Di friscaletti, zampogne, insegnamenti, maestria e pratica della tradizione. Intervista a Pietro Cernuto

Che dire della sua diffusione e della sua evoluzione? 
Come la zampogna a paro, anche il friscaletto ha attraversato periodi di crisi, in cui forse c’è stato un cambiamento d’identità, un cambiamento generazionale, con il rischio, soprattutto per la zampogna, di scomparire.  Da diversi anni, grazie a questa forma innovativa di pubblicità tecnologica, grazie alla formazione continua di gruppi di musica popolare, sono sempre di più i giovani che si avvicinano e si appassionano a queste tradizioni. Un tempo, quando si costruivano questi strumenti, la tonalità non si sapeva neanche cos’era. Nessun costruttore si poneva il problema di realizzare uno strumento in una tonalità ben precisa. Il 440 Hz: cos’era? Boh! Io suono la zampogna dall’età di dieci anni, e, per più di venti sono cresciuto con gli anziani della tradizione. La prima volta che ho sentito parlare di tonalità è stato quando, abbiamo dato vita agli Unavantaluna. 
L’ultima volta che, qualche anno fa, chiesi a un anziano suonatore in che tonalità era la sua zampogna, tra l’altro perfettamente accordata, lui mi rispose: “La migliore che c’è”. Questo per far capire che, nell’ambiente tradizionale autentico,  si è sempre cercato di suonare e costruire strumenti bene intonati, senza però badare troppo al perfezionismo, forse perché non c’era bisogno, o forse perché certe cose, diciamo più didattiche, neanche si conoscevano. Anticamente, sia la zampogna che il friscaletto, come i libri ci raccontano, venivano suonati soprattutto nelle occasioni di feste agro pastorali, nelle feste paesane. Spesso venivano utilizzati nei complessini musicali, nelle orchestrine, a volte create per strada sul momento con i musicisti che c’erano, e quando lo si faceva, l’intonazione tra i vari strumenti che suonavano assieme, lasciava molto a desiderare. Oggi invece, ed è un bene, la nascita di un  numero sempre crescente di gruppi folkloristici, gruppi di musica popolare, ha dato la possibilità a questi strumenti di essere inseriti nelle più svariate formazioni contribuendo positivamente alla diffusione degli stessi. In ragione di ciò è nata la necessità di costruire strumenti in tonalità ben precise, che si abbinano con l’intonazione tarata di alcuni strumenti come per esempio la fisarmonica o l’organetto. Oggi in Sicilia, soprattutto nell’ambito folkloristico, ci sono esecutori dalle qualità musicali eccelse, tecnicamente incredibili, dei veri virtuosi. Tempo fa un “friscalettaro siciliano”, così si identificano i suonatori di friscaletto in Sicilia, mi parlava di doppio, triplo staccato. Io a malapena riesco a fare lo staccato semplice… Nell’ambito folklorico, il suono dello strumento risulta essere ben definito, netto, squillante, nitido, a volte a mio avviso un po’ freddo. Si va comunque alla ricerca di un suono che identifica una certa caratteristica ben precisa. Ci sono costruttori eccezionali sparsi in tutta la Sicilia. Raramente però si cerca di accostare lo strumento ad altri generi musicali, forse per paura di essere criticati o perché non si hanno le capacità, o semplicemente perché non interessa. Grazie alla impostazione e formazione classica da cui provengo, da quando mi sono avvicinato allo studio del friscaletto, ho sempre cercato di trovare un suono con cui identificarmi, frutto di un gusto prettamente personale. Ad oggi, penso di potere affermare di essere riuscito in questo, di aver trovato un suono che si differenzia da quasi tutti gli altri friscalettari, tanto da trovare difficoltà a costruire uno strumento dalle caratteristiche sonore uguali a quelli degli altri costruttori siciliani.
Tecniche esecutive particolari non ce ne sono. Posso dire che il friscaletto, se vuoi impararlo, lo devi trattare come un qualsiasi altro strumento, chiamiamolo colto, che si studia in Conservatorio o in una qualsiasi scuola di musica. Uno studio giornaliero e costante, frutto di una forma mentis che mi sono creata negli anni studiando il sassofono, e che mi ha insegnato che solo il tempo darà i risultati.  E molto probabilmente, anche il modo di suonare e il suono che sono riuscito ad ottenere, a detta di chi mi conosce, penso sia dovuto alla formazione musicale da cui provengo. Come tutti gli aerofoni, bisogna prima di tutto imparare a soffiare nel modo corretto. poi sarà poi lo studio, e solo lo studio, a facilitare il percorso di ognuno.

Parliamo delle canne?
La canna utilizzata per la costruzione è quella del tipo denominata “Arundo Donax”, in Sicilia la classica “canna mansa”, canna non selvatica, in pratica quella che cresce ovunque, diversa dalla canna di bambù con la quale spesso viene confusa. La stessa, ma di dimensioni molto più piccole, viene utilizzata per la costruzione delle ance per le zampogne. Ovviamente la canna raccolta viene accuratamente scelta. Solitamente viene tagliata con la luna calante di gennaio, in terreni secchi e aridi, se rocciosi o pietraie è meglio, esposti al sole, ecc. Questo è quello che raccontano i libri. Se ognuno di noi fa una ricerca su internet riesce a trovare di tutto. E poi c’è anche la stagionatura, la quale a mio avviso, spesso è più importante della raccolta: una stagionatura corretta ti permette di avere i risultati desiderati per la lavorazione. Le mie esperienze, però, mi portano ad affermare che teoria e pratica spesso sono cose diverse. E forse, questo, è proprio la bellezza della natura: non puoi mai avere la certezza delle cose. Lo dico perché mi è successo di raccogliere canne in posti rocciosi, talmente esposti al punto che, pur di arrivarci, ho anche rischiato per la mia vita, e il risultato finale è stato scadente contrariamente a quanto mi aspettavo. Viceversa, ho anche raccolto per caso canne in posti sconsigliati dalla teoria, in cui scorreva l’acqua, in posti umidissimi, qualche volta addirittura anche in canneti in cui era da poco passato il fuoco, ottenendo, per contro, risultati sonori di qualità eccellente. 
E allora mi chiedo: qual è il vero e qual è il falso? Forse è meglio rispettare ed amare la natura così com’è senza farsi troppe domande.

Quali sono le fasi della costruzione?
Dopo la stagionatura, non meno di sei mesi, prima di tutto le canne devono essere pulite per bene. Poi viene fatta una cernita tra quelle da utilizzare e quelle da buttare. A seguire, quelle scelte, vengono tagliate in segmenti compresi tra un nodo e l’altro, per poi iniziare a lavorarli. Stabilita la lunghezza del segmento, parametro fondamentale per definire la tonalità dello strumento, si inizia a lavorare il becco, ossia la parte superiore attraverso cui l’esecutore immette l’aria all’interno dello stesso. A seguire, si passa alla costruzione della finestrella, della canalina e dello scivolo. Tutte queste parti vengono ricavate nella parte superiore dello strumento, là dove viene creato e deciso il suono. La qualità di quest’ultimo, infatti, dipende, oltre che dalla qualità della canna, soprattutto da come vengono realizzate le parti del becco. Fatto questo, seguendo distanze che l’occhio esperto segna senza prendere nessuna misura, partendo dalla parte inferiore dello strumento, si ricavano i fori. A seguire, partendo sempre dal basso, si passa all’accordatura di ciascuno di questi. Detto così sembra molto semplice.  Effettivamente posso confermarvi che costruire un friscaletto è semplicissimo, non è difficile. Quando però mi si chiede se costruire un friscaletto è difficile o meno, mi piace sempre aggiungere un mio pensiero: “Costruire un normale friscaletto, o per essere più precisi, fare suonare un pezzo di canna, non è facilissimo. Costruire invece un buon friscaletto, dalle qualità sonore volute e ricercate, in altre parole “uno strumento vero e proprio” è un'altra cosa: c’è bisogno di molta esperienza, frutto di tanto lavoro, ed io, credetemi, ho passato anni a rovinarmi le mani.

Che attrezzi usi?
Gli anziani che mi hanno insegnato utilizzavano solo il coltello. Era un arnese che conservavano con cura e gelosamente. Lo affilavano in continuazione con l’utilizzo di qualche pietra ollare, che conservavano con estrema cura, raccolta in una delle cave da loro conosciute. 
Io, al coltello,  aggiungo anche qualche limetta e un piccolo attrezzo a punta con la quale ricavo i fori per le dita. Ogni costruttore, posso confermare, è gelosissimo del proprio coltello. C’è stato un periodo che andavo nelle coltellerie per cercare il, o i coltelli che potevano essermi utili. A volte era quasi una ossessione.
Oggi, grazie alle attrezzature fornite dal mercato, quasi tutti i costruttori utilizzano, o spesso, si inventano, vari piccoli arnesi che aiutano soprattutto nelle rifiniture, facendo risparmiare tempo in fase di lavorazione. Il friscaletto, essendo uno strumento costruito prevalentemente a mano, anche se la mano del costruttore è sempre la stessa, posso confermare con certezza che ogni strumentino ha una storia a se, che ogni pezzo di canna non è mai uguale all’altro. Il suono di ogni strumento è unico. A volte non ti spieghi come, pezzi di canna ottenuti con lo stesso stelo, abbiano suoni completamente diversi, e presentino problemi differenti l’uno dall’altro. A mio avviso è proprio questo il motivo che ti porta ad appassionarti e ad innamorarti della lavorazione di questi materiali, il fatto di non sapere mai quale sarà il risultato finale. Ovviamente, e questa è un’altra mia convinzione, un bravo costruttore, qualunque sia la qualità della canna utilizzata, riuscirà sempre a farla suonare, ma il risultato sonoro lo vedrà solo alla fine.

Sei interessato a proporre strumenti intonati su frequenze diverse da 440 Hz?
Qualche anno fa mi esibii al festival della zampogna di Maranola col duo friscaletto e organo. L’organo che utilizzammo, essendo uno strumento antico, anche se  revisionato, aveva un’intonazione molto bassa: pensate a 4, 32 Hz. Quando provammo l’intonazione mi misi le mani ai capelli. Invece, senza perdermi d’animo, con piccoli stratagemmi dovuti all’esperienza costruttiva, abbassai l’intonazione dei miei friscaletti. Addirittura, avendo l’attrezzatura appresso, ne costruii due sul momento. Ma ritorno alla domanda iniziale.
Un musicista-costruttore si troverà sempre bene se  possiede una mente elastica che gli permette di adattarsi a qualsiasi situazione. Riguardo il nostro strumentino di canna non esiste una scuola o una tradizione che dice che il friscaletto deve suonare in una determinata e precisa altezza. Gli anziani costruttori e suonatori, come per la zampogna, non sapevano neanche cosa fosse la tonalità di uno strumento, figuriamoci l’altezza.

Quali zampogne costruisci?
Ho avuto sempre la stupida convinzione che ogni costruttore debba portare avanti e interessarsi, perfezionandola sempre più, della propria tradizione. Puoi anche costruire strumenti che non ti appartengono, ma non saranno mai i tuoi. Inoltre secondo me, dedicarsi principalmente alla costruzione dello strumento che ti identifica lasciando ad ognuno la propria tradizione, è anche una forma di rispetto nei confronti di chi un’altra tradizione l’ha vissuta e non conosciuta tramite i libri o le dicerie. Sarà sbagliato ma la penso così. Ovviamente ogni costruttore può dedicarsi alla costruzione di qualsiasi altro strumento. Ma quello che più ti identificherà, quello in cui potrai sempre, o quasi sempre, dire la tua, sarà quello con cui sei cresciuto. Non so se si è capito, ma io mi dedico solo alla costruzione della zampogna a paro siciliana.

Quali legni utilizzi?
I legni utilizzati per la costruzione della zampogna sono tanti. Dalle mie parti, nel messinese, vengono costruite zampogne con l’albicocco, l’olivo, il mandorlo, il nespolo, e la tanta ricercata erica, questo arbusto meraviglioso facente parte della macchia mediterranea che contraddistingue il territorio dei peloritani. I costruttori di zampogne sparsi nelle varie regioni utilizzano anche altri legni, come il prugno, il ciliegio, il bosso, che io adoro, così come l’erica. Parlando con la maggior parte di questi sono arrivato alla conclusione che ogni costruttore utilizza il legno migliore che riesce a reperire nelle proprie zone. Per capirci, in Sicilia non verranno mai costruite zampogne in bosso, in quanto nelle nostre zone non si trova, a meno che non lo compri altrove. In linea generale, il mio pensiero sulla qualità del legno utilizzato per la costruzione della zampogna è che un buon legno, per essere considerato tale, deve essere un buon trasmettitore sonoro. Non sempre un legno duro è buono semplicemente perché è duro. Infatti ci sono dei legni molto duri che però, come in gergo si dice, “non cantano”.  Il legno, come anche la canna utilizzata per la costruzione del friscaletto, per essere considerato di buona qualità, “deve cantare”. Come fai a saperlo? Il  modo più semplice e immediato è sbattere tra loro due legni, o due pezzi di canna, uguali. 
Dal rumore avvertito, un buon orecchio lo capisce subito di che materiale si tratta. Ma il risultato lo puoi scoprire solo dopo averlo lavorato.

Che attrezzi per la costruzione?
Nunzio Famà di Scala Torregrotta mi ha insegnato tutto il suo sapere; costruiva zampogne bellissime con un semplicissimo tornio, utilizzando attrezzi che si inventava in base alle esigenze e che si faceva costruire da un fabbro amico suo, più anziano di lui. Io, non so se per pigrizia o perché mi interessa poco aggiornarmi, nella costruzione delle poche zampogne che ho realizzato fino adesso, ho sempre portato avanti gli insegnamenti del Signor Famà.

Che domanda c’è rispetto agli strumenti che costruisci?
Le persone che si avvicinano  e si appassionano a questi strumenti negli ultimi anni sono sempre di più. Spesso sono anche molto esigenti. Tante volte ti capitano persone che,  magari non hanno mai preso in mano una zampogna, ma richiedono caratteristiche dallo strumento che un esperto invece neanche ci pensa a cercare. Per fortuna, però, le persone interessate ad acquistare ci sono, anche se spesso, purtroppo, la crisi economica frena gli entusiasmi.

Utilizzi strategie di marketing?
Nessuna. Semplicemente la gente, dopo tanti anni, ormai ti conosce e soprattutto si fida.
La cosa che più mi da soddisfazione è quando una persona ti chiede uno strumento e ti dice: “io mi fido di te, punto”.

Sono ancora importanti le fiere, le mostre mercato?
Ormai, attraverso la tecnologia, ci sono soprattutto quasi solo ed esclusivamente “tante altre modalità” conosciute da tutti. Le Fiere, anche se con i limiti riservati ai soli visitatori, a mio avviso sono quelle che, soprattutto socialmente parlando, danno le maggiori soddisfazioni. E’ proprio in queste occasioni, indipendentemente dalla vendita, che si ha il contatto diretto con le persone, che si scambiano opinioni, che la gente prova i tuoi strumenti, che riesci a capire le loro sensazioni.  Fiera significa incontrarsi, suonare assieme, parlare, vendere se capita, in altre parole “vivere”, rispetto ad un mercato che magari ti porta in giro per il mondo ma che risulta povero di contatti umani.

Che tipo di mercato è il tuo? In che misura italiano o internazionale?
Come già risposto in qualche altra domanda, ormai con un clic il tuo prodotto arriva in tutto il mondo. Il friscaletto, a differenza della zampogna, è uno strumento richiesto da una più vasta gamma di persone, in quanto simile a tanti altri strumentini appartenenti alla stessa famiglia, e soprattutto più immediato e semplice da suonare
La zampogna invece, nel mio caso specifico la zampogna a paro, rispetto alle altre zampogne italiane, ha un mercato più ristretto, riservato soprattutto a chi già lo conosce o a chi vuole avvicinarsi proprio a questo particolare tipo di strumento

Qual è la situazione della didattica di questi strumenti?
Fondamentalmente non esiste una scuola ben precisa. Ogni musicista cultore di queste tradizioni a cui piace anche cimentarsi nell’insegnamento, cerca, a suo modo e con la propria inventiva ed esperienza, di trasmettere il proprio sapere. Di certo posso affermare che spesso si dà poca importanza allo studio e al tempo da dedicare a questi strumenti, in quanto si pensa che siano di facile assimilazione e che quindi non richiedono particolari attenzioni. Io personalmente, è già da parecchi anni che mi dedico al loro studio.  Provenendo dal Conservatorio Musicale, mi dedico allo studio del friscaletto e della zampogna con la stessa costanza e interesse che si ha per un qualsiasi altro strumento musicale. Proprio per questo posso con certezza affermare che questi strumentini, per essere suonati in un certo modo, non hanno niente di meno di un qualsiasi altro strumento chiamiamolo colto che si studia in una qualsiasi altra scuola. Con uno strumento musicale, che sia una zampogna, un friscaletto o un pianoforte, un violino, un sassofono, sarà solo ed esclusivamente lo studio e la costanza nello stesso che ti darà risultati e soddisfazioni.  Poi ognuno di noi, tenendo conto anche delle proprie caratteristiche e limiti, arriverà fino ad un certo punto, o fino a dove gli interessa.  
Ma, a frutto di tutto, a farti migliorare, sarà solo e solo lo studio.

Scuole, Conservatori? Ti senti di lanciare idee in tal senso?
No, in quanto sicuramente tantissimi altri bravi musicisti hanno e lanciano continuamente idee, a volte senza neanche essere ascoltati. Chissà perché!!!!!! Posso invece dire il mio pensiero al riguardo. Mi piacerebbe tanto insegnare il friscaletto in un Conservatorio, soprattutto perché, oltre alla passione, gli ho e gli dedico parecchio tempo.
La sensazione però è che questi strumenti musicali appartenenti alla tradizione popolare, non sempre, dall’alto, hanno la stessa considerazione e il rispetto degli strumenti chiamiamoli appartenenti alla musica colta. Forse perché, come detto prima, non esiste una storia didattica di insegnamento  o dei corsi di studio documentati  e tramandati come quelli che potrebbe avere un pianoforte o un violino. Tempo fa, dimostrando tutti i lavori che avevo fatto, tentai di fare aprire una cattedra di friscaletto in un Conservatorio, ma la cosa non suscitò nessun interesse. In diverse parti dell’Europa, invece, esistono veri e propri Conservatori dove si insegnano solo strumenti appartenenti alla tradizione popolare. Mi chiedo quindi spesso perché questo non possa essere realizzato anche nel nostro Paese, nel Paese dove è nata la Musica, il Paese più ricco di tradizioni forse al mondo. I musicisti di tutto il globo vengono in Italia per studiare musica. E noi invece!

Progetti prossimi futuri da costruttore e musicista?
Da costruttore penso continuerò a fare quello che ho sempre fatto, con la stessa passione che gli ho sempre dedicato, con l’interesse e la curiosità tipici di chi si dedica a queste cose. Da musicista, se mi è consentito, mi piacerebbe prima di tutto citare alcuni lavori che ho fatto. Col friscaletto ho avuto la possibilità di realizzare due importantissimi lavori. Entrambi mi hanno riempito di soddisfazioni musicali prima di tutto, ma, allo stesso tempo, sono stati l’occasione per scoprire cosa effettivamente si può riuscire a fare con questo pezzettino di canna, contribuendo ad accrescere la passione con cui mi ci dedico. 
I CD realizzati si riferiscono al progetto per friscaletto e organo registrato in Svizzera con l’organista Grimoaldo Macchia, e al progetto per friscaletto e Orchestra di Flauti Traversi realizzato con l’Orchestra “I Flauti di Toscanini” diretta dal Maestro Paolo Totti. Le musiche registrate comprendono sia brani originali composti da me, ma anche e soprattutto arrangiamenti e adattamenti per friscaletto di brani celebri di Bach, Mozart, Schubert, Vivaldi, Beethoven, Albinoni, Morricone e tanti altri. Per il futuro, un lavoro molto bello già finito sul pentagramma che aspetta soltanto di essere portato in studio, riguarda un CD tutto di musiche originali per friscaletto e zampogna  che mi è stato commissionato dall’Etichetta Visage diretta da Claudio Carboni e Riccardo Tesi. Per realizzarlo aspettiamo solo che questo periodo triste ci abbandoni, ridandoci la nostra tanto desiderata libertà.


Ciro De Rosa

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