La rinnovata valorizzazione del ballo liscio a cui si è assistito negli ultimi anni giunge a corollario di diversi progetti artistici volti a rileggere i repertori storici dei grandi maestri del genere come Zaclén e Secondo Casadei. Se quel gioiello che era “Un ballo liscio” di Riccardo Tesi ha, per certi versi, anticipato sui tempi la bella collana Tacadancer di Sheherazade, negli anni seguenti il percorso è stato proseguito dai dischi curati da Claudio Carboni, Andrea Bonicini e Simone Zanchini, il tutto senza contare le ricerche etnocoreutiche di Placida Staro che rappresentano una imprescindibile cornice scientifica. A sparigliare le carte in tavola è arrivato Extraliscio, intrigante supergruppo nato nel 2014 dall’incontro tra il polistrumentista e compositore Mirco (già protagonista di diverse esperienze musicali come Daunbailò, Mazapegul, Saluti da Saturno e Shaloma Locomotiva Orchestra, oltre a collaborare con Enrico Rava, Vinicio Capossela, Marc Ribot, Stefano Bollani, Paolo Fresu e Arto Lindsay), e il clarinettista Moreno Conficconi, meglio noto come “Il Biondo” (storico capo orchestra di Casadei negli anni Novanta e fondatore dell’Orchestra Grande Evento). Nato con la complicità di Riccarda Casadei, figlia di Secondo Casadei, il sodalizio ben presto si è allargato a Mauro Ferrara, voce tra le più apprezzate della scena romagnola e nel giro di due anni, spinti dalla costante tensione di Mariani nell’esplorare nuove frontiere musicali, il gruppo è giunto al debutto discografico con “Canzoni da ballo” nel 2016, seguito ad un anno di distanza dal doppio album “Not-Danceable/Balabilessum”. Non meno successo ha avuto “Punk da Balera” dello scorso anno e a breve distanza da quest’ultimo Extraliscio ha pubblicato il nuovo disco “E’ bello perdersi”, per la neonata etichetta Betty Wrong Edizioni Musicali di Elisabetta Sgarbi, e nel quale ha trovato posto il brano “Bianca Luce Nera”, portato in gara al Festival di Sanremo con Davide Toffolo.
Si tratta di un doppio album che sposta ancora più avanti i confini delle esplorazioni sonore di Extraliscio con i suoni della Romagna che incontrano elettronica, pop, world music e chitarre noise. Il primo disco è stato composto da Mariani durante il lockdown di marzo 2020 e lo vede protagonista con il suo “Mariani Orchestrone” di dieci gustosi brani, con testi scritti da Elisabetta Sgarbi e da Pacifico, in cui suona ben cinque strumenti diversi. Il secondo intitolato “Si ballerà finché entra la luce dell’alba” presenta brani strumentali e cantati, l’inedito “Milanesiana di Riviera”, alcune riletture del repertorio popolare da balera, il toccante brano “Non partir” dalla colonna sonora di “Lei mi parla ancora”, recente film di Pupi Avati e l’imperdibile “Medley Rosamunda” eseguito sul palco dell’Ariston durante la serata delle cover. Il 2021 non sarà, però, ricordato solo per questa esperienza perché in estate uscirà per Nexo Digital il film “Extraliscio - Punk da Balera. Si ballerà finché entra la luce dell’alba” per la regia della stessa Elisabetta Sgarbi. Presentato in anteprima alle Giornate degli Autori nell’ambito della settantasettesima Mostra del Cinema di Venezia e al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il film ha ricevuto il Premio SIAE per il talento creativo, conferito alla regista, e il Premio FICE (Federazione Italiana dei Cinema d’Essai) a Mantova. Abbiamo intervistato Mirco Mariani per farci raccontare il nuovo album e soffermarci sull’esperienza cinematografica, non senza rivolgere uno sguardo al cammino compiuto sin ora.
L'incontro con Moreno "Il Biondo" ha dato vita ad una alchimia sonora originale, quasi un marchio di fabbrica. Come siete riusciti a compenetrare le due anime?
Facciamo una musica in cui la tradizione del liscio si fonde con altri generi musicali quali l'elettronica, il jazz, il rock e i ritmi etnici. Quando siamo stati presentati da Riccarda Casadei, Moreno è stato capace di guardare oltre la musica che ha fatto con grande competenza per tanti anni. Come in ogni genere musicale, anche i musicisti di liscio tendono a chiudersi nel loro…invece Moreno ha saputo non spaventarsi di fronte ai miei primi tentativi di cambiare le regole della sua musica. Abbiamo dato vita a un progetto popolare e colto al tempo stesso, che guarda al futuro partendo da Secondo Casadei.
Rispetto all'esordio "Canzoni da ballo" come si è evoluta la vostra ricerca musicale in questi anni?
In quel disco, il primo degli Extraliscio, eravamo tutti nella fase in cui ci si annusava, per così dire, si prendeva confidenza l’uno con l’altro. L’evoluzione della nostra musica è stata sempre incentrata sulla ricerca del suono e delle contaminazioni di generi, e nel nostro ultimo disco “E’ bello perdersi”, soprattutto nella parte A, siamo entrati in un territorio sonoro davvero nuovo, perché ho cercato di mettere insieme mondi lontanissimi dal liscio (come l’elettronica dei Kraftwerk e la musica di Capo Verde – la morna – con la sua tipica malinconia) immaginandoli dentro a una balera, con Moreno, Mauro e Fiorenzo che li aspettavano per fare una grande jam session insieme.
Come nasce il vostro nuovo doppio album "E' bello perdersi”? Quali sono le identità e le differenze rispetto ai precedenti lavori?
Per “E’ bello perdersi”, soprattutto per il disco A, mi sono immaginato come un uomo-orchestra. Volevo fare un disco come si faceva una volta, quando si registrava una take e non si dovevano commettere errori. Ho fatto la stessa cosa: mi sono messo a suonare e dovevo arrivare in fondo, se sbagliavo ricominciavo da capo, nessuna correzione o editing. Mi sono inventato questo “Mariani-orchestrone” dove suonavo contemporaneamente cinque strumenti insieme, e così ho completato la gran parte del lavoro di registrazione. Poi abbiamo aggiunto il clarinetto di Moreno, la tromba di Enrico Milli e tutto quello che serviva per ricreare il sound della nostra balera. Il disco B invece ha una concezione più da studio che live, si passa da un brano strumentale a un brano cantato tradizionale o originale.
Il secondo disco “Si ballerà finché entra la luce dell’alba” con altri brani inediti e versioni strumentali. E’ un lavoro dal taglio più evocativo e cinematografico. Quanto c’è di immaginifico nella vostra musica?
Nella musica degli Extraliscio l’immaginazione e soprattutto il sogno sono gli ingredienti fondamentali. Poi c’è una buona parte di incoscienza – come quella dei ragazzini quando ci si butta a far qualcosa perché ci si diverte senza neanche sapere bene perché, e c’è un tocco di fantascienza, perché ci immaginiamo in una navicella da qualche parte, dispersi. I recinti non ci piacciono, non sono il nostro luogo ideale, a noi piace lo spazio aperto, dove si può essere liberi e dove ci si può perdere. E nella musica perdersi non solo è bello, come dice il titolo del disco, ma è anche un privilegio.
Il disco segna l'inizio della collaborazione con Elisabetta Sgarbi e vede la partecipazione di Pacifico. Quanto è stato importante il loro contributo?
Quella di Elisabetta Sgarbi è un’energia veramente unica, che nella mia vita da musicista non avevo mai incontrato. Contagiato dalla sua positività e dalla sua irruenza ho davvero potuto mettere tutto il mio impegno nel fare un disco che segnasse una svolta rispetto ai due precedenti album degli Extraliscio. E lei, oltre a riempirmi di stimoli, mi diceva sempre questa cosa bellissima, di non preoccuparmi se il brano era strano, quanto che non fosse qualcosa di troppo semplice. Abbiamo definito i testi di molti brani con Elisabetta e con Pacifico, con cui siamo ormai amici da tanti anni. D’altronde chi si avvicina agli Extraliscio ne viene un po’rapito!
Dal punto di vista degli arrangiamenti come si è indirizzato il vostro lavoro?
Gli arrangiamenti sono tutti nati nel mio laboratorio di Bologna, il Labotron. Per me è un grande vantaggio, perché lì ho pronta una tavolozza di colori sonori infinita, che spazia dai suoni acustici a quelli elettromeccanici ed elettronici. Da lì posso prendere veramente tante strade e andarmene in giro per il mondo standomene in una stanza. A Sanremo, d’altronde, siamo andati col Trautonium (e non con un cantante) proprio per dare senso al nostro percorso, che da una parte è, sì, quello della rivalorizzazione del liscio, dall’altra è quello di una ricerca sonora molto precisa.
Com'è andata l'esperienza sul palco di Sanremo dove avete portato in gara "Bianca Luce Nera" con la partecipazione di Davide Toffolo?
Siamo stati noi stessi e non abbiamo sofferto il peso della competizione. Piuttosto, forse, abbiamo sentito l’esigenza di essere ambasciatori di qualcosa che non era mai successo. Quando ci siamo trovati sul palco accanto ad artisti e musicisti più famosi di noi ci siamo accorti di quanto fosse facile sentirsi un po’ in gara. Invece poi siamo rimasti fermi nella nostra posizione e abbiamo portato quel po’ di allegria e di follia circense che ci rappresenta in pieno. Questa era la cosa che dovevamo fare, e secondo me l’abbiamo fatta.
Avete firmato, scritto ed eseguito alcuni brani della colonna sonora di “Lei mi parla ancora” di Pupi Avati. Com'è stata questa esperienza con il cinema?
Pupi Avati è una persona incredibile. Sono diventato amico di Pupi, pensa che è stato il primo a telefonarmi per farmi gli auguri di Natale quest’anno! Insomma, nella musica e nell’arte in genere spesso quando ci si incontra ci si lega. Per gli Extraliscio poter partecipare al film di uno dei più grandi maestri del cinema italiano è davvero una storia che verrà raccontata per tanto tempo.
Concludendo siete protagonisti del film “Extraliscio – Punk da Balera. Si ballerà finché entra la luce dell’alba”, che è stato presentato in anteprima alle Giornate degli Autori nell’ambito della 77° Mostra del Cinema di Venezia e che arriverà nelle sale distribuito da Nexo Digital. Com'è andata questa avventura?
L’avventura è partita da Elisabetta Sgarbi, che ha saputo accorgersi che il liscio si stava perdendo e che però c’erano questi personaggi fondamentali – come Moreno Il Biondo, Mauro Ferrara, Fiorenzo Tassinari – che hanno dedicato una vita a cantare e a suonare, con delle storie incredibili da raccontare. È un film importante per tanti motivi, soprattutto perché segna un momento fondamentale di questa musica. Quando Moreno non farà più musica da ballo, le nuove generazioni non avranno alle spalle quello che questi maestri hanno avuto, cioè il periodo in cui questa musica era potentissima. Il film è quindi un’eredità fondamentale ed Elisabetta ha fatto qualcosa che non ha prezzo, una cosa gigantesca. Ora il film, appena riapriranno i cinema, sarà proiettato in tante sale italiane, uscendo come evento per Nexo Digital, ma non solo: è stato anche selezionato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino!
Extraliscio – E’ bello perdersi (Betty Wrong Edizioni Musicali/Sony Music, 2021)
Dai primi passi del 2014 ad oggi, il cammino percorso da Exstraliscio è stato tutto in corsia di sorpasso, avendo messo in fila dischi di ottimo valore, oltre che divertenti e godibilissimi all’ascolto. E’ il caso certamente di “Not-Danceable/Balabilessum” ma anche del più recente “Punk da balera” che in qualche modo chiudeva una sorta di ipotetica trilogia aperta dall’esordio “Canzoni da ballo” e segnata da un progressivo ampliarsi del raggio delle esplorazioni sonore di Mirco Mariani e soci nelle intersezioni tra liscio, sonorità contemporanee, rock e world music. Non ci ha sorpreso più di tanto ritrovarli con “E’ bello perdersi” che prosegue il cammino tracciato dai precedenti ma con un passo diverso, muovendo da una ricerca musicale ancor più serrata e soprattutto puntando maggiormente sul songwrting. In questo senso, le collaborazioni con il Coro delle Voci Bulgare, il fisarmonicista Simone Zanichini ma soprattutto quelle con Elisabetta Sgarbi, e Pacifico hanno rappresentato un elemento di ulteriore arricchimento, non per forza a scapito di quella ruspante genuinità che permeava i primi tre dischi. Qualche critico, tuttavia, ha evidenziato come questo nuovo lavoro sconti la scelta di imboccare la strada del folk rock con la benedizione di alcuni intellettuali come il regista Pupi Avati e gli scrittori Ermanno Cavazzoni e Sandro Veronesi che firmano le note di copertina a completare il quadro di una operazione culturale “alta”, molto lontana dall’atmosfera delle balere romagnole. A ben vedere, però, questo album conferma come Extraliscio sia un progetto musicale dalle grandi potenzialità in parte ancora da esprimere compiutamente proprio nella direzione intrapresa con le recenti e prestigiose collaborazioni per i testi, ma anche sotto il profilo prettamente musicale. Tutto ciò è confermato dall’ascolto che ci schiude le porte in una atmosfera quasi distopica in una balera chiusa da lungo tempo dove prende vita un irresistibile serata danzate in cui fanno capolino l’elettronica dei Kraftwerk e il folk dei Pogues, la mora di Capo Verde e la canzone d’autore italiana. Il primo disco si apre con la trascinante melodia de “La Nave sul Monte” in cui spicca la partecipazione del coro delle voci bulgare nel refrain, per proseguire con la suadente “La ballerina sinuosa” nelle cui trame sembra stagliarsi la melodia di un brano tradizionale. Se “Capelli Blue” intreccia l’elettronica con le sonorità del liscio, la successiva “Marisa e Temporale” innesta la più classica delle canzoni d’amore su una lenta melodia da ballo guancia a guancia. La solare title-track ci introduce alla elegante “Valzer d’Africa” un brano che sembra arrivare dritto dagli anni Sessanta con tutto il carico di immagini e suggestioni dell’epoca. La bella sequenza con “Odiarsi” e “Amarsi come una regina” fa preludio alla dolce “Ninna nanna nonna”, scritta con Pacifico. La chiusura è affidata ai ritmi latin in salsa romagnola di “Bianca luce nera”, brano portato sul palco del Festival di Sanremo e con la partecipazione di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Non è finita qui perché il secondo disco “Si ballerà finché entra la luce dell’alba” non manca di riservare belle sorprese come nel caso dell’iniziale “Il ballo della Rosa” con la sua melodia quasi sognante in cui ritroviamo certe atmosfere tipiche delle sonore di Fiorenzo Carpi. Si torna al ballo con il travolgente shake de “Il giocoliere” datato 1966 e proveniente dal repertorio di Secondo Casadei per poi godere della brillante melodia per chitarra del breve strumentale “Il giocoliere”. Le sonorità romagnole riprendono il centro della scena con la “Milanesiana di Riviera” per lasciare il posto all’imperdibile medley “Il ballo e le lucciole in giardino” con la fisarmonica che ci guida da un valzer ad un saltarello fino a sfociare in una polka impazzita. “Maggio mese gentile” ci accompagna verso il finale con lo strumentale “Dolor Interludio”, quella perla che è “Non Partir”, tratta dal film di Pupi Avati “Lei mi parla ancora”, e il valzer “Primavera Notturna”. Il “Medley Rosamunda” che in mash-up incrocia “Romagna Mia”, “Casatchok” e “Rosamunda” conclude un disco che non annoia mai e regala una bella dose di buone vibrazioni, cosa che in questo momento non fa affatto male!
Salvatore Esposito