Santu Lussurgiu è uno dei paesi meglio conservati in tutta la Sardegna. Borgo situato nelle colline del Montiferru, nell’alto oristanese, ospita da ventun’anni la rassegna di Polifonia Tradizionale “Cantigos in Carrela”, itinerario canoro fra le strette vie di questo splendido paese di origine medioevale e le cui chiese e palazzi nobiliari costituiscono una interessantissima alternativa agli usuali tragitti che hanno come mete spiagge e siti balneari.
Da otto anni “Cantigos in Carrela”, cronologicamente situata nel primo weekend di Carnevale, ricorrenza che ha culmine con la sfrenata corsa a cavallo di Sa Carrela ‘e Nanti, è preceduta da un concerto nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, concerto che vede protagonista il gruppo ospite straniero e alcuni dei cori a Cuncordu (una decina, tantissimi per un paese di duemilacinquecento abitanti) che operano a Santu Lussurgiu.
Le due giornate sono organizzate e animate dal “Cuncordu Lussurzesu”, splendido quartetto che da vent’anni esegue canti sacri e secolari della tradizione lussurgese.
Santu Lussurgiu è la patria del Canto a Cuncordu, i cui repertori risentono della radicata e plurisecolare presenza delle istituzione religiose e dell’opera delle confraternite e la cui pratica esecutiva, si differenzia da quella del “tenore” (l’altro esempio di polivocalità sarda, tipico della Barbagia) per l’utilizzo di voci libere e non gutturali, come, invece nel caso del basso e della contra del “tenore” ed è la classica risultante di antichi e più moderni fenomeni di ascesa e discesa fra repertori e pratiche popolari e colti. Il repertorio si divide in canti religiosi (quelli dell’Ordinarium Missae (“Credo”, “Gloria”, “Kyrie”), paraliturgici (che accompagnano i riti della Settimana Santa, es. il “Miserere”) e profani (“Istudiantina” e “Pastorina”). Il Cuncordu Lussurzesu è stato anche protagonista dell’esibizione nei due giorni, insieme al Cuncordu dell’Associazione Aidos, co-organizzatrice della serata. Fra i gruppi invitati, la Confraternita di Santa Croce di Castelsardo, altro coro storico, il sempre ottimo Coro Gabriel di Tempio e i cori polifonici di Florinas e Muros.
Ma a catalizzare l’attenzione del pubblico sono state le esibizioni de Lo Cor de La Plana, quintetto marsigliese che ha fornito una prestazione accattivante, se non addirittura divertente, che poco o niente ha di tradizionale ma che si inserisce pienamente nel filone della world music. Intonazione, varietà di soluzioni, imprevedibilità e un gusto spiccato per lo show, fanno della band capitanata da Manu Theron, un fantastico esempio di come si possa essere divertenti, rigorosi, esilaranti e commoventi nell’arco di pochi minuti con
armonie, poliritmìe (e polimetrìe), scale spesso inusuali ma che, grazie ad un senso dello spettacolo senza pari , possono essere fruibili da ogni tipo di pubblico. Dalla storia di Sant’Alessio, a un “rispettoso canto sulla vicina di casa”, lo spettacolo di Cor de La Plana è un continuo show, dalle presentazioni, al modo di imbracciare i tamburi, con un approccio quasi rituale, all’uso di percussioni corporee come il battito di mani e piedi. Pur penalizzati, come tutte le altre formazioni, da un tempo avverso (con grandine, nevischio e freddo pungente), anche nella seconda serata i marsigliesi hanno regalato al pubblico, che con la partecipazione numerosa ha certificato il successo della manifestazione, alcuni classici come “La Noviota” o “Nau Gojatas”.
Gianluca Dessì
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