
Partiamo da lontano. Come nasce l’idea di dar vita all’Associazione Culturale “Club 55”? Quali sono state le motivazioni che vi hanno spinto ad intraprendere questa avventura?
Era la fine del 2015 quando io e Marco Altieri ci siamo rincontrati, era un periodo difficile per entrambi e avevamo voglia di rimetterci in gioco in qualche modo. Dopo aver raggiunto il momento più intenso del mio percorso artistico nel quale insegnavo, facevo concerti, registravo dischi e organizzavo eventi, per motivi di salute ero stato costretto a ridurre la mia attività, tanto che cominciai a fare un po' di tutto, anche il postino.

Come avete scelto la vostra sede? Perché proprio nel quartiere Pigneto?
Cercare la sede giusta non è stato facile, credo che nessuna sia “giusta”, nel senso che si tratta sempre di un lavoro di adattamento della propria idea allo spazio migliore che si riesce a trovare, e viceversa riadattare lo spazio alla propria idea. Comunque l'analisi si concentrò sui quartieri di roma dove ovviamente si muove un po' di più arte e cultura.

Quali sono gli obiettivi che si poneva e si pone attualmente “Club 55”?
i nostri obiettivi sono legati al nostro passato di lavoratori del settore arte musica e spettacolo. Di conseguenza la creazione del “Club 55” è legato all'obiettivo di produrre eventi di medio/alta qualità legati alla musica, con molta attenzione alla musica tradizionale e world. Poi crescendo in un fantastico anno e mezzo di incontri, conoscenze e proposte, è aumentata la nostra possibilità di offrire spettacoli con un respiro più largo rivolto anche ad altre attività come teatro, poesia, musica cantautorale e conservando sempre un'idea culturale con proposte di qualità. La bellezza di tutto ciò è che le proposte vengono dai soci, in un meccanismo che si autoalimenta dove sistematicamente si inverte il rapporto tra attori e spettatori. Un club degli artisti romano. Un vero circolo culturale.
Quali sono le difficoltà che avete incontrato ed incontrate abitualmente?
Questa è una bella domanda. Come ci dissero scherzando dei tecnici del Municipio “se non fosse per voi al Pigneto ci farebbero morire di aperitivi”. È una bella verità anche se parziale perché, ad onor del vero, non siamo gli unici che portano avanti attività culturali nei propri spazi in questo quartiere. Di certo avere una programmazione attenta di cinque eventi a settimana ci contraddistingue. Comunque nonostante le difficoltà legate gli aspetti burocratici, che sono purtroppo un pò note a tutti,

Come si è indirizzato il vostro lavoro per il programma artistico? Quali sono le vostre linee guida nelle scelte degli artisti?
All’inizio ci siamo avvalsi molto delle nostre conoscenze provenienti dal nostro passato, poi abbiamo sistematizzato il tutto in delle linee guida che appunto ci aiutano a selezionare gli artisti. Nonostante mail e fb e relativo vademecum con cui trasmettiamo limiti e possibiltà del nostro spazio agli artisti, resta sempre vincente e meravigliosamente funzionale il rapporto diretto con le persone. Alcuni artisti a noi noti li coinvolgiamo perchè di pasaggio a Roma. Altri li contattiamo noi.
Il cuore delle attività live di “Club 55” sono i concerti in ambito folk e world. Come selezionate i gruppi e gli artisti da proporre al vostro pubblico?

Qual è il pubblico di “Club 55”?
Avendo una programmazione molto varia che oscilla dalla musica, al teatro, ai reading, alle presentazioni, ai concerti tutto di media alta qualità, il nostro pubblico è di tutte le età perchè partecipano in funzione dell'evento, e l'attenzione è rivolta a quello. Dire che realmente abbiamo un target è impossibile perchè è sempre collegato alle conoscenze e alla curiosità di un pubblico comunque sempre curioso di arte e cultura.
Come si finanziano le attività di “Club 55”?
Se non operassimo in modo costante per tutta la settimana su arte e cultura organizzando eventi, ma soprattutto dando l'opportunità agli artisti di avere uno spazio non riusciremmo ad autosostenerci. Infatti per quanto curiamo con attenzione i nostri prodotti, il bar e la gastronomia fredda restano sempre delle attività corollaria. Quindi “Club 55” resta uno spazio a disposizione degli artisti, tutto per loro e per chi ama la loro arte. Uno spazio che non chiede percentuali ma passione e amore per ciò che si propone. La nostra carta vincente è proporio il donare il nostro lavoro di mantenimeto e attivazione di uno spazio a chi crede in noi.
Rispondere a questa domanda mi risulta molto facile perchè la risposta con meraviglia ed entusiasmo ce la donano la stragrande maggioranza delle persone che vengono come attori o fruitori ai nostri eventi ed è: “questo posto è bellissimo sembra di stare a casa, sembra un salotto”.
Nelle attività collaterali di “Club 55” ci sono anche diversi stages di musica popolare. Puoi parlarcene?
Ai corsi stabili di musica popolare abbiamo preferiamo sviluppare stage o clinic. Non siamo una scuola di musica, ma è bello riuscire ad introdurre degli incontri con gli artisti visto la preminenza nella nostra programmazione di eventi di musica popolare. Abbiamo organizzato ed organizzaimo eventi sul tamburello, sulla chitarra battente, sulla danza e sul canto con i massime esponenti del loro settore. Nomi come Andrea Piccioni, Francesco Loccisano, Alessandro Sessa, la scuola di pizzica di San Vito dei Normanni e tanti altri fanno parte delle attività sviluppate a riguardo.
Avete partecipato ad alcuni progetti culturali. Quanto c’è bisogno di sostegno pubblico alla diffusione della musica popolare?
Abbiamo collaborato con il Municipio V, ed altre realtà minori presenti nel territorio. Come capofila “Club 55” è stato vincitore del bando 2017 per organizzare eventi natalizi esterni di musica popolare nelle piazze del V Municipio di Roma con il progetto “Slow Christmas, Natale è al Ritmo Del Cure”.

Concludendo. Quali sono i progetti futuri e le ambizioni di “Club 55”?
I progetti futuri sono quello morale di fare sempre meglio per se stessi e per gli altri, e quello pratico organizzativo che prevede senza alcun dubbio una sempre maggiore azione rivolta all'utilizzo di fondi pubblici per lo sviluppo ed il sostegno delle idee nostre e dei soci. Una frase che ci sentiamo ogni tanto dire ridacchiando davanti a una birra è “in Italia la cultura non paga”. Ecco, anche noi ridacchiamo di fronte a questa frase, ma in altro senso perchè, per noi, e lo dimostriamo tutti i giorni, dove c'è un lavoro fatto con amore c'è tutto. Le nostre ambizioni sono il risultato del lavoro ininterrotto a cui ci dedichiamo. Di conseguenza numerose organizzazzioni, piccole e grandi chiedono la nostra collaborazione, soprattutto per la musica popolare e tradizionale. Parlare di ciò che sta crescendo dicono che non porti bene, ma certo è che tutto va ben oltre le aspettattive che ci potevamo immaginare di raggiungere in un anno e mezzo di attività.
Salvatore Esposito
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