Nato come bollettino dell’encomiabile Circolo della Zampogna, associazione pubblica del piccolo centro molisano di Scapoli, “Utriculus” è diventato negli anni una rivista di studio e ricerca - di taglio internazionale -, non solo terreno di confronto e di scambio di un articolato universo di esperienze che hanno a cuore la zampogna e gli aerofoni popolari, ma anche strumento più ampio nell’accogliere contributi scientifici sulle tradizioni musicali.
Il periodico, a cadenza semestrale, è distribuito gratuitamente ai soci del Circolo (www.zampogna.org). In questo numero, dopo il consueto editoriale di Antonietta Caccia (che della testata è la fondatrice con Mauro Gioielli) è presentato un ricordo del suonatore Enzo Miniscalco, bassista del gruppo Il Tratturo. Massimo Mancini si occupa della Fiesta de la Magdalena di Anguiano che si tiene in Spagna nella regione de La Rioja, dove si esibiscono danzatori sui trampoli (come quello ritratto nella cartolina pubblicitaria francese d’epoca riprodotta nella copertina del numero). Si parla ancora di festa nello scritto di Ciriaco Panaccio su “Lo zampognaro e il bue nella festa di San Zopito”. Il massimo esperto di cornamuse alpine, Valter Biella, offre un articolo di taglio iconografico e organologico sulle origini della cornamusa bergamasca (“La cornamusa bergamasca: le origini, tra XIV e XV secolo). L’antropologo Vincenzo Lombardi riflette sulla questione sui processi di patrimonializzazione, a partire da una recente tesi di laurea di Giovanni Folchi, che ha avuto come campo di analisi l’attività del musicista di Riccia Giuseppe Spedino Moffa (“Lo zampognaro patrimonializzato”). È riportata, poi, un’intervista a Antonio Giordano e Gianluca Zammarelli, musicisti e agitatori culturali, impegnati a indagare, in un progetto ad ampio raggio, la tradizione della zampogna, dei suonatori e dei costruttori di strumenti in area salernitana. Si prosegue con la nuova rubrica Testimonianze, che intende offrire brevi storie ed esperienze (“La zampogna, un sogno che si avvera” di Tina Masciale), con le recensioni discografiche e di libri, e con la consueta “Miscellanea zampognara”, la sezione di curiosità, citazioni, storie e racconti curata da Gioielli, autore anche del saggio “Il tarantismo salernitano in due opere della prima metà dell’Ottocento”. Infine, da una prospettiva demo-etno-antropologica il contributo di Letizia Baldi (“Tratturi resilienti”) ritorna sui processi di patrimonializzazione, riflettendo in maniera critica sul tema del pastoralismo e della transumanza alla luce della recente inclusione di quest’ultima nella lista dei patrimoni immateriali dell’UNESCO.
Insomma, un palinsesto da fruire con interesse, sempre all’insegna del connubio tra scientificità e divulgazione.
Ciro De Rosa