Fingerstyle e scandinavian folk music sono i due poli entro cui si orienta J-P Piirainen, chitarrista raffinato di Joensuu in Finlandia. “Twined” è il titolo del suo nuovo album, nel quale riesce certamente a condensare le sue prospettive duplici di chitarrista e appassionato di musiche popolari (non soltanto nordic folk), componendo e arrangiando, in alcuni casi con l’aiuto di alcuni musicisti di cui diremo in seguito, dieci brani estremamente piacevoli e interessanti. Non si tratta del primo album di Piirainen, il quale può annoverare due prove precedenti, pubblicate nel 2015 (“Fight Back”) e nel 2014 (“First Steps”). Ma si tratta senza dubbio di un album che sospinge l’artista in una dimensione più internazionale, grazie soprattutto al fatto che la Nordic Notes ha pubblicato “Twined” in alcuni paesi europei, tra cui Germania, Inghilterra e Irlanda. Non sorprenderebbe se questo talento finlandese incontrasse l’interesse degli appassionati di chitarra, anche di quelli più selettivi. Innanzitutto perché la sua tecnica è tutto sommato ortodossa e coerente con i principi del chitarrismo acustico moderno: è pulita, lineare, spesso orientata da una dimensione percussiva trascinante, molto ritmica. Poi perché riesce a imprimere nell’andamento dei brani una serie di elementi che strutturano in modo coerente ogni parte, grazie anche alla produzione affidata al compositore e chitarrista Joonas Widenius. Tra questi elementi – che, per inciso, rappresentano alcuni degli aspetti più convincenti dell’album – possiamo riconoscere, come accennato in precedenza, il riflesso del panorama sonoro finlandese. Un panorama indirettamente evocato, nella usa dimensione popolare e volutamente localistica, attraverso delle strutture musicali che in molti casi riconducono la scrittura di Piirainen agli elementi di un paesaggio non estremo ma fortemente caratterizzante (ascoltate “White desert” pensando alla neve). Mi rendo conto che non è facile immedesimarsi in una descrizione così astratta, ma una volta compreso l’orizzonte di riferimento entro cui sono prodotti i brani, ogni ascoltatore riconosce i vettori di queste delicate rappresentazioni. Si può anche dire che Piirainen ci aiuta in questo, descrivendo, con poche ma equilibrate parole, ogni brano della scaletta di “Twined”. Allora, ascoltando “1+1”, il brano di apertura dell’album, comprendiamo le connessioni tra la chitarra e la danza, descritte da movimenti veloci incastrati dentro un ritmo serrato, che si aggrappa a una cadenza sicura della mano destra sulla “bocca” della chitarra. Allo stesso modo riusciamo a immaginare le foglie sospinte dal vento autunnale che anticipa l’inverno straniante di Helsinki dentro la melodia svolazzante di “Leaf rain”, elegante composizione nella quale ogni parte segue quella che la precede arricchendone il tema con piccoli ma significativi sviluppi e approfondimenti. Poi arrivano gli altri strumenti e il panorama si fa ancora più ampio, accogliendo una dimensione più articolata, entro la quale le voci amplificano la coerenza dell’idea dell’album. Tra le aggiunte più caratterizzanti vi è il kantele suonato da Mija Kauhanen in “Vastavirta/Countercurrent”. La linea melodica di questo brano è avvolgente sin dall’inizio, grazie al dialogo tra due strumenti che lavorano, sebbene da prospettive diverse, sia sul ritmo che sui fraseggi armonici. Uno dei momenti più trascinanti dell’album coincide con “Traffic”, il brano suonato con Petteri Sariola, altro virtuoso finlandese del fingerstyle. I due chitarristi qui si guardano fino alla fine, si riflettono a vicenda dentro un vortice di suoni e battiti, costruendo una melodia rimbalzata tra quattro mani leggere e sicure. L’album si chiude con “Kaksi polkua/Two paths”, una lunga e rarefatta composizione (di quasi nove minuti), che si trascina dietro tutti i brani che la precedono, distendendoli dentro un’arpeggiata dolce e rarefatta.
Daniele Cestellini
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