Bentornati fra le pianure colombiane attraversate dall’Orinoco con l’arpa di Carlos "Cuco" Rojas e il gruppo cha ha fondato nel 1986. Dal vivo, il gruppo è un sestetto. Nel nuovo disco la sezione ritmica vede al contrabbasso Carlos Andres Cedeno e alle percussioni Wileiner Rodrigues Buitrago e Oliver Oicata. Quest’ultimo suona anche il quatro, insieme a Darwin Medina. La bandola è appannaggio di Dairo Aguilar mentre, dal 2000, la cantante è Ana Veydó.
Il nuovo album è stato in gestazione per anni e nasce innanzitutto come concerto dal vivo, avendo girato i palchi di mezzo mondo (Cimarrón vanta tour in una quarantina di Paesi ed in ogni continente). E’ indispensabile che sia così perché questa è musica che si fonde con la danza ed i passi dei ballerini sono parte e cuore di questi arrangiamenti tanto quanto gli altri strumenti. Accanto a maracas, cajón, surdo e tambora ascoltiamo i passi incalzanti dei ballerini nel dialogo con l’arpa, il contrabbasso e il cuatro. Il disco si apre con “Cimarronadas”, brano strumentale mozzafiato che segnala uno dei registri delle registrazioni, per poi lasciare spazio alla voce sicura e acuta di Ana Veydó in “Auténtica llanera”, uno dei brani emblematici di questo lavoro, con il video ufficiale del gruppo che rende omaggio ai balli popolari di questa regione e, in particolare, al joropo e alle feste a Maní uno dei diciannove municipi della provincia di Casanare nella regione “Orinoquia” di cui è un po’ la capitale turistica. “Tonada de la Palomita” è fra i singoli che stanno facendo conoscere “Orinoco” sia nel senso dell’album, sia delle pianure attraversate dall’omonimo fiume. Introduce nella strumentazione i flauti di corno di cervo che qui dialogano con arpa e tambora, a dar vita a sonorità inedite nella tradizione joropo, adatte ad evocare la bellezza, ritratta nel video promozionale, dei Cerros de Mavecure, tre monti nel cuore dell’Amazzonia Colombiana care al mondo spirituale delle popolazioni indigene che li mettono in relazione con il ciclo dell’acqua e del fiume Inírida. La canzone stabilisce una connessione fra la tradizione culturale indigena e le canzoni della mungitura dei contadini delle pianure dell’Orinoco. Gli arrangiamenti acustici sono sempre indovinati, nei contesti più diversi: nei tempi medi di "Arpa del horizonte" che lascia libero di improvvisare Carlos "Cuco" Rojas, ma anche nella rivisitazione di un classico di Simón Díaz, "Caballo viejo", o nei ritmi marcati di "Cuerdas al galope". Il gruppo privilegia soprattutto i tempi veloci come in "Zumbajam" che sa interpretare con molta energia, ma sa essere anche particolarmente teatrale ed espressivo come in "Parranda quitapesares", o adottare arrangiamenti vicini al flamenco, per esempio nel brano "Cantar de la tierra mía".“Maraca y fiesta” chiude la serie delle tredici tracce cantando a gran voce il fiume Orinoco. Mentre con questo repertorio il gruppo è in tour da mesi con tappe in Asia ed in Africa, l’album è in corsa per i Grammy Latinos 2019.
Alessio Surian
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Sud America e Caraibi