: sarà per la voce di Tosca, sarà per il tocco delicato dei musicisti, sarà per la liricità intrinseca della lingua napoletana che rende struggente anche il canto della lista della spesa, ma si tratta di una vera chicca tra le chicche. In questo album non poteva certo mancare Joe Barbieri, musicista, compagno d’avventure, fratello d’elezione di Tosca e produttore di Morabeza: due eleganze che si sono incontrate anche questa volta nel brano “Buongiorno Signorina”, dello stesso Barbieri. Un piccolo miracolo è poi “Quanto t’ho amato” (Benigni, Cerami, Piovani) che chiude l’album con le parole magiche: “Conta la musica”. Eppure, oggi la conclusione adatta sembra forse la struggente “La mia casa”, della jazzista Francesca Corrias (adattata in italiano da Cristina Renzetti), perché in questo lungo anno, per quanto abbiamo desiderato ogni momento la libertà, la nostra casa è stata il rifugio amorevole che ci ha protetto anche dalla paura. Anche la voce di Tosca in effetti, così piena di laica grazia, protegge dalla paura, allevia le tensioni, riduce l’ansia, concilia il giorno, nasconde i bruschi rumori della realtà. Canta ancora Tosca, non ti fermare mai. 

 
Elisabetta Malantrucco

Posta un commento

Nuova Vecchia