Gian Piero Alloisio - Resistenza POP (ATID/Edel, 2018)

Gian Piero Alloisio รจ un artista invisibile: lontano dai lustrini della popolaritร  e della televisione, da oltre quarant’anni รจ musicista, cantautore, drammaturgo di grande talento e dalla produzione cospicua e ponderosa. Gli esordi con l’Assemblea Musicale Teatrale, tre dischi di incredibile luciditร , musicale e testuale, voce del Movimento e del superamento del Movimento stesso, con un lavoro, l’ultimo “il Sogno di Alice”, del 1979 (disco dell’anno per la rivista Ciao 2001) che incarna alla perfezione il “sound” e le istanze (e le delusioni) del periodo; poi un bel disco solista “Dovevo Fare del Cinema”, collaborazioni con Guccini (firma “Venezia” e “Gulliver”) e Finardi (“Soweto” e “Musica Desideria”) e, soprattutto, quindici anni di stretta collaborazione con Gaber come co-autore di testi teatrali (soprattutto per Ombretta Colli) e aiuto-regista. E dopo ancora teatro, soprattutto con il Teatro della Tosse, e qualche sporadica concessione alla discografia. รˆ uscito pochi mesi fa il bellissimo libro “Il Mio Amico Giorgio Gaber” (Utet, 230 pp), in cui Alloisio racconta l’opera di Gaber, ma soprattutto Giorgio Gaber nel personale; ma c’รจ tanto anche della vita di Alloisio nel libro: aneddoti, curiositร  sul Gaber uomo di teatro, su come venivano concepite le opere, sui dubbi, le frenesie, le liti e la grande visione di un “uomo non superficiale”, come recita il sottotitolo del libro. Un libro che รจ anche uno spaccato sull’Italia degli anni ’80, con la “Milano da bere” e tutte quelle cose che ora troviamo insopportabili e che all’epoca stavano appena sorgendo: 
l’omologazione, il dominio della televisione, il debito pubblico e la stupiditร  di massa in primis. Un libro meraviglioso, che รจ anche uno splendido spettacolo, che in realtร  va in scena da dieci anni: un sentito tributo al genio e alla persona di Gaber, dove Alloisio canta (e bene) il repertorio gaberiano fra grandi successi e classici minori (fa piacere sentire un’accorata versione di “Ora Che Non Sono Piรน Innamorato”) intervallandoli con brani che per Gaber sono stati fonte di ispirazione (una bella traduzione di “Mon Enfance” di Jacques Brel) e brani dello stesso Gian Piero (la monumentale “Venezia”, resa celebre da Guccini, e “Ogni Vita รจ Grande”, portata al successo da Gianni Morandi). Uno show divertente, commovente e pieno di aneddoti insospettabili su Gaber e sui musicisti che attorno a Gaber gravitavano, da Jannacci a Battiato. Soprattutto uno show in cui l’unico protagonista dimostra di essere il migliore interprete di Gaber, un bravissimo cantante, un ottimo chitarrista, e, dote non comune, un eccellente intrattenitore. Alloisio torna anche sul mercato discografico con il disco/dvd “Resistenza POP” (distribuito da Edel), una bella raccolta di brani partigiani (fra cui una bellissima versione di “Dalle Belle Cittร ”, unico brano partigiano originale nella melodia e nel testo) canzoni originali e cover, nata dagli spettacoli teatrali sulla resistenza che Alloisio ha portato in giro per scuole e teatri negli ultimi anni. Due concerti in Sardegna, al Teatro Alkestis di Cagliari e al Vecchio Mulino di Sassari, entrambi sold-out, sono l’occasione per una lunga chiacchierata.

Questo bellissimo libro sul tuo amico Giorgio Gaber voglio sentirlo raccontato dalle parole dell’autore.
Innanzitutto tengo a dire che, come tutte le cose vere della vita, il libro mi รจ stato chiesto. Da solo non sarei stato capace ad imbarcarmi in questa avventura; e quando qualcuno, nel caso specifico un editore importante, ti chiede di farlo, significa che l’idea in qualche maniera รจ giร  nella storia, รจ matura. In realtร  faccio lo spettacolo su Gaber dal 2007, ma che potesse diventare 240 pagine di racconto non lo sospettavo: infatti ho accettato solo dopo aver iniziato a scrivere. Credo sia il sessantesimo libro su Gaber e, in parte lo ha giร  fatto con il suo libro Luporini, che ha tutto il diritto e il dovere di raccontare l’epopea del teatro-canzone e gli spettacoli, quello che mi interessava era raccontare Giorgio perchรฉ, secondo me, il valore culturale di Gaber sta proprio nella persona: mentre Dario Fo, รจ conosciuto nel mondo per le cose che ha scritto, Gaber รจ riuscito a fare le cose che ha fatto grazie alle sue straordinarie capacitร  personali. รˆ vero che come cantautore puรฒ essere considerato marginale rispetto a un Guccini (io ho lavorato con entrambi), come quantitร  di produzioni, come vendite etc, ma come influenza, quella di Gaber รจ superiore, sulla lunga durata, a quella di qualsiasi altro personaggio dello spettacolo italiano. Un uomo dalle virtรน addirittura profetiche, di grande visione. 

Nel libro ci sono una serie di ricordi, aneddoti e storie inedite, serie e divertenti su Gaber artista e uomo, e sulla tua vita ma anche motivi di riflessione. Mi ha colpito molto una serie di tue considerazioni sul teatro-canzone.
Il teatro-canzone non รจ come qualcuno crede, semplicemente l’accostare di canzoni e prosa. Nasce come strumento di intervento sul presente, quindi ci deve essere un tema. L’accostamento delle due componenti deve avere un senso. Spesso si crede che basti usare parti recitate e canzoni per fare teatro-canzone ma non รจ cosรฌ. La domanda era “Cosa raccontiamo noi oggi del presente ?” ad esempio le difficolta di essere naturali nel proprio corpo, o la necessitร  di costruirsi maschere per sopravvivere senza uccidere le cose buone che abbiamo dentro. 
Ad esempio in “Far Finta di Essere Sani” queste sono le tematiche: l’impotenza, il gesto naturale, mangiare le idee cioรจ filtrarle attraverso il proprio corpo e quindi farle diventare concrete… questo รจ un possibile tema. In quali modi, sotto quale punto di visto raccontare questo tema ? Con la tristezza, l’ironia, persino con l’invettiva, i modi erano molteplici e tutti efficaci. Nel momento in cui il teatro-canzone non รจ questo, allora รจ un cantante che prova a recitare o l’attore che prova a cantare anche se l’attore che canta canterร  sempre da attore, come ad esempio Crozza che canta benissimo ma si vede che non รจ un cantante, non ne ha la personalitร  e la qualitร  espressiva. Luporini diceva che l’attore doveva essere da solo in scena per rendere tutto piรน omogeneo, ma il focus dev’essere sul tema, non su quante persone ci sono sul palco. Il mio spettacolo non รจ esattamente teatro-canzone, io racconto senza la “quarta parete”, non recito, ma raccontando la vita di una persona, racconto una storia. Alla fine il teatro-canzone l’hanno fatto solo Gaber e Luporini. Hanno inventato, brevettato, e forse consumato un genere teatrale. La veritร  รจ che per scrivere un qualcosa sull’oggi ci vorrebbe troppo coraggio e devi essere in due, la tua controparte รจ il tuo primo pubblico. Il rapporto fra Gaber e Luporini comprendeva il potere di veto reciproco, ad esempio sull’uso di parole o frasi che ricordavano il “personale” dell’altro o anche semplicemente la possibile violazione di un canone estetico: 
l’arte รจ fatta anche di sensazioni immediate. Gaber praticava molto la filosofia e ne faceva uso nella creazione anche di un equilibrio fra gli autori, o fra attori, autori e produzione; era dotato di grande umanitร .

Prima di incontrare Gaber, nonostante fossi giovanissimo, avevi giร  una carriera musicale importante, tre dischi con l’Assemblea Musicale Teatrale e uno solista che sarebbe uscito di lรฌ a poco; l’inizio della collaborazione con Gaber e il dedicarti soprattutto a testi teatrali ha interrotto la tua carriera da musicista. Hai dei rimpianti ?
Giร  dal primo disco dell’Assemblea Musicale Teatrale, “Dietro le Sbarre”, mi porto dietro questa contraddizione: era un album che stava in piedi da solo ma che erano le canzoni di una spettacolo teatrale. Finche c’era il “movimento” le due cose potevano coesistere; finita quell’epoca dovevo entrare in un mondo produttivo, poteva essere quello della musica pop o quello del teatro. Istintivamente ho scelto quest’ultimo, mi sembrava piรน protetto e il teatro mi sembrava un luogo piรน adatto per dire le cose; in un teatro medio-piccolo, fino ai cinquecento posti, si crea attenzione e ogni produzione (persino per l’allestimento di un classico) comporta un lavoro ex-novo e questo fatto della continua novitร , della continua ricerca era molto piรน vicino al mio carattere. Insomma, sรฌ, ho interrotto la mia carriera di cantautore ma in teatro ho fatto veramente una marea di cose, oltre cinquanta allestimenti. 
Il teatro, รจ piรน austero, forse meno popolare, ma per chi lo vive รจ gratificante. Sempre rimanendo in una zona interlocutoria in cui la scelta era non dare dei segnali troppo chiari… credo molto all’idea della lateralitร  e dell’invisibilitร  dell’artista, ne parlo anche nel libro. La scena della trattoria che racconto nello show e nel libro, dove il gestore non vede piรน Gaber in TV (Gaber che รจ all’apice del suo suo successo teatrale) e pensa che sia caduto in disgrazia, รจ emblematica. In un’epoca dove il dover essere per forza presenti e visibili mangia anche il prodotto รจ interessante questa possibilitร  (che considero un grande lusso) di essere meno visibili ma di fare un lavoro di qualitร . In questo Gaber con la sua idea di indipendenza e autoproduzione รจ stato un punto di riferimento. Fra l’altro Gaber non รจ mai stato artisticamente una delle mie influenze, almeno musicalmente; quando l’ho conosciuto avevo giร  scritto delle cose importanti. Ma con la frequentazione di Gaber ho imparato i mestieri del teatro, l’autore in primis, ma poi ho fatto anche alcune regie e produzioni; poi, al contrario di ora, ero molto timido e, mettermi fuori dalla scena, faceva parte anche di una scelta personale. Poi non ho mai voluto aver successo, l’ho capito frequentando gli artisti del pop, loro volevano aver successo, a me interessava la cosa da dire e da fare. Il teatro mi piaceva anche perchรฉ, come diceva Tonino Conte; il rito รจ sempre valido, sia che ci siano mille spettatori o uno solo. รˆ un cammino piรน difficile piรน masochistico, si lavora di piรน, si prova di piรน, hai meno certezze ma รจ molto gratificante.

Tornando all’Alloisio pre-Gaber, l’Assemblea Musicale Teatrale era uno dei gruppi del “movimento”.  Polli d’allevamento di Gaber, in cui lui prende le distanze dal movimento รจ del 1978, nel 1979 esce “Il sogno di Alice “, vostro terzo album; L’Assemblea si scioglie e praticamente diventa la band che accompagna Gaber nei suoi spettacoli. Avete mai pensato che stavate tradendo un ideale ?
Gaber ci venne a sentire al Teatro Cristallo a Milano, ad un matinรฉe per gli studenti che saltavano la scuola. Avevo giร  scritto “Venezia” e giร  aprivamo i concerti di Guccini. Il teatro Carlo Felice di Genova  mi aveva commissionato le canzoni di un musical, del quale poi non si fece nulla e avevo questa bozza di canzone che Guccini mi aveva chiesto di scrivere su Gulliver, e mi venne in testa di riscrivere i “Viaggi di Gulliver”, magari attualizzato e abbinato a una critica sull’oggi. Il Teatro Carcano di Milano si interessรฒ al progetto e Giorgio si era appassionato all’idea. Il terzo album dell’Assemblea, quello che mi ha consentito di fare l’artista per tutta la vita (perchรจ appunto, conteneva “Venezia”) รจ quello che la sinistra non ha accettato: per la rivista Ciao 2001 era stato il disco dell’anno ma i compagni che venivano ai concerti ci fischiavano; era un album dai contenuti libertari e poco ortodossi; Mentre l’ortodossia degenerava nella lotta armata, noi avevamo una spinta anarcoide in un certo senso. La battaglia di Gaber, con l’individuo in primo piano, era in realtร  simile alla nostra.  La soggettivitร  che prevale sulla massa.  Non avevamo tradito, in qualche maniera ci eravamo evoluti.

In anni recenti hai ordinato e digitalizzato l’archivio di Umberto Bindi, con numerose registrazioni inedite.
Sono duecentocinquanta brani inediti: Aveva lasciato delle cassette e degli Ampex. Lui lavorava con un registratorino della Sony a pile e il pianoforte, solo a volte andava in una saletta che aveva un Revox e registrava qualcosa di piรน elaborato. Queste cassette erano ormai quasi cancellate, perchรฉ negli anni si erano smagnetizzate. E cosรฌ ho scoperto l’incredibile vicenda di quest’uomo, emarginato dallo star-system all’apice del successo mondiale perchรฉ evidentemente omosessuale (non lo rivendicava, ma era evidente dal modo di parlare e dalla gestualitร ); fosse nato dieci anni dopo sarebbe stato un valore aggiunto e questo ne avrebbe fatto una star, ma per la RAI bacchettona dell’epoca lui non doveva essere visto. Pensa che con Modugno รจ l’autore italiano piรน conosciuto nel mondo, “Il Mio Mondo” รจ stato ai vertici delle classifiche dappertutto. Insomma, lui ogni giorno si sedeva al pianoforte e lavorava a una canzone e spesso in queste registrazioni parla e faceva delle considerazioni piuttosto amare sulla vita, sugli amici veri e falsi; era un uomo travagliato e addolorato ma allo stesso tempo uno che non mollava. Ed รจ impressionante sentire il miglior pianista compositore italiano che si registra con il mangianastri. Questa cosa รจ andata avanti per anni, forse venti, con sporadiche apparizioni, poi fu Gad Lerner ad invitarlo in una trasmissione nel 1991. Poi ci fu la morte accidentale della mamma, cui lui era molto legato, che gli diede la botta finale. 
La qualitร  di questi inediti รจ buona e dentro c’รจ di tutto, anche musiche per balletto, fiabe per bambini, canzoni di ogni genere. Il suo mondo era sempre fra il classico, il jazz e la canzone pop, un mondo raffinatissimo. Nel 2010 ho fatto anche uno spettacolo “La Musica รจ Infinita” con Giuseppe Cederna che impersonava me, il professore che ordina l’archivio, e io e Giua che cantiamo queste canzoni. 

Il disco “Le Donne di Ora”, Gaber rimixato e rimasterizzato da Fossati. Che ne pensi?
Non l’ho ancora sentito. C’era quest’inedito di Gaber sulle donne e si รจ forse voluto creare un percorso che potesse interessare persone che Gaber lo conoscono meno. Fossati in sala d’incisione รจ il migliore di tutti, ci ho lavorato con il Teatro della Tosse, di cui anche lui ha fatto parte, e posso testimoniare che in sala รจ bravissimo. Direi che quel tipo di lavoro รจ proprio il suo, in mani migliori non poteva finire, un musicista straordinario che ha anche la testa per fare una scaletta e per dare significato alle parole delle canzoni.

Infine, nel 2018 segna anche il tuo ritorno nel mercato discografico con “Resistenza POP”.
Il disco nasce, ancora, da un’esperienza teatrale; รจ un disco + DVD che รจ il risultato di una serie di storie partigiane raccontate negli anni (soprattutto nelle scuole, in piccoli paesi del Piemonte ma anche in grandi cittร  come Torino e Genova) con le canzoni.  
Il disco comprende canzoni mie inedite fra cui il singolo “Eia, Eia, Trallallร ”, cui tengo molto che รจ la storia della giornata di un signore che si ritrova a fare i conti con tutti i rigurgiti anti-fascisti possibili e immaginabili. Una canzone divertente che ricorda un po’ le cose dell’Assemblea, recupero lo stile politico (perchรจ il tema รจ politico) con uno stile allo stesso tempo crudele e umoristico, ma con un coro di uomini anziani e panzuti e donne delle stessa etร . Poi “Luigi รจ stanco”, dedicata a mio nonno Giovanni, di cui sapevo pochissimo, ma che ho scoperto, una volta che sono tornato a vivere a Ovada, che รจ stato un eroe della resistenza, amico di Ferruccio Parri. Poi c’รจ “Aria di Libertร ” dove c’รจ la voce del partigiano Giovanni “Aria” Ghiglione che racconta la morte del suo migliore amico, un esperimento cantautorale su musica quasi techno: ho capito lavorando nelle scuole, che, quando c’era un ritmo identificabile o un sound piรน moderno, addirittura ballabile anche il messaggio passava piรน facilmente. Anche sulle “cover” presenti nel disco come “Auschwitz” di Guccini o “La Libertร ” di Gaber, ho provato ad utilizzare un sound piรน pop-rock.  Poi ci sono alcune canzoni partigiane come “Dalle Belle Cittร ”, scritta dal partigiano Cini, fucilato a Voltaggio pochi giorni dopo aver scritto questa canzone, mentre la musica รจ stata scritta da Angelo Rossi, il partigiano Lanfranco, poi arrangiatore di fama che ha lavorato al Festival di Sanremo, suo fra l’altro l’arrangiamento di “Arrivederci” di Bindi. 
Con lo pseudonimo di “Matanzas” scrisse numerose canzoni dell’epoca fra cui un improbabile “Sivori Cha Cha Cha”, dedicata a Omar Sivori.  “Dalle Belle Cittร ” รจ l’unica canzone partigiana originale nel testo e nella musica e, come sviluppo armonica e della linea melodica, si capisce che c’รจ un musicista vero dietro. Poi ho incluso una versione “milonga” di “Bella Ciao”. Poi un’inedito di Bindi cui ho cucito un testo mio, che si chiama “Jeans e Chador”, e l’omaggio a Chiara Luce Badano, anche lei un esempio di resistenza, di resistenza al male. Poi “Tieni Duro”, risultato della collaborazione fra un medico di Save The Children che lavora in Kurdistan e un musicista di Biella. Il disco รจ sperimentale e antico allo stesso tempo, non rispetta nessuna delle regole del pop attuale. Pop รจ una parola che richiama a Andy Warhol o Lou Reed o Bowie, non pop nell’accezione attuale del termine. Infine, le storie che fanno da sfondo alle canzoni, vengono raccontate nel dvd da partigiani; fra questi mia mamma e Pasquale Cinefra, che era l’uomo di fiducia di mio nonno: ho cercato persone che avessero a che fare con la mia famiglia e la mia vita. Poi Mario “Aria” Ghiglione, bambino partigiano. Sentire le storie del periodo raccontate da testimoni oculari ci fa scoprire storie inimmaginabili.



Gian Piero Alloisio - Resistenza POP (ATID/Edel, 2018)
Gian Piero Alloisio รจ uno dei personaggi piรน interessanti del panorama culturale italiano: prima leader del gruppo rock Assemblea Musicale Teatrale, che incarnava alla perfezione il sound e l’atmosfera degli anni ‘70 con un pioneristico mix di “avanspettacolo militante” e prog, poi cantautore, autore di successo per altri (Guccini, Finardi, Morandi per citarne solo alcuni), drammaturgo e regista teatrale, direttore artistico di carnevali, talent-scout e ora, persino, scrittore di successo. Il suo “Il mio Amico Giorgio Gaber” รจ un bellissimo ritratto di un uomo, prima che di un artista, con cui Alloisio ha collaborato e a fianco del quale ha vissuto un’esperienza artistica durata quindici anni e al libro รจ abbinato un fantastico show che ripercorre attraverso le canzoni di Gaber e di Alloisio medesimo la storia di una collaborazione che รจ anche la storia dell’Italia degli anni ‘80. Ma in questi giorni Alloisio pubblica un nuovo lavoro discografico, a distanza di sei anni dal precedente “Ogni Vita รจ Grande”. “Resistenza POP” รจ, senza dubbio un lavoro militante, nel senso piรน nobile del termine: canzoni partigiane, nuove composizioni, un inedito di Umberto Bindi, una bella riedizione di “Marilyn”, uno dei brani piรน famosi del repertorio AMT, un giusto tributo al nume tutelare Gaber e, soprattutto, un bel DVD che racconta le storie partigiane dell’Alessandrino, raccontate dai diretti protagonisti, intervallate da alcuni videoclip. Un lavoro che รจ, di fatto, la colonna sonora degli spettacoli che Gian Piero effettua da anni nelle scuole di Liguria e Piemonte e che da alcuni anni sono anche rappresentati nel Festival Pop della Resistenza che da alcuni anni si svolge a Ovada, borgo natio e di elezione, dopo il peregrinare dell’autore fra Genova, Milano e Parigi. Le tredici tracce del lavoro si aprono con una bellissima versione di “Dalle Belle Cittร ”, ovvero “Siamo i Ribelli della Montagna”, eseguita con la musica originale, giร  sentita dagli Ustmamรฒ nella bella compilation “Materiale Resistente”, edita nel 1995 e mai ristampata, poi riproposta dai Modena City Ramblers con una musica differente. Il brano, composto dal partigiano Cini e musicato dal partigiano Lanfranco, ovvero Angelo Rossi, poi autore e arrangiatore di successo, รจ probabilmente l’unica canzone partigiana originale nel testo e nella musica. L’altra gemma del disco รจ un arrangiamento in stile milonga di “Bella Ciao”, brano declinato finora in tutte le maniere possibili e che Alloisio riesce invece a rendere interessante. Fra i brani originali, da ascoltare la bella “Luigi รจ stanco”, dedicata al nonno partigiano e “Jeans e Chador”, una storia di un amore “misto” con un testo originale cucito su una melodia inedita di Umberto Bindi. Menzione speciale all’accattivante “Eia Eia Trallallร ”, comica ma spietata analisi sui rigurgiti di fascismo nei quali ci si puรฒ facimente imbattere in un giorno qualunque. Gli arrangiamenti in chiave rock di grandi classici come “Auschwitz” e “La Libertร ” sono funzionali all’obiettivo di veicolare e rendere attuale  un repertorio poco conosciuto alle giovani generazioni. Solo apparentemente fuori contesto, ma anch’essa una bella testimonianza di resistenza (resistenza al male e a una morte inevitabile) รจ la canzone ”Chiara Luce”, la vicenda tragica ma straordinaria di Chiara Badano, morta giovanissima per un tumore, che ha trasformato gli ultimi sei mesi di vita in una incredibile  storia di solidarietร  e partecipazione.


Gianluca Dessรฌ

Foto 1,2,4 di Gianfilippo Masserano

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