Ulrich Balß, Terra Incognita - Tuva, Jaro 2020, pp. 146, Euro 35,00, Libro con CD e DVD

Ecco un lavoro che riunisce interesse musicologico, reportage fotografico, letteratura di viaggio e passione narrativa. “Terra Incognita – Tuva” è il terzo volume della serie “Past & Present”, pubblicato dall’autore Ulrich Balß, produttore discografico e titolare dell’etichetta discografica e casa editrice tedesca Jaro. “Terra Incognita” ci porta a Tuva, una repubblica che è parte della Federazione Russa, situata nella Siberia centro-meridionale lungo il confine con la Mongolia. Un territorio di circa 170.000 chilometri quadrati, la cui popolazione non raggiunge i 400.000 abitanti, in prevalenza montuoso ma in cui sono presenti anche altopiani e pianure steppose e un fiume, lo Yenissei (il quarto dell’Asia) che l’attraversa per 4000 chilometri. Il sottotitolo “viaggio tra nomadi, musicisti e sciamani” ben esplicita l’oggetto del libro (testo in tedesco e inglese) che raccoglie l’esperienza di viaggio dell’autore fatta nel 2019 come coronamento della ventennale collaborazione con i Huun-Huur-Tu, una delle formazioni musicali del Paese dell’Asia centrale più note nel circuito della world music. Tracciando la storia del Paese, Balß non può fare a meno di confrontarsi con l’esotismo e la prospettiva eurocentrica con cui, a partire dal viaggio del tedesco Otto Mänchen-Helfen nel 1927, media e pubblico tedeschi hanno guardato a questa terra di “fieri nomadi cavalieri”. L’autore mette in luce le trasformazioni sociali e culturali del periodo sovietico per poi dare conto del presente della Repubblica. Qui occorre ricordare quanto indagato da Theodore Levin e Valentina Süzükei nel seminale “Where Rivers and Mountains Sing. Sound, Music and Nomadism in Tuva and Beyond” (Indiana University Press 2006) in cui gli studiosi facevano i conti con una Tuva globalizzata di sciamani che leggevano Castaneda, presentavano workshop nelle università americane a accompagnavano i turisti in elicottero. Per dire come Tuva non sia più un luogo remoto né tantomeno avvolto in un arcaico passato. La questione dell’identità tuvana contemporanea è oggetto dell’intervista al poeta Nikolai Kuular. La dimensione ecologica, il rapporto con la terra, la relazione con lo sciamanesimo e le forme di vita nomade e pastorale sono parte della trattazione. Invece, in compagnia di Radik Tyulyush, membro degli Huun-Huur-Tu - figli più celebri di Tuva insieme alla cantante Sainkho Namtchilak -, l’autore ripercorre la storia familiare del musicista risalendo di quattro generazioni. Balß ritrae i popolari sport nazionali (wrestling e corse di cavalli) e, naturalmente, entra quindi nel mondo musicale tuvano, soprattutto nella pratica del xöömej, il canto difonico, arte di cantare emettendo contemporaneamente due (o anche tre) suoni diversi, diffondendo meravigliosi flussi di armonici. Un festival annuale che si svolge nella capitale Kysyl accoglie i migliori performer del cosiddetto “canto di gola”. Nel volume è delineata la storia artistica del l’ensemble Huun-Huur-Tu, è ripresa un’intervista allo stesso Tylyush, il quale descrive anche i diversi stili di canto xöömej. Dopo un breve excursus sui francobolli e le banconote tuvane emesse nel breve periodo di indipendenza, tra il 1921 e il 1944, il musicologo e compositore Wolfgang Hamm racconta la lavorazione del suo film “Secrets of Khomei. Voices from Tuva in the Heart of Asia”, il cui DVD è allegato al volume. Il documentario, della durata di 45 minuti, esplora la relazione con la terra, il nomadismo, la ritualità, il simbolismo e la spiritualità degli sciamani, nonché l'influenza del buddismo tibetano. Spettacolari immagini del paesaggio, vita quotidiana, suoni naturali e naturalmente canto armonico e suonatori di viola "a testa di cavallo" sono al centro della narrazione che mette in luce le contraddizioni della russificazione, le difficoltà economiche ma anche la vivacità culturale contemporanea di Tuva. Il volume si chiude con un postscriptum del viaggiatore-esploratore Hugues Le Tennier. Il CD audio allegato presenta un concerto degli Huun Huur Tu (il loro nome significa “nascita del sole e propagazione della sua energia” al centro culturale Triskel Christchurch di Cork, Irlanda, nel 2018. La band tuvana in circolazione dai primi anni Novanta, che abbiamo ascoltato accanto a The Chieftains, Frank Zappa, Kronos Quartet, The Moscow Art Trio, Ry Cooder, il gruppo vocale bulgaro Angelite e Carmen Rizzo, solo per citare alcune collaborazioni, rappresenta uno degli aspetti più vitali della musica tuvana per la capacità di usare stili vocali, di recuperare repertori e strumentazioni tradizionali (igil, byzaanchi, khommuz, doshpuluur, dünggür, tuyug) senza disdegnare aperture verso elettronica o l’uso di chitarre. Con i loro cordofoni (pizzicati e ad arco), scacciapensieri e percussioni i quattro presentano un ampio spettro del loro sapere musicale. 


Ciro De Rosa

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