Ho ascoltato e visto dal vivo per la prima volta questo consolidato trio canadese francofono agli show case matinée del WOMEX 2018, quelli più adatti ad appezzare il suono acustico e a scoprire proposte insolite. Un bel set il loro, amabile per l’abilità con cui i musicisti facevano collimare la destrezza di strumentisti con la grande comunicativa e l’affiatamento tipico delle session e di chi suona insieme davvero da una vita. Emmanuelle Leblanc (voce, flauto, whistle, mandolino, piano, scacciapensieri e podoritmia) e sua sorella Pastelle (voce, fisarmonica, tastiere) sono originarie dell’Isola del Principe Edoardo, Pascal Miousse (violino, chitarra elettrica, stomp) proviene dalle Isole della Maddalena, il piccolo arcipelago situato anch’esso nel golfo di San Lorenzo, nel Canada orientale. Il trio vanta all’incirca quindici anni di carriera e ha all’attivo sei incisioni discografiche. Porta un titolo emblematico “Horizons”, disco nel quale il trio sembra aprirsi a nuove vie, introducendo strumenti elettrici, pur conservando l’energica combinazione di armonie vocali, violino (nello stile sincopato dell’area), mandolino, fisarmonica e podoritmia come avviene nell’iniziale “Elle Tempête”, adattamento di un testo tradizionale, cui segue un medley di reel “J’Aime Vraiment T1o1n Accent”. La canzone dell’Acadie “Fleur du Souvenir” è un calibrato intreccio di vocalità, il violino folk in bell’evidenza in contrasto con i fraseggi pop-californiani dell’organo. Di derivazione acadienne anche la ballata “L’hermite”, mentre le storie marinare di sirene sono attestate anche a quelle latitudini, come insegna la delicata “Sirènes à Roméo”, imperniata su flauti e piano, in cui le creature marine vengono in soccorso del nonno di Pascale, pescatore di aragoste, alle prese con le acque oceaniche. La title track è un set di jig d’autore (Emmanuelle Leblanc) di impronta scozzese con un feeling molto contemporaneo nell’arrangiamento, così come avviene nella deliziosa successiva “Bi Bi Box”, canzone d’amore ispirata a materiali d’archivio. Si passa, quindi, per lo swamp-rock cajun “Les Clefs de la Prison” (un tributo alla grande migrazione-deportazione acadienne nella Louisiana), ci si lancia nuovamente nel ballo con l’accoppiata di reel che va sotto la denominazione di “Le Miraculè”, si resta sospesi (e un po’ spiazzati) con il clima folk-soul di “L’Autre Femme” e con il lilting altrettanto vellutato di “Âmes Soeurs”, omaggio di Emmanuelle LeBlanc alle “soulmates”, messo in coda a un album che è stato nominato tra i migliori dischi dell’anno nella categoria “Traditional Roots Album” dei premio nazionale JUNO. Cercateli. http://vishten.net
Ciro De Rosa
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