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Il terzo capitolo del progetto Xylouris White è una risultante dei primi due dischi, lo sperimentale “Goats” e il maestoso e solidissimo “Peak Mountain”, uscito appena un anno e mezzo prima di questo nuovo “Mother”, che completa e chiude la trilogia. Il duo australiano è composto del suonatore di laouto (cordofono greco, simile per foggia e suono all’arabo oud, al contrario del quale è però tastato) George Psaragiorgios Xylouris, cretese di nascita, ma ormai con Melbourne come patria di elezione, e dal batterista Jim White, già con Bonnie Prince Billy, PJ Harvey e Cat Power. L’apparentemente bizzarro accostamento fra i due strumenti, è in realtà una miscela matura e ormai consolidata: se da una parte è il laouto a caratterizzare il sound, lo stile di White, persuasivo ma versatile, ne costituisce giusto complemento. A completare il quadro, la voce di Xylouris, intensa e quasi rock nell’urgenza e negli accenti, come nella dura “Only Love” o tenue come nella traccia finale “Lullaby”.
Tradizione egea e post-rock sono i due ingredienti che formano la particolare alchimia che è il segreto del sound Xylouris White. Fra i brani convincono maggiormente quelli che in qualche maniera richiamano alla tradizione, come l’alternanza minore/maggiore di “Motorcycle Kondilies” e “Spud Gardens” con la voce di Xylouris che sa di ouzo e rebetiko e con il laouto, che nella musica cretese funge quasi sempre da accompagnamento alla lyra, che si prende la sua rivince sulla storia e sulla tradizione stessa.

Gianluca Dessì
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