Riccardo Pettinà Quintet – Circleland (Indijazzti Records, 2018)

Attraversando il mare magnun della scena jazz italiana si ci può imbattere tanto in produzioni discografiche dal taglio derivativo e di scarsa originalità, magari anche infarcite di prestigiosi featuring, quanto di scoprire dischi interessanti e dalle radici ben salde nella migliore tradizione afroamericana ed europea. E’ il caso di “Circleland”, registrato dal pianista Riccardo Pettinà con il suo 5et, formazione che lo vede affiancato da Federico Pierantoni (trombone), Enrico Di Stefano (sax contralto), Riccardo Di Vinci (contrabbasso) e Marco Soldà (batteria), quattro giovani e talentuosi strumentisti veneti dal solido background musicale. Composto da sette brani originali, il disco si dipana attraverso spaccati immaginifici, brillanti intuizioni melodiche ed aperture evocative, il tutto caratterizzato da una calligrafia compositiva mai banale e permeata da contaminazioni sonore ed echi di hard bop. Durante l’ascolto a spiccare è la cura per gli arrangiamenti nei quali spicca il serrato interplay tra il pianoforte e i fiati con la sezione ritmica a supportare il dialogo costante tra le voci strumentali. Aperto dal crescendo di “Friday’s Days” nella quale giganteggia il pianoforte di Pettinà, il disco entra nel vivo con “Fascicolo 14” nella quale a spiccare sono il sax di Di Stefano e il trombone di Pierantoni e con la poetica “It’s Ok Be Good” incorniciata dalla tessitura ritmica di Di Vinci e Soldà. Se “Circleland for Dani” è una elegante e raffinata ballata che rimanda alle migliori pagine della poetica di John Coltrane, la successiva “Grace” si muove sinuosa introducendoci allo swing di “Title”. I quasi otto minuti della superba “Waste Paper” chiudono un lavoro pregevole che non mancherà di sorprendere quanti gli dedicheranno un attento ascolto. 


Salvatore Esposito

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