La nuova edizione del Festival delle Ciaramelle - di cui Blogfoolk è media-partner - si è svolta ad Amatrice, Accumoli e Cittareale dal 9 all’11 agosto. Il programma ha visto la presenza di artisti, studiosi, suonatori, cantori e danzatori “tradizionali”, insieme a diversi soggetti che hanno contribuito a far conoscere il territorio e le sue caratteristiche storico-culturali e paesaggistiche. Come è stato sottolineato nel corso della conferenza stampa, alla quale hanno partecipato tutti i soggetti che, da prospettive differenti, hanno sostenuto il festival (Fondazione Varrone di Rieti, Fondazione Livorno e i Comuni di Accumoli, Cittareale ed Amatrice), non si può non tenere conto dei problemi legati al sisma che ha colpito l’area (problemi che hanno, come si può immaginare, un riflesso diretto anche sulla logistica del festival). Ma allo stesso tempo si lavora per individuare le giuste traiettorie per affrontarli: investire e puntare l’attenzione (anche di soggetti non locali) sugli elementi culturali e storici dell’area è una delle possibili soluzioni.
Perché riconnette le persone a un territorio che rischia di essere abbandonato e dimenticato, e produce interesse verso alcune delle peculiarità che storicamente lo hanno rappresentato. Sebbene il festival (che è alla sua quarta edizione) sia nato prima che il sisma colpisse la zona, oggi si pone anche come momento necessario di elaborazione del presente, lasciandosi attraversare dalle istanze sociali più pressanti e valutando, attraverso la riflessione sulla musica, la danza, le capacità espresse in ambito popolare (di tradizione orale), i nuovi scenari che possono configurarsi nel contesto amatriciano. L’impianto del programma e lo staff del festival hanno dimostrato questa intenzione, riuscendo a sviluppare in modo coerente le direttrici di cui abbiamo accennato e incardinando l’evento su tre elementi chiari ed essenziali: cultura popolare (musica, danza, poesia in ottava rima), studio delle tradizioni (incontri di studio, laboratori didattici, seminari), paesaggio (in un’accezione inclusiva che comprende la cultura culinaria, la scoperta dei sentieri e il fenomeno della transumanza.
A quest’ultimo è stato dedicato, oltre all’evento di apertura “Transhumer/Trasumanar. La transumanza come metafora antropologica” a cura di Piero Arcangeli, l’incontro “La transumanza e la cultura popolare: la civiltà della transumanza candidata a patrimonio immateriale UNESCO”, a cura di Armando Nanni). Come nelle edizioni precedenti, anche quest’anno è stato possibile “attraversare” l’area e godere del paesaggio grazie alla “passeggiata musicale”, che si è tenuta domenica ad Accumoli, anello del santuario della Madonna delle Coste, ed è stata intervallata dagli interventi musicali dei musicisti ospiti. Uno degli aspetti più interessanti che Giancarlo Palombini, ideatore e direttore del Festival, ha sviluppato fin dall’inizio è la presenza, in una dimensione comparativa, delle ciaramelle. Difatti, in una prospettiva che combina l’interesse etnomusicologico e la possibilità di inserire anche gli strumenti tradizionali in un quadro performativo di spettacolo (o comunque fuori dello spazio tradizionale), Palombini ha fatto sì che lo strumento principe dell’area godesse delle migliori attenzioni.
Da un lato creando le condizioni perché lo si potesse ascoltare, attraverso le esibizioni di suonatori locali e nel quadro esecutivo tradizionale dell’area, come l’improvvisazione poetica (ricordiamo che la sera di venerdì alcuni poeti della zona altosabina e il ciaramellaro Alessio Mariani si sono esibiti per commemorare il centenario della nascita di Celestino Ciaralli, tra i più grandi rappresentanti della poesia improvvisata in ottava rima). Dall’altro lato, l’aerofono senza bordone, è stato presentato entro un contesto di studio e comparazione con strumenti affini. A questo scopo, oltre alla presenza di Salvatore e Pietro Orlando, suonatori di zampogna di Porticello in provincia di Palermo (ai quali va il merito di aver riportato in auge, da alcuni anni a questa parte, il grande aerofono siciliano), è stato organizzato il seminario sulle zampogne a chiave siciliane, a cura di Sergio Bonanzinga, e i due incontri raccolti sotto il titolo “La zampogna di corte”: il primo, “Dalla sordellina rinascimentale a quella barocca, a cura di Goffredo Degli Esposti, e il secondo, “La sordellina di Settala”, a cura di Marco Tomassi.
Stage e laboratori sono stati dedicati al saltarello, al tamburello e al canto sabino. Quest’ultimo, a cura di Susanna Buffa, è stato incentrato sul repertorio di Italia Ranaldi, mentre gli altri due sono stati curati da Franco Moriconi. Sabato 10 ad Amatrice si è esibito Raffaello Simeoni, polistrumentista, cantante e compositore tra i rappresentanti più importanti del panorama italiano delle musiche di ispirazione popolare. Il suo ultimo lavoro, “Orfeo Incantastorie” (album doppio e ricco di suggestioni, sia strumentali che narrative), è stato votato come Miglior Album al Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale italiana. Per questo, nella tarda mattinata di sabato, è stato presentato in una discussione con l’autore, intervallata da una breve performance. La chiusura del festival è stata affidata a “Festa di Frontiera”, il concerto di Officine Meridionali Orchestra, progetto di Giulio Gabriele (voce e organetto) che riunisce i rappresentanti più importanti della musica ciociara e giovani artisti del sud Italia.
Daniele Cestellini
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