Dieci anni fa, la pubblicazione del pregevole libro con cd “Sorelle Gaballo. Canti polivocali del Salento Nardo/Arneo", edito da Kurumuny con la curatela di Dario Muci, ha aperto uno straordinario spaccato sulla tradizione musicale della Terra D’Arneo e di Nardò, area del Salento scarsamente battuta dalle ricerche etnomusicologiche nazionali e locali la cui attenzione si era focalizzata, quasi unicamente (e andrebbe aggiunto inconsapevolmente), sull'importante lascito di Luigi Stifani. Attraverso un lavoro accurato di riordino sistematico e trascrizione, Dario Muci ha riportato alla luce un corpus di canti polivocali di straordinaria bellezza, eseguiti para-uce, alla stisa dalle quattro voci delle Sorelle Gaballo, senza accompagnamento musicale. Dopo l’infanzia trascorsa in campagna, il matrimonio e l’emigrazione, Ada, Maria Rosaria, Mimina e Franca, sollecitate dalla figlia di quest'ultima si erano ritrovate a cantare insieme intorno ad un tavolo, tornando a cantare come "allora". L'"Allora" è quel secondo dopoguerra in cui erano cresciute lavorando nei campi accanto ai genitori ed ogni sera, si radunavano intorno alla mamma che suonava l’organetto e al padre che cantava per quello che era “il momento più bello della giornata”. Se il primo volume presentava una selezione delle tante registrazioni effettuate nel corso di quell’opera di disvelamento, a gettare nuova luce su questo repertorio, è il recente cd-book monografico “I canti narrativi a Nardò”, pubblicato da Nauna Cantieri Musicali, associazione di promozione sociale, nata con l’obiettivo di esplorare i sentieri meno battuti della tradizione salentina. Rispetto alla precedente, questa nuova pubblicazione raccoglie le registrazioni di quindici canti narrativi, ballate che raccontano vicende reali o immaginarie di fatti e persone in una sequenza di strofe più o meno lunga con un ritmo disteso. Si tratta di "storie di santi, d'amore, morte e guerra" che riannodano i fili del tempo, facendo emergere l’interscambio continuo che avveniva tra le diverse culture regionali. Al contrario di quanto teorizzato, a fine Ottocento, da Costantino Nigra nell’individuare nell'Italia Settentrionale l’origine della ballata epico-lirica, le ricerche successive ne hanno evidenziato la presenza anche in quella Meridionale, dove spesso venivano reinventate. I canti, attraverso le voci dei cantori, si muovevano, cambiavano colore, adottavano stili e linguaggi differenti, arricchendosi di invenzioni ed innovazioni. Di tale fenomeno, questo cd-book rappresenta una testimonianza vitale, offrendoci in parallelo un esempio di ricostruzione della memoria, una “messa a punto di saperi complessi”, per dirla con le parole di Pietro Sassu. Tutto questo viene analizzato con dovizia di particolari e con taglio divulgativo da Eugenio Imbriani nell'illuminante contributo di approfondimento che impreziosisce il booklet del disco ed accompagna le trascrizioni dei canti raccolti nel disco. L'ascolto ci consente, dunque, di avere una visione ancor più dettagliata della ricchezza dell'articolato repertorio delle Sorelle Gaballo che apprezziamo ora alle prese con l’emblematica "Le dodici e quaranta", in cui si narra della nascita di Re Umberto I, ora riproporre canti d'amore ("Le letterine", "Sul ponte di Bassano", La Fontanella", Aspetta invano"), ora ancora alle prese con storie struggenti come quella di "Cecilia". "I canti narrativi a Nardò" è, insomma, un documento prezioso al quale avvicinarsi con attenzione e rispetto, cogliendo ogni sfumatura della poetica del canto delle quattro voci che si intrecciano e si inseguono appassionate e complici.
Salvatore Esposito
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