Chitarrista dalla spiccata sensibilità e compositore in grado di far interagire jazz e radici medititerranee, Francesco Cataldo ha alle spalle una solida formazione e un ormai lungo percorso artistico costellato da collaborazioni importanti e da alcuni lavori discografici a suo nome tra cui “Spaces” inciso in quartetto con il contrabbassista americano Scott Colley e pubblicato nel 2012. A distanza di otto anni da quest’ultimo, torna con “Giulia”, nuovo album composto da dieci brani autografi, incisi con tre eccellenti strumentisti come Marc Copland (pianoforte), Pietro Leveratto (contrabbasso) e Adam Nussbaum (batteria). Basta guardare la copertina, che ritrae la figlia del chitarrista siciliano mentre guarda il mare da una feritoia di un antico castello, per comprendere come quello che ci aspetta, una volta inserito il disco nel lettore, sarà un album denso di poesia e suggestione. Si tratta, infatti, di dieci brani dai colori crepuscolari che nascono una profonda riflessione sulla propria interiorità e colpiscono l’ascoltatore sin dalle primissime battute. Ogni traccia è permeata da un sostrato autobiografico e da un trasporto emotivo che si coglie nelle linee melodiche più eleganti, ma anche nei momenti in cui il ritmo si fa più frastagliato. Aperto dal prologo “I tuoi colori” che, con il suo brillante caleidoscopio sonoro, sintetizza le suggestioni a venire durante l’ascolto, il disco ci regala subito uno dei suoi vertici con la title-track, un brano dalla costruzione eclettica nel quale si arrivano a cogliere echi di manuche in certe soluzioni chitarristiche. Se “Levante” è una ballad dai sapori mediterranei tutta giocata su un crescendo denso di lirismo ed impreziosita da un superbo assolo di contrabbasso di Leveratto, la successiva “Waltz For Two” è un brano dal taglio romantico ed appassionato, un valzer notturno illuminati solo dalla luna con il pianoforte di Copeland che guida l’intreccio melodico in cui si inserisce la chitarra di Cataldo, il tutto impreziosito dalla creazioni ritmiche di Nussbaum. Si prosegue con le narrazioni in musica della fascinosa “Two Ways” per giungere a “Joy and Pain”, il cui ritmo sostenuto incornicia il dialogo tra il call and response delle quattro voci strumentali, e alla melodia cantabile di “Two Colors” che vede di nuovo al centro della scena il pianoforte ad evocare la voce narrante. Il crescendo ardito e pieno di soprese inaspettate di “So Small So Big” ci conduce verso il finale con la ripresa di “Two Ways” e l’epilogo “Circle” che chiude un cammino musicale denso di suggestioni in cui il jazz incontra il Mediterraneo, il tutto impreziosito dall’originale cifra stilistica di Francesco Cataldo.
Salvatore Esposito
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