Orchestra di Piazza Vittorio – Il Flauto Magico di Piazza Vittorio. Original Soundtrack (Vagabundos/Goodfellas, 2020)

Opera tra le più emblematiche della produzione di Wolfgang Amadeus Mozart, “Die Zauberflöte” in italiano “Il flauto magico” racchiude nella metafora del suo intreccio narrativo gli insegnamenti della Libera Muratoria del Settecento che solo superficialmente possono essere rintracciati nella concezione illuminista del Sacro Trinomio Libertà, Uguaglianza e Fratellanza. La trama, infatti, ambientata in un antico Egitto immaginario, ricalca il percorso sapienziale che dal buio della ragione, dominato dalle tenebre dell’inganno e della superstizione, conduce verso la luce della sapienza iniziatica. Il primo incontro tra l’Orchestra di Piazza Vittorio e “Il Flauto Magico” risale al 2007 quando su proposta di Daniele Abbado, realizzarono una rilettura della sola ouverture in occasione della Notte Bianca di Reggio Emilia. Nacque, così, l’idea di riscrivere l’intera opera in chiave world e a riguardo Mario Tronco, fondatore con Agostino Ferrante dell’orchestra, racconta: “La suggestione che ha ispirato questa scelta stilistica è stata quella di immaginare che l’Opera originale fosse stata tramandata oralmente, come una favola nel corso dei secoli (analogamente alle leggende raccontate dagli aedi dell’antica Grecia, dai griot dell’Africa Occidentale o dai cantastorie medievali), andando così a sedimentarsi in culture diverse e distanti tra loro da un punto di vista geografico e sociale. Alcuni musicisti non leggono la musica, così quando abbiamo insegnato loro le arie del “Flauto Magico” ce le hanno restituite con qualche “errore” che noi abbiamo fatto diventare partitura, come se si trattasse di mutazioni legate alla stessa natura del racconto orale”. Partendo dalla coinvolgente cantabilità dell’opera mozartiana, ha preso vita una riscrittura libera della partiture di cui è stata conservata l’essenza dell’intreccio narrativo con l’aggiunta di brani originali dell’orchestra che hanno contribuito a ricontestualizzare il tutto nella contemporaneità di una società multietnica. Strumenti tradizionali come djembe, dumdum, sabar, kora e tabla, dialogano in modo straordinario con gli elementi dell’orchestra classica (archi, fiati, ottoni e pianoforte) e strumenti moderni (chitarra elettrica e classica, basso, tastiere, vibrafono) dando vita ad un universo sonoro dando vita ad una suggestiva fusione di generi musicali che dalla musica classica si dipanano tra folk, reggae, pop e jazz, il tutto permeato dalle diverse culture e lingue dell’orchestra. 
Altra peculiarità, è l’Orchestra in scena, e non nel golfo mistico, con i ruoli dei vari personaggi affidati ai vari musicisti in base alla somiglianza caratteriale o alle esperienze vissute e che guadagnavano il proscenio per interpretare la loro parte. Dopo aver debuttato nel 2009, sul palco del Festival Les Nuits de Fourvière di Lione, l’orchestra multietnica fondata da Mario Tronco ed Agostino Ferrante ha proseguito ininterrottamente il proprio lavoro su “Il Flauto Magico” con ben duecento rappresentazioni in Italia e nel Mondo, e dando alle stampe nel 2010 il volume “Il Flauto Magico secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio” per i tipi di Elliot Edizioni che includeva la registrazione dal vivo dello spettacolo realizzata tra il 28 e il 30 maggio 2010 al Nieuwe Luxor Theatre di Rotterdam. Nel 2018, il “Flauto Magico” è diventato anche un film, prodotto da Paco Cinematografica e Denis Friedman Productions, per la regia di Mario Tronco e Gianfranco Cabiddu che vede l’opera mozartiana completamente riallestita per il cinema con la partecipazione come ospiti speciali delle voci di Petra Magoni, Fabrizio Bentivoglio e Violetta Zironi nei panni rispettivamente della Regina della notte, Sarastro e Pamina. Presentata in anteprima alla XIII Festa del Cinema di Roma, la pellicola è ambientata nei giardini di Piazza Vittorio a Roma in cui, dopo l’orario di chiusura, i suoi abitanti si trasformano in regine, principi, maghi e sacerdoti portando in scena la storia di Tamino e Pamina. L’atmosfera senza tempo è esaltata dalle scenografie con fondali dipinti e arredi in cartapesta, ma ciò che colpisce è l’ambientazione che esalta il caleidoscopio di suoni, lingue e culture delle musiche. Ad impreziosire il tutto la nuova colonna sonora, prodotta da Pino Pecorelli (contrabbasso e basso elettrico) e firmata da Mario Tronco e Leandro Piccioni con le nuove composizioni originali di quest’ultimo che fungono da collante tra le arie mozartiane eseguite dall’Orchestra di Piazza Vittorio, affiancata dall’Orchestra “Gruppo Pessoa” e dal Quartetto Pessoa. 
Rispetto alla prima versione su disco e agli allestimenti teatrali, l’opera acquista ancor più fascino e leggerezza nelle esecuzioni dei vari brani, nei quali spiccano anche soluzioni del tutto inedite come le ben note cinque note ascendenti del flauto di Papageno suonate dalla suoneria di un telefono cellulare e i preziosi contributi, tra gli altri, di Peppe D’Argenzio (sax baritono), Duilio Galioto (tastiere) e Sanjay Kansa Banik (tabla) che hanno contribuito in modo determinante a caratterizzare il suono. Aperto dalla “Ouverture” eseguita dall’Orchestra “Gruppo Pessoa”, il disco entra nel vivo con i ritmi in levare del reggae che pervadono “Papageno” che si muove tra l’Africa e la Giamaica. Si prosegue con il crescendo di “Tamino e il drago” che si scioglie nella melodica ballata “Le Tre Dame” per giungere all’interludio “La Stanza della Regina”, firmato da Piccioni. Se “Quintetto” riprende l’originale di Mozart, la successiva “Selma” è un trascinante rock-blues dal mood desertico, guidato dal dialogo tra chitarra elettrica di Manuele Bultrini e l’oud di Ziad Trabelsi. La splendida interpretazione di Petra Magoni de “La Regina della Notte Uno” ci conduce alla sequenza con “Il medaglione”, l’evocativa “Il fischio di Tamino” e la fascinosa “Il flauto e la kora magica” nella quale le melodie mozartiane tornano ad incrociare la musica tradizionale africana di Daw Dialy Mady Sissoko. “Conselho” ci conduce in Sud America con la voce di Evandro Dos Reis nei panni del fanciullo, mentre “Yanimo” vede protagonista Papageno interpretato da El Hadji Yeri Samb (djembe, dumdum, sbabar). Irrompe poi “Il Sacerdote” con la voce e le percussioni di Raoul Scebba ad evocare l’atmosfera di un rituale misterico che pervade anche la successiva “Canone” con il crescendo strumentale di percussioni, voci ed orchestra. Nel gioco di continui rimandi tra latitudini e longitudini sonore differenti, l’opera riapproda in Nord Africa con Ziad Trabelsi che, nei panni del Messaggero della Regina, interpreta l’autografa “Indi” mentre la leggera “La La La La” fa da preludio al duetto in chiave pop “Pamina e Papageno” con protagonisti Violetta Zironi e Ernesto Lopez Maturell.
“Apparizione Sarastro” e “Marcia dei Sacerdoti” ci schiudono le porte al cuore dell’opera in cui spicca “Aria di Pamina”, “Regina della Notte Due”, nella Petra Magoni mette in luce tutta la passione e i sentimenti del personaggio, e la splendida “Monostato” dalle atmosfere mediorientali in cui ritroviamo l’oud di Ziad Trabelsi e la voce di Houcine Ataa. “Le Grotte” di Piccioni ci conduce verso il finale con le atmosfere latin di “Um Grande Amor” di e con Evandro Dos Reis, “Aria di Sarastro Due”, “Finalino Morale” e la gustosa “Pamino Papageno Tamino” che con “Finale Allegro” chiude un disco di straordinaria bellezza che è valsa all’Orchestra di Piazza Vittorio, il premio come “Miglior Musicista” all’edizione 2020 dei prestigiosi David di Donatello. 


Salvatore Esposito

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