Mauro Manicardi & The Dead Folk Society – Armati di Coraggio (Radici Music, 2019)

Organettista spezzino, Mauro Manicardi vanta un lungo percorso artistico, intrapreso alla fine degli anni Settanta con i Lancelot e proseguito prima con le ricerche sul campo tra la Val di Magra in Lunigiana e la Val di Vara dal 1992 al 2002 e successivamente approdato all’esperienza con i Tandarandan in cui militava anche il cantante e chitarrista Maurizio Cavalli, prematuramente scomparso nel 2013. Dopo aver debuttato nel 2014 con il primo album come solita “Passage Diatonique”, ritroviamo il musicista ligure (organetti, voci, cornamusa, chitarra) con “Armati di Coraggio”, disco inciso in quattro giorni di session nel maggio 2018 al Castle Studio di Bardi (Pr) con gli strumentisti che componevano The Dead Folk Society, formazione composta da: Giancarlo Galli (chitarre, banjo, tastire e cori), lo scozzese Keith Easdale (cornamuse, tin whistles, harmonium a pedali e tastiere), Silvia Fazzi (percussioni e cori), Paolo Siconolfi (campionamenti e programmazione). Accolti dal colorato artwork firmato da Mariya Vaynshteyn, l’album offre la preziosa occasione di addentrarsi in un vero e proprio viaggio tra presente, passato e futuro, attraverso storie e sonorità differenti che dalla tradizione musicale della Lunigiana toccano la dorsale Appenninica per poi spaziare dall’Inghilterra all’Occitania fino ad immergersi nelle acque del Mediterraneo. Il disco si apre con l’elegante melodia di “The Bonnie River Flow”, dedicata a Nanni Barbero a cui segue, prima, il brillante scottish “Anselmino” in cui viene reso omaggio ad Anselmo Crovara e al suo museo della memoria e, poi, la trascinante “1894”, un brano di impianto combat-folk che racconta i moti popolari che scoppiarono a Carrara il 13 gennaio 1894 a Carrara contro la proclamazione dello stato d’assedio in Sicilia e che il governo Crispi soffocò con una durissima repressione. Si prosegue con l’invito alla danza de “La polca dei combattenti” e “La mazurka di Salza”, già presente in “Dalla Cisa al mare”, il primo disco dei Tandarandan, per giungere alla splendida “Un bés” che evoca la figura del pittore Antonio Ligabue. L’interludio “Bragnoland” ci schiude le porte alla seconda parte del disco in cui brillano “Maggio della Brina”, riscrittura in chiave psichedelica del rituale del Canto del Maggio di Montereggio, antico borgo dell’alta Lunigiana, e “Milano” in cui viene raccontata la storia di Vincenzo Bassignani, emigrato nel capoluogo lombardo per cercare fortuna come ambulante. L’evocativa “New bridge man” ci introduce, poi, al vertice del disco con la giga tradizionale della Lunigiana “Zeri, Provincia di Trinidad” e la ballata narrativa “Il ritorno del soldato” dove fa capolino la voce di Massimo Priviero. Le melodie danzanti di “Controbossa”, “Picon Bière” e “La Venere Azzurra”, completano un disco gustoso e pieno di belle intuizioni musicali che non mancherà di sorprendere quanti vi dedicheranno un attento ascolto.


Salvatore Esposito

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