Paolo Tarsi – A Perfect Cut In The Vacuum (Anitya Records/Rebirth/Acanto, 2018)

A due anni dalla pubblicazione dell’Ep “Petite Wunderkammer”, il musicista e produttore marchigiano Paolo Tarsi (1984) torna con un ambizioso progetto che in 21 tracce e due Cd contamina sonorità ambient, elettronica, Kosmische Musik e synth-pop. Dopo “Forniture Music For New Primitives” (2015) e lo splendido tributo a John Cage “Dream In A Landscape” (2015) realizzato in collaborazione con Fauve! Gegen A Rhino, la nuova fatica di Tarsi è una curiosa indagine sonora che esplora quel senso di ansia del vuoto innato nella natura umana, un Horror Vacui che i primitivi della terra cercavano di colmare riproducendo immagini di scene quotidiane sulle pareti spoglie delle caverne. Condizione esattamente opposta a ciò che si trova ad affrontare l’uomo di oggi, completamente saturo di input mediatici a cui corrispondono un eccesso di segnali auditivi e visivi, che generano una sorta di Horror Pleni – un orrore del troppo pieno – in contrasto con l’antico Horror Vacui dell’uomo preistorico. Queste parole tratte dal comunicato stampa ufficiale, delineano molto bene il “profilo narrativo” dell’intera opera. Ad avvalorare ulteriormente il “concept”, i lati del primo album: Unique Forms of Continuity in Sound, sono sottotitolati rispettivamente Horror Pleni e Horror Vacui.Come per il precedente “Forniture Music For New Primitives”, Tarsi ha realizzato il suo recente progetto coinvolgendo un incredibile cast di musicisti molto diversi per caratteristiche ed esperienze, eppur perfettamente coordinati dal compositore che qui, un po’ come faceva Brian Eno “qualche” anno fa, diventa anche un vero e proprio “regista”. ( Vedi in particolare “Here Come The Warm Jets”, “Taking Tiger Mountain (By Strategy)”, Another Green World, ecc...). In questo caso gli ospiti sono davvero numerosissimi, si spazia con disinvoltura da Emil Schult, Eberhard Kranemann e Fernando Abrantes (Kraftwerk), a figure di punta del Canterbury Sound come John Greaves (Henry Cow, National Heath) o Jimmy Hastings (Soft Machine, Caravan), sino ai “nostri” Andrea Tich, Valerio Cosi e Paolo Tofani. Nella prima parte dell’album, che presenta una serie di rimandi e citazioni a “Forniture Music”, troviamo anche delicati esperimenti elettro-acustici come l’ottima divagazione ambient “Texture Of Clouds” con il piano elettrico di Nick Judd (Brian Eno) e il violino di Hoshiko Yamane (Tangerine Dream), o “In The Supreme Hashish of Our Dream, Part 1” con un contributo di Jimmy Hastings al clarinetto basso. “In The Supreme Hashish of Our Dream, Part 2”, prosegue aggiungendo all’elettronica e alle “Cut up strategies” di Tarsi una costante pulsazione ritmica e parti per chitarra affidate ad Amaury Cambuzat e Valerio Cosi che conferiscono alla composizione una curiosa “energia cinetica”. Il secondo disco “Artificially Intelligent” cambia registro affrontando il tema dell’intelligenza artificiale e concentrandosi su sonorità technopop. All’ascolto ritroviamo sostanzialmente più versioni, differenti per lingua e remix di un unico brano “Artificial Intelligence”, chiaro e azzeccato omaggio alle classiche sonorità dei Kraftwerk (post “Autobahn”). Come prevedibile, date le premesse, il risultato complessivo non può che rivelarsi molto interessante, atipico ed eclettico. Tarsi è inoltre una personalità piuttosto peculiare nel panorama musicale Italiano, che fa della trasversalità un suo punto di forza. Da tempo (e per attitudine) particolarmente vicino sia al mondo dell’arte che a quello del teatro e della musica (contemporanea, jazz e rock), Paolo riesce sempre a convogliare all’interno di un proprio progetto una molteplicità di impulsi e linguaggi, spingendosi ben oltre la “semplice” idea di disco sino a concepire un vero e proprio percorso multidisciplinare dove spesso arte, musica e comunicazione, s’incontrano per dare origine a un’opera più complessa e sfaccettata. Come altri suoi lavori, “A Perfect Cut In The Vacuum” va in questa direzione. L’artwork del disco e i video realizzati da Luca Domeneghetti, Roberto Rossini, Emil Schult e Ahmed Emad Eldin, sono stati infatti presentati in esclusiva nel corso dell’esposizione artistica “Bad Consumers” ospitata dal 12 al 29 luglio presso il Palazzo Ducale di Genova e documentata dal catalogo omonimo pubblicato da Ventura Edizioni. Per concludere, se siete alla ricerca di suoni curiosi, inconsueti e audaci, ascoltate Paolo Tarsi, non vi deluderà, ne sono certo.


Marco Calloni

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