Nancy Vieira – Manhã Florida/Lucibela – Laço Umbilical (Lusafrica, 2018)

Dalla prestigiosa scuderia Lusafrica, ecco due vocalist che possiedono i numeri per imporsi ben oltre la nicchia della world music. Iniziamo da Nancy Vieira, nata in Guinea Bissau (1975) da una famiglia capoverdiana di rango, che ha partecipato alla lotta di indipendenza guineana accanto ad Amilcar Cabral (in seguito il padre ha avuto incarichi di governatore e ambasciatore dallo stato di Capo Verde). Nancy ha compiuto studi universitari a Lisbona, dove ha ampliato le sue influenze musicali, che si estendono ben oltre le espressioni tradizionali dell’arcipelago atlantico, toccando la musica d’autore brasiliana, passando per i modelli sonori cubani e il pop anglo-americano. Discograficamente, esordisce nel 1995 con “Nôs Raça”, cui sono seguite collaborazioni con artisti locali e internazionali, e altri quattro album a suo nome (“Segred”, “Lus”, “Pássaro Cego”, in coppia con Manuel Paulo, e “Nô Amá”). Prodotto da Teofilo Chantre, charmant artigiano di note di esperienza parigina, autore anche di due brani (la title track e la coladera-samba “Les Lendemains de Carnaval”, in cui la Vieira duetta con Raphaële Lannadère), “Manhã Florida” abbraccia un repertorio vario per impronte ritmiche e stilistiche che, attraversando generazioni di autori capoverdiani, trova espressione nello squisito sound acustico costruito da un gruppo di primattori e turnisti (chitarre, cavaquinho, chitarra basso, contrabbasso, piano, violino, sax e percussioni), che fanno da contorno alla voce luminosa di Nancy. Bella l’iniziale “Mi Sem Bo Amor”, scritta da Vitorino Chantre (celebre papà di Teofilo); non sfigurano i due numeri composti dall’ex-ministro della cultura Mário Lúcio (“Passion” e “Sunha Dor”), i classici “Mar di Lua Cheia” di Eugénio Tavares, “Bela”di Kaká Barboza e l’inedito “Fede d’Fidju” di Tiolino, autore di Santiago, mentre la Vieira sigla di suo pugno “Porto Inseguro”. Insomma, Grazie al filo conduttore assicurato dal calore vocale di Nancy, viene voglia di non fermarsi al primo ascolto. 
È all’esordio, invece, un altro nuovo talento nativo di Saõ Nicolau (Barlovento) ma cresciuto a Mindelo (Saõ Vicente). Si tratta della trentunenne Lucibela Santos, voce piena di grazia, dal piacevole vibrato, debitrice in termini di ispirazione tanto alla canzone brasiliana quanto alle icone del canto isolano. Le controversie della vita l’hanno portata a diventare chanteuse negli hotel e nei ritrovi turistici di Mindelo, e in quelli delle isole di Sal e Boa Vista, prima di trasferirsi a Praia, capitale dell’arcipelago, dove ha incontrato il suo mentore Kaku Alves, già chitarrista di Cesaria Evora, e preso parte a talent show televisivi che le hanno portato grande notorietà, aprendo nuove opportunità artistiche. Dal repertorio tradizionale locale la cantante – oggi residente a Lisbona – si è allargata ai materiali di autori conterranei, dai maestri del passato come Manuel de Novas, Jorge Humberto e Betu, al presente rappresentato da Mário Lúcio e dalla nuova stella Elida Almeida. Sono i nomi che costituiscono la centralità compositiva di “Laço Umbilical” (una morna inedita scritta da Betu). A costruire arrangiamenti che non mancano indubbiamente di gusto, ci ha pensato Toy Vieira (chitarra e cavaquinho), musicista della vecchia guardia che ha all’attivo molti successi. La morna tradizionale “Chica di Nha Maninha” apre alla grande un album inappuntabile. Volendo segnalare i temi più riusciti, citiamo “Dona Ana” di Manuel de Novas, “Mi e Dode Na Bô Cabo Verde”, composta da Dany Mariano, la canzone che dà il titolo al disco scritta da Betu e la coladera tradizionale “Stapora do Diabo”. Tenda l’orecchio chi non intende privarsi di canzoni ben confezionate, eleganti e melodiose. 


Ciro De Rosa

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