Nelle note di presentazione dell’album, il “Musicante” Silvio Trotta scrive che «questi giovani musicisti consolidano […] l’idea di una tradizione intesa come operazione culturale di una scelta e di continuità verso il futuro, pur nel cambiamento». La riflessione ben racchiude il senso del lavoro pubblicato dal benemerito Circolo della Zampogna di Scapoli, nel quale si ritrovano sei musicisti di diversa estrazione, guidati dal molisano Christian Di Fiore (zampogna molisana cromatica e organetto diciotto bassi), classe 1990, erede di molte generazioni di suonatori tradizionali di zampogna e ciaramella. Di Fiore ha realizzato colonne sonore per il canale “National Geographic”, è stato solista zampognaro nell’Orchestra Popolare del Saltarello e partecipe di numerose collaborazioni artistiche. Ancora, da alcuni anni è direttore artistico del “Festival Internazionale della Zampogna” di Scapoli. Con lui, nell’organico di assetto cameristico che ha avuto origine nel 2015, sono l’oboista classico Pasquale Franciosa, attivissimo concertista, il fisarmonicista Manuel Petti, solista, arrangiatore e direttore dell’Orchestra Casadei, la violoncellista Sara Ciancone, anch’ella di formazione classica, da un ventennio membro del gruppo abruzzese DisCanto, Emanuele Di Teodoro, contrabbassista dal background jazzistico di gran levatura e il percussionista marchigiano Francesco Savoretti, strumentista molto attento alle dinamiche esecutive.
Di Fiore è il compositore e arrangiatore di questo debutto discografico di poco più di 28 minuti. «Tutto il disco è stato scritto interamente da me, a parte i soli della fisarmonica e dell’organetto che rientrano nei momenti di improvvisazione. Abbiamo registrato tutti contemporaneamente. Si può dire, quasi in presa diretta», racconta il musicista molisano. “L’artigiano” è un tema che, a tratti, richiama la fattura compositiva di Piero Ricci (il maestro conterraneo, principale protagonista di felici innovazioni tecniche sulla zampogna, il quale ha costruito anche lo strumento di Christian), per poi aprirsi a una spaziosa coralità timbrica, ben riassumendo l’idea di un progetto concepito per mettere al centro l’evoluzione armonica della zampogna con «l’idea di utilizzarla per suonare brani di ispirazione classica ma che lasciassero spazio ad improvvisazioni, anche di stampo jazzistico», mi dice ancora Di Fiore. Porta già inscritta nel titolo la sua essenza il brano successivo, “Symphòniae”: qui si produce l’elaborazione del linguaggio classico in uno sviluppo orchestrale caratterizzato anche da incisivi protagonismi solistici di organetto (di umore molto tesiano), fisarmonica, oboe, ma non mancano inaspettate finestre ritmiche in tempo dispari. L’intro per zampogna solista che apre “Moulin” mette in evidenza gli esiti innovativi dello strumento, che può eseguire elaborati passaggi cromatici e numerosi accordi, mentre gli altri strumenti entrano in una combinazione emozionante; ecco, poi, il cambio di passo con il sopraggiungere di richiami raveliani, cui segue il ritorno al motivo principale su cui la zampogna si erge fino alla chiusura: senz’altro è uno dei temi più felici del disco. Nella danzante “Fantasia” si fa più pressante l’apporto percussivo e l’ensemble si volge con maggiore vigore alla digressione jazzistica. Con il noto tradizionale “Saltarello medievale” ci si muove in un altro ambito sonoro, sempre rivisitato in virtù dello sviluppo singolare proposto dall’ensemble. La traccia conclusiva, “Irish”, traduce l’interesse di Di Fiore nei confronti della musicalità dell’isola atlantica, sempre mediato dalla garbata cifra classica e dagli innesti jazzistici.
Inutili le riserve mentali: è il cimento della zampogna nel XXI secolo, che produce un ascolto utile e convincente. Info armonieinmovimento1@zampogna.org
Ciro De Rosa
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