
Quale il ruolo di Visa For Music?
Lo sviluppo di un mercato professionista e di festival sulle musiche dell’Africa e del Medio-Oriente. Fortemente radicato nella città di Rabat, Visa For Music è la prima piattaforma professionale di riunione e federazione di artisti della industria musicale del Marocco, del Medio-Oriente e dell’Africa. Per questi territori, Visa sta diventando sempre di più uno spazio da non mancare. La fama di Rabat e le sue ambizioni a livello artistico sono in fase con questo evento su larga scala che è anche una combinazione di talenti, conoscenza e intuizione. È un luogo dove si assiste a grande fermento, ma è anche un centro di riflessione pedagogica, soprattutto attraverso le conferenze che punteggiano la manifestazione e gli intensi scambi che la animano.

Visa for Music è una manifestazione piuttosto giovane: siamo alla sesta edizione. Come si è evoluta?
Ogni anno offre numerose attività, progettate per soddisfare vari obiettivi artistici e culturali. In particolare, Visa for Music organizza concerti e festival per artisti emergenti, per presentare i loro progetti musicali, conferenze per discutere di argomenti importanti relativi all’arte, alla cultura e all’intersezione della cultura con i settori economici e sociali. Ci sono seminari e corsi di formazione per sviluppare le capacità di giovani operatori culturali e artisti emergenti, c’è l’esposizione di stand per incontrare etichette discografiche, agenzie di booking, artisti e rappresentanti politici da tutto il mondo e speed-meeting per facilitare le interazioni tra artisti in erba e amministratori musicali. Dopo la quinta edizione, Visa For Music è diventato - come dicevo - uno dei luoghi di incontro essenziali per i professionisti di tutto il settore musicale con, in questi ultimi cinque anni, circa 7200 professionisti hanno assistito a 232 showcase di almeno 1461 artisti.
La nostra struttura ha avuto la fortuna di essere selezionata per beneficiare dell’Africa Creative Program, supportato da AFD, l’agenzia di sviluppo francese. È un programma di incubazione volto a strutturare il settore delle industrie culturali e creative in Africa. Fornisce, inoltre, sostegno finanziario. Anche se è un supporto destinato alla struttura organizzativa, VFM ne beneficia indirettamente, attraverso un rafforzamento dell’organizzazione e delle competenze. Abbiamo anche partner fedeli nel nostro progetto tra cui OCP, un grande progetto culturale in Marocco, per non parlare del SACEM (Société des auteurs, compositeurs et éditeurs de musique, ndr) che supporta i suoi membri e partner in tutto il mondo e la Fondazione Hiba, che è una grande struttura culturale del Marocco.
Cosa dobbiamo aspettarci in termini di presenze di professional?
Come ogni anno, abbiamo ricevuto un centinaio di domande da tutto il mondo. Riceveremo diverse delegazioni da Paesi africani, tra cui Burkina Faso, Gabon, Senegal ... ma anche da diversi Paesi europei, dall’Asia e dalle Americhe.
E il programma musicale?
Il programma di quest’anno è molto ricco e diversificato, si va dalla musica tradizionale alla musica urbana, da artisti famosi ad artisti emergenti.

In che senso “Visa” può rappresentare una sponda per la collaborazione tra musicisti?
L’obiettivo di VFM è di far incontrare artisti di mondi diversi per scambiare e implementare progetti, per consentire agli artisti di crescere, soprattutto nei paesi del sud. Sono state create centinaia di date per artisti che hanno partecipato a VFM in Europa, Nord America, Africa e Medio Oriente.
Gli showcase sono aperti al pubblico?

Un’istantanea sull’industria culturale del Marocco?
C’è un dinamismo che mi sembra interessante. Sfortunatamente, siamo in ritardo su alcune aree. Abbiamo dei festival di altissima qualità, alcune grandi infrastrutture in costruzione, ma penso che ci sia molto altro da fare in termini di sviluppo delle capacità.
Cosa offrirà Rabat ai professional e ai turisti che verranno?
Rabat, la città delle luci, è la capitale culturale del Marocco. offre una vasta gamma di attività culturali e un patrimonio artistico da visitare. Una città in gran parte moderna, in cui, però, sono presenti quartieri che testimoniano il passato della città come la Medina e la Kasbah des Oudaias. Rabat è una città ricca di storia e ha un grande parco naturale.
Hai realizzato alcuni anni fa una ponderosa antologia di Chikhates e Chioukhs de l’Aïta. Ci illustri la rilevanza culturale e musicale del progetto?
L’antologia “Chikhates e Chioukhs dell’Aïta” rivela un panorama singolare della realtà contemporanea di un’arte popolare tramandata in Marocco dalla fine del XIX secolo. Si tratta di dieci dischi accompagnati da un libro trilingue (arabo, francese e inglese) che documenta i dieci CD audio appositamente registrati.

Quale potrà essere “the next big thing” da ascoltare?
Attualmente, sto lavorando a una nuova antologia relativa alla musica Amazigh, che sarà disponibile all’inizio del 2020.
Ciro De Rosa
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