Equ – Durante (Incipit Records/Egea Music, 2019)

La prima sensazione che si ha, ascoltando questo album degli Equ, è quella di un suono nato per accompagnare un vortice di parole; un vortice composto, organizzato, niente affatto casuale, dove ogni parola si lascia interpretare almeno in tre modi diversi, a partire dal titolo: Durante. “Durante” come Durante di Alighiero degli Alighieri, detto Dante, innanzitutto. Stiamo parlando infatti di un concept album che nasce da un’opera di Teatro e Canzoni, commissionata agli Equ dal Ravenna Festival, per gli spettacoli “Giovani Artisti per Dante” (si svolgono ai Chiostri Francescani, vicino alla tomba del Nostro). Le parti recitate sono state realizzate con la supervisione di Eugenio Baroncelli (la voce è stata quella di Ivano Marescotti). Dante quindi, e chi se non lui? Tutto quello che si esprime nell’Italia medievale, moderna e contemporanea ritorna sempre a lui. È lui il Fiat Lux di ogni espressione artistica e poetica, il nostro dire, il nostro parlare, il nostro cantare e – quindi (è molto importante sottolinearlo) – il nostro pensare, sognare e amare. Ed è lui che nella sua immensa opera ha messo in campo ogni valore, sentimento, ragionamento politico, ogni sogno, ogni domanda sull’esistenza. E in questo album, in questo vortice di parole, ritroviamo la forza del viaggio di mente e di cuore, dove ogni personaggio è sempre ad un passo dalla irrealtà eppure resta, eppure è presente, eppure è palpabile. Si riesce quasi a toccare anche Giacomo Leopardi – secondo grande poeta in ordine temporale della triade italiana (l’altro è Pier Paolo Pasolini, naturalmente) – con cui Dante si incontra e con cui sposta e taglia una siepe ormai inutile, perché... tutto quello “che vedi e non vedi c’è già”, “tranne l’amore che non si fa”. E la conclusione del tutto, l’arrivo in un Paradiso che esiste proprio in quell’Amore “che mòve il sole e l’altre stelle” indica anche la seconda lettura che si può dare al titolo di questo album: “Durante” come ciò che dura sempre, resiste, regge, non si spezza, non si arrende. Sa aspettare. Come sa aspettare, resiste, regge e dura la musica degli Equ, la forza degli arrangiamenti, la chiave teatrale, classica – a tratti imperiosa – scelta da Vanni Crociani. Ha le qualità di una colonna sonora per un film in costume ambientato in un tempo incerto, senza date ed orari. Non è il tempo del passato prossimo e del passato remoto; è casomai l’imperfetto: è quello che in ogni tempo - in ogni dimensione, nel cielo, nella terra, nel cuore, nella testa, nel limite che tende a zero, ma all’infinito (senza siepe) – accade, appunto, “Durante”. Difficile dare un giudizio critico/estetico ad un lavoro all’apparenza complesso ma che conserva sempre anche la levità di un gioco per ragazzi. È difficile perché è qualcosa che va al di là di un normale disco che chiude uno spazio e si consuma nel tempo (l’ora scarsa) dell’ascolto. “Durante” lascia forte il desiderio di assistere allo spettacolo tutto intero, ma anche di indagare, di andare a scovare gli enigmi, i rimandi, i riscontri. A cercar di capire se Giacomo e Dante abbiano poi trovato Silvia e Beatrice. E magari se c’è speranza di trovarle anche noi. Ma proprio per questo si consiglia vivamente l’ascolto di quest’opera: perché laddove risulta impossibile una sola chiave di lettura, allora è quello il momento in cui l’Arte, in tutto il suo fascino, ci permette di immaginarla dare il meglio di sé. 


Elisabetta Malantrucco

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