La SOAS University of London (School of Oriental and African Studies) è un’università britannica che propone un curriculum unico in Europa e probabilmente nel mondo. Come suggerisce il nome e conferma lo statuto, la missione dell’Università è quella di promuovere e migliorare l’insegnamento e la conoscenza relativi ad aree geografiche extraeuropee, in particolare l’Asia, l’Africa e il Medioriente. Questo approccio globale rende la SOAS un’istituzione accademica unica nel suo genere, attirando un ampio spettro di studenti da più di 130 stati diversi. La fondazione risale al 1916, nel contesto coloniale del tempo l’Università doveva essere la rivale delle scuole Orientaliste di Parigi, Berlino e Pietroburgo, formando amministratori coloniali, mercanti e ufficiali militari per rinforzare la presenza Britannica nelle colonie. Questa realtà, tuttavia, non potrebbe essere più lontana dall’approccio pedagogico contemporaneo, le cui metodologie e intenzioni sono dichiaratamente volte alla decolonizzazione accademica. Attualmente, la SOAS conta tre facoltà: arti e discipline umanistiche, lingue e culture, legge e scienze sociali. Il filo conduttore è proprio la concentrazione su un’educazione globale che tocca tutti i corsi da laurea, che siano economia o studi religiosi.
La facoltà di arti e discipline umanistiche ospita un particolare dipartimento di musica con una fortissima inclinazione etnomusicologica. L’offerta formativa, che muta negli anni, include corsi di laurea triennale e specialistica, dottorati di ricerca e una miriade di seminari con esperti del settore, concerti organizzati dalla SOAS concert series (https://www.soas.ac.uk/music/events/concerts) e corsi brevi estivi e invernali (https://www.soas.ac.uk/summerschool).
Attualmente i corsi triennali offerti sono un BA (baccellierato in arte) in arti creative, che copre più contesti artistici come una laurea in Beni Culturali, e una serie di BA combinati che affiancano la musica ad altre discipline specifiche (come filosofie mondiali, arabo, giapponese o antropologia sociale) collegate al taglio o all’ambito geografico della tradizione musicale su cui lo studente si vuole concentrare maggiormente. I corsi specialistici sono un MA (master in arte) in industrie creative e culturali globali, che presta attenzione ai media, alla distribuzione e alle industrie culturali nel mondo, e un MA in musica con tre direzioni: etnomusicologica, sviluppo (dove la formazione si concentra su educazione, giornalismo e lavoro con ONG) e performance. Per quanto riguarda la ricerca, invece, il dipartimento ospita dottorandi con svariati interessi di studio, da dislessia ed etnomusicologia sensoriale nella musica Chopi degli xilofoni timbila del Mozambico, alla musica metal e le sue relazioni con la musica folk e identità nazionali nel Medio Oriente. Tutti questi corsi hanno un’ampia base accademica, che tende ad essere invece un corollario nei corsi di laurea in musica più tradizionali, musicologia esclusa.
Il grande vantaggio per gli studenti è la possibilità di frequentare, se lo si desidera, corsi di altri dipartimenti che possono fornire ulteriori dettagli storici, culturali e linguistici per la musica di interesse.
A proporre questi corsi sono professori di rilievo le cui ricerche si estendono sui continenti di interesse dell’Università. Rachel Harris si occupa di musica nell’Asia Centrale e in Cina, la sua ricerca si concentra soprattutto sugli Uiguri (sul cui tema ha appena pubblicato il suo secondo libro “Soundscapes of Uyghur Islam”), sulla via della seta, e sugli studi di genere. Angela Impey ricerca invece diverse zone dell’Africa, una delle sue ricerche si concentra sulle intersezioni di genere e mobilità tra Swaziland, Mozambico e Sud Africa, il suo approccio riflette su sviluppo, diritti umani, migrazioni forzate e studi relativi alla memoria e agli spazi. Sempre in Africa, ma prevalentemente Africa Occidentale, ricerca Lucy Duràn, nome probabilmente familiare a chiunque segua la world music. Duràn ha infatti prodotto una serie di film brevi sulla musica in Mali, Guinea e Senegambia, documentari per la BBC ed è, soprattutto, produttrice di album e artisti storici della world music come Toumani Diabaté, Ballaké Sissoko, Trio Da Kali e molti altri. Ilana Webster-Kogen si occupa di musica etiope e musica e religione in Nord Africa e Medio Oriente, concentrandosi sulle intersezioni e dinamiche storico-musicali tra mondo musulmano ed ebraico.
Richard Williams, infine, ricerca L’Asia Meridionale concentrandosi su processi storico-artistici, genere e religione a livello micro e macroscopico nel subcontinente. Oltre ai professori la SOAS vanta eccelsi assegnisti di ricerca come Rachel Beckles Willson e Nick Grey e insegnanti di strumento come Sanju Sahai, ustad dei tabla della gharana Banaras, e Kadialy Kouyate, suonatore di Kora appartenente al lignaggio dei Griot Kouyate.
Gli studenti che scelgono corsi in performance sono esortati a studiare strumenti di varia provenienza, a collaborare con la SOAS Radio (https://soasradio.org/)e a unirsi ai tanti ensemble della scuola, che conta formazioni di musica mediorientale, iraniana, centrasiatica, thailandese, coreana, cubana, irlandese e tanti altri. Moltissimi strumenti sono accessibili alla scuola stessa, che conserva tantissimi strumenti tra cui un intero set di gamelan, tabla, esemplari di veena, percussioni e diverse kore. Le tre stanze musicali possono essere prenotate dagli ensemble o per lo studio individuale, per il quale sono disponibili altre due piccole stanze. Per lo studio accademico, invece, gli studenti possono consultare l’incredibile biblioteca, sviluppata su 4 piani organizzati per zone geografiche, e l’archivio, oltre a risorse esterne nella zona come la British Library ed il British Museum.
I corsi musicali offerti dalla SOAS sono unici nel loro genere in Europa e probabilmente nel mondo. Il focus sulla world music, sull’etnomusicologia e su pratiche di decolonizzazione nella ricerca la rendono un importante centro per la formazione e la ricerca musicale.
Musical Interlude: Toumani Diabaté and Sidiki Diabaté, Graduation 2015, SOAS University of London
Edoardo Marcarini
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