Dinastía Torres – Los Duendes de la Marimba (Palenque Records, 2020)

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Guapi è un fiume che scorre nella parte sud-ovest della regione Cauca, per sfociare nella costa colombiana che guarda l’Oceano Pacifico. Qui vivono Francisco e Genaro Torres, eredi di una tradizione africana che si trasmette da generazioni e che ha fatto della loro casa il luogo in cui si costruisce e si suona la “marimba de chonta”, quella che fa di questa casa il tempio della “marimba ancestral”. È lo stesso luogo in cui nacque Jose Antonio Torres, il “gran Gualajo”, morto recentemente dopo aver lasciato un segno indelebile nel solco di questa tradizione. I ritmi diurni e notturni che ruotano intorno alla marimba sono il soggetto di un docu-fiction girato da Lucas Silva e prodotto da Hollywoodoo Films nel 2018, “Divine Melodies”. La sceneggiatura di Silva e la cura del suono di Jose Jairo Florez e Gabriel Bocanegra ritagliano un ruolo di primo piano ai Torres accanto ai gruppi storici legati alla marimba in Colombia (Herencia de Timbiqui, Canalon de Timbiqui), restituendo l’intima connessione fra la provenienza africana della marimba, l’acqua e le rive del Guapi dove, in questo caso, è chiamata ad accompagnare un funerale. Chi suona la marimba è in costante dialogo con gli spiriti, i “duendes” che il film sa far intravedere e che, se accuratamente ascoltati, interagiscono in ogni fase della vita e dell’arte con i musicisti e, per loro tramite, con la comunità locale, si tratti di trovare il legno adatto per costruire lo strumento, curarne la giusta accordatura, accompagnare i momenti di passaggio della famiglia e dei suoi membri. Si tratta di aprire porte fisiche o affettive, come suggerisce “Cato de boga” e, soprattutto, di cercare la relazione più consona con il territorio, a cominciare dall’acqua, l’elemento che caratterizza il panorama fisico e sonoro lungo il Guapi, di cui trasuda “Ya repunta el agua”, il brano più dilatato, oltre gli otto miunuti. 
I cicli ritmici sono qui al servizio di una molteplicità di dialoghi: fra le due marimbe di Francisco Torres e Genaro Torres; fra marimbe e voci soliste; fra queste e le voci femminili del coro cui danno vita Celestina Cuenu e Eulalia Torres; fra le linee melodiche ed i tamburi (cununo) e le percussioni suonate da Conrado Torres e William Mina. Mixato con cura e precisione da Julian Gallo, anche l’album musicale è prodotto dal regista del film, Lucas Silva. Lanciato a febbraio del 2020, l’album comprende tredici brani registrati dal vivo da Gabriel Bocanegra e Lucas Silva nel “Templo de la Marimba” mettendo a punto la colonna sonora del film. La bella copertina disegnata da Yoda sottolinea con i contrasti fra il verde scuro della foresta e il giallo, il calore che la marimba sa infondere a chi la suona e l’ascolta. Questi ritmi delle foreste del Pacifico vengono genericamente identificati come “currulao”, ma, oltre al currulao, nell’album si possono ascoltare arullos, bundes, jugas. Si comincia con “Adios Peregoyo”: le due marimbe mettono in dialogo le rispettive parti di bordone e di “requinta” in un gioco di incastri che offre al resto del gruppo la base su cui innestare le chiamate e risposte vocali. Altrove, come in “Mamita”, le voci sanno salire di tono e muoversi in falsetto. Con il brano popolare “El Floron”, ascoltiamo il bunde, con un ritmo più pacato, adatto alle veglie ed ai funerali e, nel contesto dell’album a far da contraltare ai momenti più intensi legati agli ostinati percussivi. L’album chiude con un tempo lento e le chiamate e risposte vocali di “A Como Vende la Piangua”. In questo caso i protagonisti sono solo le marimbe e le voci, in un dialogo prolungato e consolatorio che lascia alle marimbe il disegno dell’ultimo paesaggio sonoro, di onde in grado di evocare l’ennesimo attraversamento, l’ennesima possibilità. 


 Alessio Surian

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