Emanuele Parrini Quintet feat. Taylor Ho Bynum – Digging Reflections On Jazz And Blues (Felmay, 2020)

Violinista di grande talento e considerato un vero punto di riferimento nell’improvvisazione, Emanuele Parrini è ben noto, oltre che per la sua attività di didatta, anche per il suo impegno su diversi fronti musicali dall’Italian Instabile Orchestra, al Dinamitri Jazz Folklore, passando per i gruppi di Tiziano Tononi e Daniele Cavallanti, nonché per le diverse collaborazioni internazionali con artisti del calibro di Cecil Taylor, Amiri Baraka, John Tchicai, Anthony Braxton, William Parker, Butch Morris e Marc Ribot. A partire dalla pubblicazione del primo volume del progetto “Viaggio al Centro del Violino” del 2013, il violinista toscano ha dato vita ad un interessante percorso di studio e ricerca, volto ad esplorare le possibilità espressive del violino in ambito jazz, e sostanziatosi in una trilogia di pregevoli lavori come il secondo volume “Are You Ready?” del 2013 e “The Blessed Prince” del 2017, quest’ultimo ispirato all’opera di Amiri Baraka, poeta, scrittore e critico musicale americano. A segnare il punto di arrivo di questo cammino è “Digging Reflections On Jazz And Blues”, album dal vivo che raccoglie la registrazione dello splendido concerto tenuto il 17 febbraio 2020 presso il Centro d'Arte degli Studenti dell'Università di Padova e, realizzato grazie al determinante sostegno di Renzo Pognant e della Felmay. Ad accompagnare Parrini quella sera, c’era una line-up stellare di “The Blessed Prince” con Dimitri Grechi Espinoza al sax alto, Giovanni Maier al contrabbasso e Andrea Melani alla batteria, con l’aggiunta, come ospite speciale, del cornettista statunitense Taylor Ho Bynum. Rispetto all’album in studio del quale ne ricalca grossomodo la title-track, questo nuovo lavoro ne conserva la coralità, ampliandone il raggio della ricerca sonora attraverso la costante tensione ad esplorare nuovi sentieri sonori. L’ascolto svela un lavoro articolato nel quale convivono brani dall’intreccio narrativo ben definito ed altri più astratti nei quali i temi si mescolano fino a confondersi con l’improvvisazione. Ampio spazio è lasciato anche agli spaccati solistici concepiti in modo da esaltare l’individualità, il talento e la libertà creativa di ogni strumentista. Determinante per l’evoluzione del gruppo è stata la collaborazione con Ho Bynum la cui cornetta inquieta rappresenta un valore aggiunto a livello timbrico ed espressivo. Se il violino di Parrini rappresenta la voce strumentale più rappresentativa della formazione, il contralto di Dimitri Grechi Espinoza ci regala invenzioni sonore dadaiste spesso irresistibili, mentre a reggere la solida struttura ritmica è l’impeccabile sezione ritmica di Maier e Melani. Brano dopo brano si coglie la tensione costante di Parrini e del suo quintetto verso il superamento di ogni confine sonoro o steccato artistico, mettendo al centro la creazione di un linguaggio originale le cui radici sono ben adese alla storia del jazz. A spiccare sono, così, l’iniziale “Digging” foriera di sorprendenti scenari evocativi, il magma sonoro di “Disk Dong” in cui nella parte centrale il violino di Parrini si produce in un solo esaltante che sfocia nel dialogo con il sax di Grechi Espinoza, e i tre movimenti di “The Blessed Prince” che sintetizzano le istanze sonore di tutto il disco. Le superbe “Blues P” e “Reflaction On Jazz And Blues” completano un disco di grande spessore e fascino che non mancherà di regalare belle emozioni a quanti si dedicheranno all’ascolto con attenzione. 


Salvatore Esposito

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