Ethnos Gener /Azioni: Sezione Musica, San Giorgio a Cremano (NA), 12 settembre 2020

Sorta di anteprima alle nozze d’argento del Festival Ethnos presto in programmazione, il contest riservato agli artisti under 35, giunto alla seconda edizione, è stata una chiamata alle arti allargata a cortometraggi, teatro, danza e arti figurative, oltre che, come in precedenza alla musica di matrice world. Qui diamo conto della serata finale della sezione musica che, dopo la selezione dei 50 iscritti avvenuta in due fasi distinte nei mesi scorsi, ha visto sul palco di Villa Vannucchi quattro live act di elevata qualità, in una cornice che è senz’altro uno dei valori aggiunti dello storico Festival, diretto da Gigi Di Luca, che si svolge in terra vesuviana, soprattutto lungo il Miglio D’Oro. Dopo la proiezione dei due film in concorso e la relativa premiazione (vincitore è stato “La Napoli di mio padre” di Alessia Bottone), si è passati all’esibizione dei quattro artisti finalisti: Davide Ambrogio, Hartmann Ensemble, Djelem Do Mar e La Répétition Orchestra Senza Confini, i quali hanno eseguito tre brani dal loro repertorio. Non seguiremo il programma dei set, ma scaleremo la classifica così come si andata definendo con le votazioni della giuria composta da due operatori culturali, una musicista e un giornalista. I salernitani Hartmann sono un ensemble ardimentoso per accostamenti timbrici (due voci, dilruba, ‘ūd, contrabbasso e tamburi a cornice) e per la volontà di penetrare gli interstizi di forme e testi di derivazione medievale, barocca e popolare, indagando la labilità di confini musicali. 
Il loro baricentro sonoro è in equilibrio tra musica antica, sistemi modali del Vicino Oriente ed espressioni folkloriche come è avvenuto nelle loro tre proposte: “Luce ‘e argiento”, una composizione originale, il tradizionale campano “Zì Munaciello” e “La tenta”, ripreso dal “Pentamerone” di G.B. Basile. Hanno inciso “Trotula”, album ispirato all’antica scuola medica di Salerno. Il sestetto, che si muove anche nell’ambito delle sonorizzazioni e della composizione per il teatro, fa avvertire l’urgenza di conferire un assetto più incisivo alla propria proposta su un palco. Fabia Salvucci e Sara Marini sono il fulcro vocale dei Djelem do Mar, un quartetto (voci, percussioni, laouto cretese e synth) che porta impresso nel nome l’incrocio di culture perseguito (il nome unisce la parola romani “camminare/ viaggiare” con le parole portoghesi “del mare”). Hanno suonato “Khorodig Moridig”, “L’amuri di na matri” e “Se guardi qui”, costruendo un vestito sonoro che cerca di abbinare canzone d’autore, ritmi mediorientali e latini; si fa danzante e perfino smooth. Però, la navigazione è ondivaga perché cerca di conciliare i tanti, perfino troppi, linguaggi musicali. Sono in procinto di uscire con un album, ma occorrerà un deciso lavoro in fase di produzione per restringere il campo a una mescolanza musicale meno sfilacciata. Quanto alla banda guidata da Claudio Prima (organetto e voce), hanno messo in scena il groove, pur rimaneggiati per l’organico in quintetto che ha
lasciato fuori i musicisti africani dell’Orchestra. Trasporta il pubblico la collisione tra impianto salentino e idiomi West Africa per comunicativa e repertorio (“Luna”, “Orodara Sidiki” e “Siamo Uguali”), ma non riesce a dare il meglio proprio perché il suo sound vorticoso e trasversale ha dovuto fare a meno di quel tratto propulsivo che ci ha trovati concordi nel lodare il loro album “Mondo”. Si è esibito solitario per primo, alle prese con chitarra, lira, tamburo e live electronics il calabrese di residenza romana Davide Ambrogio, il quale è salito sul podio più alto di Ethnos Gener /Azioni convincendo appieno - all’unanimità - la giuria ed anche la maggioranza degli astanti. Una curiosità: il musicista, alla guida del gruppo-laboratorio Musaica, si era piazzato al secondo posto nell’edizione 2018 del contest di Ethnos. “A Sant’Andrea”, “A San Rocco” e “A San Michele” sono state le tre composizioni presentate. Ti afferra e ti possiede la voce antica di Davide, una colore timbrico quasi arcano che incrocia la pratica accorta di live electronics, infondendo nuove direzioni ai suoni acustici declinati nella visione contemporanea della musica di tradizione orale, vissuta, però, con partecipazione e approfondita conoscenza. “Nasce, vive e muore”, dice il musicista di Cataforìo (Calabria aspromontana) esprimendo in sintesi il senso profondo della sequenza portata in scena: sono motivi che confluiranno nel lavoro “Evocazioni e Invocazioni” in uscita nel 2021. 
Si tratta di una sorta di esplorazione delle profondità del canto, “seguendo la funzionalità rituale che è propria della tradizione orale”, mi spiega ancora Ambrogio. “A Sant’Andrea” è un canto di iniziazione: dal silenzio al grido per la musica (uscirà anche in forma di videoclip, a breve); “A San Rocco” è un’invocazione rivolta a chi protegge dalle epidemie, “acclamato attraverso la forza del movimento, del ritmo e della danza”, chiosa Ambrogio, che lo esegue su una chitarra con corde in metallo, accordata su 3 ottave in La, posta orizzontalmente e suonata con due bastoncini (matite Giotto!), con un effetto che ricorda un tamburo a sonagli. Infine, “A San Michele”, un canto funebre che è ”urlo di dolore e rabbia contro la criminalità organizzata”. Non è filologia ma enfasi posta sul potere della phoné, del ritmo, del trasporto del rito, sul dare valore all’estetica delle forme della tradizionale orale. Come è stato per il progetto “Linguamadre”, di cui Davide è uno dei quattro cavalieri, il suo linguaggio si esprime attraverso la ricerca sui timbri, sull’esplorazione melodica e ritmica. C’è bisogno di artisti come Davide Ambrogio! In definitiva, la serata è stata una gustosa anteprima che prepara alla XXV edizione del Festival Ethnos, che si svolgerà nelle località di San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, Torre del Greco e Torre Annunziata, tra il 25 settembre e il 4 ottobre 2020. I nomi in cartellone non sono stati ancora svelati, ma vi assicuriamo che si tratterà di sei concerti imperdibili. Stay tuned. www.festivalethnos.it 


Ciro De Rosa

Posta un commento

Nuova Vecchia