Majid Bekkas – Magic Spirit Quartet (ACT Music, 2020)

Gnawa e jazz, Nord Africa e Nord Europa, una mescolanza sulla carta stravagante ma che rivela un matrimonio saldo e funzionale. Modalità, improvvisazione, poliritmia e groove sostenuti caratterizzano il lavoro di Majid Bekkas, già avvezzo a collaborazioni jazzistiche, ed il suo quartetto. Un viaggio tra il misticismo Sufi marocchino, musica araba e le sonorità afroamericane del blues e del jazz ma nella loro declinazione più ambient e sperimentale scandinava. Majid è un maestro della musica marocchina in molte delle sue forme. Studia oud al conservatorio di Rabat mentre frequenta le confraternite Gnawa, dove scopre e approfondisce la musica che ne anima i rituali. La popolarità della musica di discendenza afro-maghrebina è impennata negli ultimi anni staccandosi dal suo contesto rituale originale. Questo stile musicale nasce come accompagnamento di un rituale di esorcismo, o meglio depurazione e guarigione, chiamato Lila. Un vortice di stimoli multisensoriali attira i Jinn, spiriti con un’interessante e sviluppatissima cosmologia, che “possiedono” il cliente che a sua volta li espelle tramite la danza guarendosi. L’estetica Gnawa ha catturato l’attenzione degli orientalisti europei, attirati soprattutto dall’abbigliamento variopinto e da una musica coinvolgente e ballerina, consentendo al genere musicale di proliferare e godere di un nuovo e vasto pubblico. Lo strumento centrale di questa tradizione, di cui Bekkas è maestro, è il guembri: un liuto basso imparentato con lo n’goni dei griot dell’Africa Occidentale, uno strumento che troviamo in diverse forme, nomi e dimensioni in una grandissima porzione di Africa, diffusosi in millenni di viaggi dall’Antico Egitto. Bekkas è raggiunto da un trio di fuoriclasse scandinavi: Goran Kajfes alla tromba, Jasper Nordenström al piano e alle tastiere, e Stefan Pasborg alla batteria e ai gong. Il disco alterna momenti più esteticamente Gnawa ed Arabi, dove comandano il guembri o l’oud, atmosfere rilassate e tendenti all’ambient del jazz contemporaneo e sapori fusion alla Weather Report e Miles Davis. Con ben dodici minuti di durata, “Aicha” introduce il disco e favorisce le presentazioni fra i due stilemi con un’alternanza che avvicina i due mondi grazie all’improvvisazione. “Bania” si apre con un groove intenso di batteria e guembri che ricorda la batteria di Capiozzo ed il basso di Tavolazzi dei primi Area, ma che si sviluppa poi in ritmiche in 6/8 tipicamente Gnawa. Più calma è “Annabi”, che sembra quasi voler ingannare l’ascoltatore con toni che ricalcano la parentela Gnawa con la musica del Mali. Toni più jazzati dominano invece “MSQ” dove comanda senza dubbio la tromba di Kajfes, sorretta da un accompagnamento sostenuto e coinvolgente. “Magic Spirit Quartet” è un ottimo disco jazz e un ottimo disco world. I due mondi si bilanciano perfettamente concedendosi l’un l’altro i giusti spazi espressivi. Non mancano momenti di splendore individuale per ognuno degli strumenti, che collaborano come una macchina ben oliata alla creazione di occasioni di vicendevole supporto. Un’interessantissima aggiunta alla discografia jazz con radici salde nella musica Nord Africana e Medio Orientale, resa speciale dalla sua spiccata connessione con la tradizione Gnawa, una gemma unica e preziosa nel panorama musicale della zona. 


Edoardo Marcarini

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