Contrabbassista di grande talento e con alle spalle un solido background, Marco Bardoscia appartiene a quella schiera di strumentisti che hanno fatto della scena salentina uno dei fiori all’occhiello della musica jazz di casa nostra, e questo tanto per il suo percorso come solista intrapreso un decennio fa con “Opening”, quanto per le tante collaborazioni di prestigio messe in fila negli anni. In questo contesto grande importanza hanno avuto, senza dubbio, il sodalizio artistico con il sassofonista e conterraneo Raffaele Casarano con il quale ha condiviso spesso palco e studi di registrazione, ma anche l’incontro con Paolo Fresu, il quale gli ha aperto le porte della Tǔk Music, la sua etichetta discografica con la quale ha dato alle stampe diversi album, tra cui il pregevolissimo “Trigono” con il Quartetto Alborada e Rita Marcotulli nel 2016. A distanza di poco più di un anno da quest’ultimo, Marco Bardoscia torna con “Lumina”, nuovo album realizzato con Emanuele Maniscalco (batteria ed harmonium), tra i pochissimi italiani protagonisti del catalogo ECM, e la partecipazioni di Carla Casarano (voce), Leila Shirvani (violoncello) e William Greco (pianoforte), a completare un quintetto tanto atipico quanto assolutamente originale nella sua composizione. Ad ideare il progetto, curandone ogni dettaglio a partire dalla scelta dei musicisti fino a toccare la produzione artistica, è stato proprio Paolo Fresu, il quale ha inteso affidare alla sensibilità e alle mani del musicista salentino un intrigante concept album dedicato alla luce, e non casualmente è stata scelta come data della pubblicazione il 18 ottobre, data nella quale ricorre l’anniversario della scomparsa di Thomas Alva Edison. “Lumina è un tributo alla luce. Sono dieci brani in cui la parola luce si declina in dieci lingue diverse e in altrettante composizioni originali. Perché luce è suono ancor prima che sguardo e colore”, scrive il trombettista e compositore sardo nella presentazione del disco, e per comprendere le sue parole basta immergersi nell’ascolto di queste dieci composizioni la cui scrittura densa di lirismo e forza narrativa evoca paesaggi di iridescente bellezza. I cinque brani firmati da Greco, i tre di Bardoscia e i due di Maniscalco compongono, così, un ideale itinerario sonoro che prende le mosse dalle coste albanesi con la poetica “Dritë” nella quale brilla il dialogo tra pianoforte e violoncello, contrappuntato dal contrabbasso. Guidati da questo eccellente quintetto si approda al lontano oriente con “Guāng a cui segue cristallina bellezza di “Light”, nella quale il piano e la sezione ritmica compongono una cornice perfetta per i versi di “A Light Existe in Spring” di Emily Dickinson, cantati da Carla Casarano. Se “Ljus” ci rimanda agli innevati paesaggi nordici accarezzati dall’irradiarsi della luce del sole, la successiva “Luce” vede protagonista la voce di Carla Casarano che interpreta magistralmente il testo di “A proposito della luce” firmato da Lella Costa. L’elegante tessitura melodica di “Lumière” ci schiude le porte del Bosforo con “Yüngül” la cui scansione melodica rimanda alla tradizione musicale turca. Il passo per approdare in Medio Oriente è breve con la misteriosa “Nur” la cui complessa architettura compositiva sembra rimandare idealmente a quella luce unica ed intensa che filtra tra le vie di un suk. Non manca un sguardo verso la Mittleuropa con “Światlo”, ma il vero vertice del disco arriva con quel gioiello che è “Lughe” che segna l’approdo del viaggio in Sardegna, ricollegandoci in modo naturale ai versi di “Dai Luce Alla Luce” di Marcello Fois contenuti nel booklet, insieme a quelli di Flavio Soriga, Erri De Luca e delle già citate Lella Costa e Emily Dickinson. A suggellare questo splendido lavoro sono la copertina, opera dell’illustratore sassarese Toni Demuro e il vino “Luce della Vite”, prodotto per l’occasione dall’azienda vinicola Lamberto Frescobaldi che ha contribuito alla realizzazione del progetto.
Salvatore Esposito
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Suoni Jazz
La copertina è presa da un'illustrazione di Toni Demuro
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