In Italia, da almeno trent’anni, i costruttori di zampogna e ciaramella non sono più marginali ma hanno un mercato molto attivo, si producono nuovi modelli di strumenti e ad imbracciarli non sono più suonatori legati al mondo pastorale e contadino, bensì musicisti di Conservatorio, artigiani e professionisti borghesi, studenti ed etnomusicologi. Insomma, l’antico aerofono a sacco, la cui storia va ben oltre le novene pre-natalizie, gode di buona salute nella Penisola, anche a guardare le manifestazioni musicali e i festival in cui la zampogna è primadonna. Pure, nuovo impeto agli strumenti popolari stanno dando i processi di patrimonializzazione, che favoriscono anche nuove ricerche e scavi nella memoria delle comunità.
Queste sono le motivazioni alla base della giornata di studi, promossa a Salerno a novembre del 2018, i cui atti sono disponibili nel volumetto. Difatti, il progetto “Musei nella rete: la tradizione zampognara in provincia di Salerno” intende affrontare lo studio scientifico, la valorizzazione delle zampogne e delle ciaramelle sul territorio salernitano, nell'ambito delle attività di conoscenza e tutela afferenti al settore del patrimonio demo-etnoantropologico della Sovrintendenza ABAP di Salerno e Avellino.
Nell’odierno territorio della provincia di Salerno, la zampogna è uno strumento largamente utilizzato, dal Cilento al Vallo di Diano, dall’Alta Valle del Sele alle zone montane della Costa d’Amalfi. Dello stato dell’arte dà conto la pubblicazione, che oltre alle presentazioni istituzionali, si avvale di diversi contributi di studiosi e operatori culturali. Si incomincia con Roberta Tucci, la quale ricostruisce la storia dell’interesse nei confronti della zampogna nell’Italia centro-meridionale. Vincenzo Esposito interviene sulla necessità di ripensare lo sguardo sulla tradizione sulla scorta di un noto saggio di Gerard Lencloud. Sulle ricerche attuali in area salernitana scrivono la curatrice Rosa Carafa (Responsabile del Settore demoetnoantropologico della Sovrintendenza di Salerno e Avellino) e Mattia Esposito, il quale interviene sulla presenza zampognara sulla costiera amalfitana. Le comunicazioni di Felice Cutolo e Antonio Giordano (musicista della Compagnia Daltrocanto sempre on the road e mente ideativa e operativa dietro questo progetto) si muovono la prima all’interno dell’azione di salvaguardia della memoria della pratica strumentale del suonatore e costruttore Carmine Trimarco, che ha operato nei primi cinquant’anni del secolo scorso, la seconda riflettendo sulle nuove ricerche in atto, ma anche sulla carenza di sistematicità e su una realtà di pratica musicale non del tutto emersa, e che, d’altra parte, è un imperativo culturale riportare alla luce. Del passato della ricerca etnomusicologica e della riproposta folk danno conto Ciro Caliendo, Marzia Magliacane e Francesca Piro, portando all’attenzione il ruolo seminale del Teatrogruppo di Salerno. Da Paola Apuzza giunge il contributo sulle testimonianze figurative sulla zampogna nel salernitano e nell’avellinese. Antonietta Caccia (Presidente del Circolo della Zampogna di Scapoli) presenta le ragioni della proposta di candidatura della zampogna alla Lista del patrimonio immateriale dell’umanità istituita dall’UNESCO; Maria Alessandra Rocco si sofferma sulla rinnovata tradizione zampognara nella città di Salerno, mentre Sandra Sautoni parla degli strumenti musicali popolari nell’attuale contesto di valorizzazione e tutela.
Il lavoro rispecchia una parte della realtà zampognara del salernitano: sorprende un po’, infatti, che il volume non analizzi nello specifico la vivace realtà costruttiva e performativa cilentana. Tuttavia, già si preannunciano nuove iniziative di studio che non mancheranno di estendere le informazioni sugli altri contesti zampognari del salernitano. In appendice, sono riportate importanti indicazioni sullo stato della ricerca nel territorio, uno stralcio autobiografico del suonatore Raffaele Sabatella e un’intervista di Ciro Caliendo a Carmine di Lione, storico suonatore di Colliano, i cui altri grandi suonatori e costruttori di zampogne sono ricordati nel successivo breve scritto di Caliendo.
Siamo di fronte a un’iniziativa editoriale e di studio da lodare, perché parte da un territorio – quello salernitano – centrale nell’universo della zampogna nell’Italia centro-meridionale, ieri come oggi, dove ancora molto si deve fare in termini di ricerca e di valorizzazione di strumenti che risuonano ancora, che sanno parlarci oggi non solo come testimonianze di pratiche arcaiche legate al mondo agreste e pastorale. Info per richiedere il volume, che non è in vendita ed è stato stampato a tiratura limitata, http://ambientesa.beniculturali.it e Antonio Giordano, antonio.giordano@beniculturali.it
Ciro De Rosa