Non ha bisogno di presentazioni, Antonello Ricci, musicista e antropologo, docente di discipline demo-etnoantropologiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma, autore di numerosi studi e pubblicazioni sulle musiche tradizionali in Calabria, sull’antropologia dei suoni e sull’etnografia visiva. Ricci ha congegnato questo volume con Mimmo Morello, apprezzato polistrumentista (tamburello, chitarra, mandolino, organetto e zampogne), costruttore di ance e cantante di Palizzi, paese reggino dell’area grecanica situato sul versante ionico aspromontano.
Il titolo dell’opera rende bene l’idea dei nodi metodologici e interpretativi di questo studio dal taglio dialogico, che sceglie di esaminare la costruzione dell’identità familiare e sociale, i meccanismi di trasmissione e dell’apprendimento dei saperi musicali all’interno del gruppo familiare dello stesso Mimmo Morello (classe 1980) e le dinamiche culturali che orientano la pratica della musica (p. 7) in quell’area della Calabria.
In una sintonica condivisione di intenti con lo studioso, il polistrumentista è allo stesso tempo attore/ricercatore, soggetto/oggetto, interprete consapevole dell’indagine e delle rilevazioni, rispetto alle quali all’accademico Ricci è toccato il ruolo di orientarle sul piano metodologico, di curarne l’organizzazione formale e di montarne i materiali ai fini della pubblicazione.
Nello svilupparsi del volume, si fa la conoscenza con la genealogia di Mimmo e con differenti figure della sua famiglia allargata: sono generazioni di suonatori, cantatori e ballerini, la cui autorevolezza contribuisce a definire l’identità familiare-musicale («modello musicale familiare come nucleo generativo di un’idea di suono», p. 16) e concorre alla formazione culturale, musicale e coreutica di Morello. Nella lunga intervista raccolta, lo stesso Morello ricostruisce il suo avvicinamento alla pratica strumentale, descrive i contesti collettivi di uso degli strumenti, le relazioni tra musica e credenze popolari locali, la sua acquisizione di tecniche e stili e l’evoluzione del suo fare musica in rapporto ai mutamenti sociali e agli accadimenti di ambito familiare.
Imprescindibile è la documentazione sonora, comprendente quarantanove brani che rappresentano un ampio ventaglio di repertori (tarantelle, muttetti, ninne nanne, suonate a ballo, canzoni, proverbi, filastrocche). Consistente anche l’apparato fotografico, con ottanta scatti che riprendono fasi della vita familiare e musicale di Morello. Nel DVD allegato sono contenuti “Suono di famiglia”, un video realizzato nel corso delle sessioni della ricerca dal conterraneo regista e videomaker Nino Cannatà (lo ricordiamo, tra le altre cose per i suoi film “A’ Ntinna” e “Suoni d’Aspromonte”) e tre filmati privati a carattere familiare (“Battesimo di Leo Morello”, “Prima Comunione di Mimmo Morello” e “Gara di tarantella”), anch’essi rilevanti come documenti di storia del costume e delle «modificazioni socio-culturali ed economiche delle famiglia» (p.67). Va detto che il montaggio del materiali video è in stretta relazione con la narrazione del testo, così come le immagini fotografiche e i documenti sonori audio partecipano dello sviluppo espositivo.
“Suono di famiglia” si rivela un importante studio etnografico e musicologico, non soltanto sul piano dell’approccio metodologico ma anche perché rappresenta un ulteriore contributo alla conoscenza della vivace cultura musicale di una comunità aspromontana e di uno dei personaggi di rilievo che animano il patrimonio tradizionale calabrese.
Ciro De Rosa