Artisti Vari – #100 Great tunes from Scandinavia (Nordic Notes, 2017)

Raccolta densa e pressoché imprescindibile per chi vuole orientarsi nello spazio rarefatto del folk scandinavo. Il doppio album dal celebrativo titolo “#100 Great tunes from Scandinavia” racchiude l’ottimo lavoro che la Nordic Notes - label di base a Langenzenn in Baviera - ha svolto a partire dal 2005. Un lavoro di selezione, di scoperta e di produzione concentrato sulle musiche del nord Europa e proiettato a far conoscere al mondo le interpretazioni contemporanee delle tradizioni musicali scandinave (“Qualcuno potrebbe chiedersi perché ci sono solo brani relativamente recenti in questa raccolta. In alcuni casi semplicemente non è stato possibile pubblicarne alcuni per questioni legali, ma il fatto più importante è che io ho voluto rappresentarle here and now”, ci dice Christian Pliefke, manager della label). Insomma, un compito mica facile, ma che sta dando ottimi risultati, sia in termini quantitativi che qualitativi. Soprattutto perché attraverso la Nordic riusciamo a esplorare un orizzonte sostanzialmente nuovo. Che abbraccia un panorama sonoro segnato da traiettorie a volte centrifughe, ma che condividono il ricorso alle tradizioni espressive popolari e, in generale, al contesto storico e sociale di origine. Allo stesso tempo, gli artisti presenti in questa summa scandinava ci informano su una prospettiva musicale legata spesso alla sperimentazione, all’uso di una vasta gamma di strumenti e strumentazioni (anche elettroniche) che, nel loro insieme, definiscono una novità interessante nel panorama contemporaneo delle musiche “areali”, regionali, diciamo collocabili (per la presenza di elementi anche eterogenei ma determinanti) in una specifica area geo-culturale. E poi c’è un terzo elemento, che possiamo ricondurre all’operato della label. Ascoltando i circa trentacinque artisti selezionati, appare evidente la capacità di orientarsi in uno scenario complesso e molto eterogeneo al suo interno. Non credo sia facile, infatti, rintracciare gli elementi di contatto e di condivisione (non solo formale ma di contenuto, oppure di approccio) che possano determinare la coerenza necessaria a rappresentare una scena nel suo insieme. Ma l’operazione della Nordic funziona alla perfezione. E dopo aver ascoltato i due dischi della raccolta, ci si rende conto che ci sono soluzioni innovative e che (questo ci interessa di più) ognuno ha fatto il suo lavoro: le espressioni tradizionali sono state analizzate (“Kehtolaulu” di Maija Kauhanen), riproposte e rielaborate (“4 des 1945” di Anna Maria Björnsdottir), le lingue regionali utilizzate in corrispondenze interessanti con strutture musicali molto elaborate (“Metsakuningas” degli Estbel), molti meta-generi emergono con forza anche dalla Scandinavia, attraverso la passione per il jazz (“Arktik Traktor” del Joonas Widenius Trio), il folk acustico, un “assetto” da cantautorato fuori da ogni forma, una strumentazione variegata. Su un piano più “organizzativo”, si può notare l’attenzione che la Nordic ha riposo nella presentazione degli artisti. Difatti, ognuno ha la possibilità di ripercorrere la “storia” del brano che più gli interessa, attraverso i rimandi presenti nel booklet, che permettono di avere una prima descrizione del brano, dell’album da cui è tratto e dell’artista. Tra gli elementi più interessanti si possono annoverare quelli connessi all’uso della polivocalità, che è ben rappresentata in un paio di brani presenti nel primo disco. Si tratta di “Infall” del trio Folk’Avant e “Tuu Kerää” del quartetto Tuuletar. Entrambe le formazioni sono composte da donne. La prima, proveniente da Svezia e Finlandia, annovera soltanto due strumenti, il kantele e il fiddle, ed è strutturalmente orientata dalla costruzione di armonie vocali trascinanti ed elaborate dentro un’atmosfera molto elegante e delicata. Tuuletar (di cui abbiamo già parlato in queste pagine) è una band vocale finlandese, che aggiunge alle elaborazioni vocali il supporto di un beatbox, con il risultato di un andamento ritmico sempre serrato. Tra le proposte più interessanti vale la pena citare “Drench my soul” degli Arvvas, il duo composto dalla cantante finlandese Sara Marielle Gaup e il contrabbassista e cantante norvegese Steinar Raknes. Il brano mantiene un andamento serrato sin dall’inizio, sebbene si attesti su un’atmosfera felicemente estemporanea e imprevedibile. Tra gli elementi che meglio lo caratterizzano vi è la compresenza dello stile “yoik”, la vocalità tradizionale Sami, di cui la Gaup è una delle interpreti più conosciute, e l’eleganza ritmica del contrabbasso di Raknes. 


Daniele Cestellini

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