“Chinese Buddhist Temple Music” sa catapultare nel passato ogni appassionato di cultura orientale rielaborando pezzi tradizionali della dinastia Ming proposti con gusto e delicatezza. Nato dall’incontro tra i tre gran maestri Bao Jian, Hu Jianbing e Gao Hong, l’album racchiude quattro brani della tradizione monastica cinese, sviluppatosi dall’incontro tra musica popolare e di corte. La musica del tempio Zhihua è una delle forme più antiche di musica tradizionale cinese sopravvissute fino ai giorni nostri. Tramandata perlopiù oralmente per ventisette generazioni, viene ancor oggi proposta da sei monaci Buddhisti all’interno del tempio. Molti dei brani vennero segretamente portati dalla corte al tempio da Wang Zhen, primo eunuco con potere politico nella dinastia Ming, nel 1443, anno di costruzione del tempio. Dei 300 brani originali solo 40 sono sopravvissuti ai passaggi generazionali e possono ancor oggi essere apprezzati nella loro interezza.
La musica è particolarmente lenta e statica, caratteristica necessaria alla meditazione e al rilassamento. Basata su armonie semplici, spesso un susseguirsi di cadenze plagali, e melodie ripetitive, colpisce sicuramente per la ricchezza dinamica e sonora. Nell’album, in particolare, queste caratteristiche raggiungono il loro apice estetico grazie alla perizia dei musicisti. Bao Jian siede nell’olimpo dei suonatori di guanzi, piccolo fiato a doppia ancia. Sfoggia, seppur con modestia, la grande padronanza tecnica arricchendo le melodie con trilli, vibrati e glissando che rompono la monotonia melodica senza essere invasivi. Hu Jianbing, ex Silk Road Ensemble, è il più celebre tra i suonatori di sheng, strumento peculiare appartenente alla famiglia degli organi a bocca. Il calore del suono e la ricchezza armonica di Jianbing non hanno rivali e regalano ai brani grande umanità, ricordando nelle dinamiche le potenzialità della voce. Il collante armonico è infine la pipa, antico liuto piriforme, di Gao Hong. Pluripremiata ed esperta acclamata di musica popolare cinese, supporta, rinforza e risponde ad ogni frase esposta dagli altri musicisti tessendo una solida tela che sorregge senza dare nell'occhio.
Se il linguaggio può risultare stancante a chi non ne è avvezzo, l’album non può non stupire, quantomeno ad un primo ascolto, per la ricchezza acustica ed il carico emotivo che porta. Con una coerenza strabiliante i tre musicisti evocano immagini nitidissime del passato cinese, cristallizzate nelle forme musicali antiche proposte e riscaldate dall'incredibile interpretazione degli artisti.
Edoardo Marcarini
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