L’attesa per l’edizione 2017 del Talos Festival era cominciata già lo scorso anno, quando nel corso di una conferenza stampa fu annunciato che la storica rassegna ruvese sarebbe stata ferma un giro e questa volta, non per il ritardo dei fondi regionali, ma piuttosto per la necessità di ridisegnarne la governance ed assicurargli un futuro più solido e meno incerto. Del resto la storia e le peculiarità di questo festival imponevano ed impongono di programmare ogni dettaglio per tempo, non lasciando nulla al caso. Così, quella scelta non facile presa dall’amministrazione comunale di Ruvo di Puglia e dallo storico direttore artistico Pino Minafra, si è rivelata l’arma in più di questa nuova edizione che ha visto sbocciare nuove connessioni con le realtà artistiche del territorio, e gettare le basi future, affinché diventi sempre di più un’occasione di incontro ed interscambio tra esperienze internazionali, partendo sempre dall’irrinunciabile genius loci della banda. Tracciando un bilancio dell’edizione di quest’anno il direttore artistico, Pino Minafra ha sottolineato: “E’ più che positivo, non solo nei numeri ma anche nella coralità di questo laboratorio, un aggregazione veramente eccezionale di idee, di energie, di forze, di braccia.
Grazie sicuramente all’Amministrazione Comunale, ma anche a questa coriacea energia rappresentata da Monica Filograno che riesce a mettere in rete tante potenzialità come nel caso di Giulio Di Leo e tante altre cose. Siamo sulla strada buona. Certo l’obiettivo è lontano e mi riferisco alla nascita della Fondazione, ma per la prima volta il bilancio è più che positivo sotto tutti i punti di vista”.
In questo senso ci ha colpito molto anche il rinnovato entusiasmo che ha caratterizzato il festival durante il suo svolgimento che ha visto coinvolta l’intera cittadinanza di Ruvo di Puglia a partire dai tanti giovani volontari impegnati nell’organizzazione e per finire con le varie realtà imprenditoriali locali. Ad aprire il festival, come da tradizione, è stata l’Anteprima, andata in scena del 3 al 6 settembre, e dedicata alle esperienze artistiche nate all’interno di istituzioni culturali, conservatori e scuole, come nel caso dell’Orchestra della Scuola Media Monterisi di Bisceglie,
la Junior Band del Conservatorio Piccinni di Bari diretta da Donato Semeraro, l’ Ensemble di Trombe della Scuola Media di Bari Massari-Galilei diretto da Rocco Caponio e il Complesso Bandistico Atellano diretto da Pasquale Di Muro, il tutto impreziosito dai flash mob coreutici della Compagnia Menhir, guidata da Giulio De Leo, e che hanno visto coinvolti adulti, anziani e bambini. Il Festival è entrato nel vivo, giovedì 7 settembre, con la prima intensa giornata della sezione internazionale, durante la quale c’è stato spazio anche per la didattica con la Masterclass condotta da Nicola Pisani ed Eugenio Colombo e proprio quest’ultimo è stato protagonista di un suggestivo quanto affollatissimo concerto pomeridiano, per solo sax e flauto, accompagnato da “Lirica”, coreografia originale di Giulio De Leo e della Compagnia Menhir.
L’evento serale ha visto protagonista l'Orchestra Sinfonica Metropolitana di Bari diretta da Giovanni Rinaldi, nella quale si sono alternati, come ospiti, Luigi Morleo & Maurizio Lampugnani SudJembé, il quartetto vocale Faraualla ed il violoncellista Ernst Reijseger, e il superbo set del duo composto da Michel Portal e Vincent Peirani che ha letteralmente incantato il pubblico. Nonostante l’arrivo della pioggia, il secondo giorno di festival si è caratterizzato per altrettanti momenti da ricordare a partire dal solo di Dario Cecchini all’interno della Pinacoteca, passando per la festosa e colorata coreografia messa in scena per le vie del paese da ventotto bambini accompagnati dal ritmo di Bembè Arti Musicali e Performative e dal sax del leader dei Funk Off. La serata si è chiusa con l’irresistibile solo al violoncello di Ernst Reijseger e l’atteso concerto di Peppe Barra che, con la sua travolgente carica istrionica, ha portato in scena una selezione del suo immenso repertorio che affonda le radici nella tradizione musicale napoletana. La penultima giornata della rassegna ha preso il via con il solo sax di Evan Parker, pioniere del jazz europeo dalla discografia incredibilmente ricca, il quale ha dato vita ad una performarce di grande fascino che ha condotto il pubblico in un’atmosfera onirica, tra fluttuazioni cosmiche, spaccati onirici e paesaggi siderali, il tutto impreziosito da momenti di puro lirismo. A seguire sono andati in scena “Arcipelago”, la coreografia firmata da Giulio De Leo e della Compagnia Menhir e sonorizzata da Nicola Pisani ed Eugenio Colombo, e il set di Ihab Radwan per oud e due batterie, che hanno fatto da perfetto antipasto per il doppio concerto serale. Una Piazzetta Le Monache completamente sold out in ogni ordine di posti ha seguito con grande attenzione e partecipazione il raffinato ed elegante solo per sax ed elettronica di John Surman, ma il vero momento clou di tutto il festival si è avuto quando ha preso il via “La Notte della Banda”.
Si è trattato di un vero e proprio viaggio sonoro nella storia de La Banda, storica formazione nata in seno al Talos Festival e già protagonista di tanti concerti in Italia come all’estero, nonché di pregevoli produzioni discografiche. Alla guida del large ensemble bandistico si sono alternati Michele Di Puppo che ha diretto una sontuosa versione della “Marcia Trionfale” da “L’Aida” di Verdi, un travolgente Dario Cecchini per una irresistibile incursione nei territori funk e il sempre più geniale Livio Minafra che ha musicato una fiaba tratta da “Lu Cuntu De Li Cunti” di Giovanbattista Basile interpretata in modo straordinario da Peppe Barra. Non sono mancati incroci ed attraversamenti sonori con la tradizione popolare pugliese con la complicità vocale delle Faraualla, o con i suoni del Medio Oriente nel dialogo con l’oud di Ihab Radwan, ma alla fine ciò che ci ha lasciato veramente senza fiato è stata la multiforme capacità de La Banda di spaziare attraverso molteplici sonorità, spostando il confine dell’innovazione nella tradizione sempre più avanti.
E’ stata, insomma, una notte di festa, di celebrazione della banda ma anche di sperimentazione all’insegna del sacro trinomio di questo festival: melodia, ricerca e follia. L’ultima giornata della sezione internazionale si è aperta, in una assolata Pinacoteca Comunale, con la presentazione del disco “For Mandela” della Minafric Orchestra, del quale ci occuperemo presto su queste pagine, e con un altro imperdibile solo di sax con protagonista Roberto Ottaviano, impreziosito dalla partecipazione della Compagnia Menhir con la bella coreografia “Le Formiche”. Intenso e serrato è stato anche il programma pomeridiano che ha visto susseguirsi la presentazione del disco “Doux Désirs” di Michel Godard e Ihab Radwan e i seguitissimi concerti della Masterclass, condotta da Eugenio Colombo e Nicola Pisani, e della Big Band del Conservatorio Piccinni di Bari, diretta da Vito Andrea Morra. Nonostante il tempo incerto, hanno preso poi il via i concerti serali con il set del duo composto da Ihab Radwan (oud e voce) e Michel Godard (tuba e serpentone).
L’arrivo della pioggia dopo i primi brani, non ha fatto scomporre il pubblico che, dopo aver aperto gli ombrelli, è rimasto seduto in religioso silenzio a godersi
l’insolito dialogo tra oud e serpentone, Oriente ed Occidente, melodie preziose e vertigini sonore inusuali. E’ stata poi la volta del progetto speciale che ha visto protagonisti il Canzoniere Grecanico Salentino, guidato da Mauro Durante, il Talos Brass Bass Ensemble, Nicola Pisani, Roberto Ottaviano, Livio Minafra e Michel Godard. Il risultato è stato un concerto dalla bellezza travolgente nel quale la formazione salentina ha passato in rassegna il suo repertorio spaziando dai brani tradizionali alle più recenti composizioni originali, per giungere all’esplosivo incontro con le sonorità jazz del brass ensemble. Anche in questo caso a colpire è stato il dialogo tra suoni e strutture musicali differenti nel quale il Canzoniere Grecanico Salentino si è mosso con l’agilità e il talento che li caratterizza, dando vita con i fiati ad un sontuoso interplay, guidato dal ritmo incessante dei tamburi a cornice. L’edizione 2017 del Talos si è conclusa, il 12 settembre con il concerto dedicato al giovanissimo Antonio Summo, rinviato nei giorni precedenti a causa della pioggia e che ha visto protagonisti Apulia's Banda Ruvo di Pino Caldarola e Bembè Arti Musicali e Performative Percussion Ensemble Dynamai di Tommaso Scarimbolo. E’ andata in scena, così, una vera e propria festa sul sagrato della Concattedrale di Ruvo di Puglia con volontari, organizzatori, staff e pubblico in piedi a ballare. Il Talos Festival è tornato e siamo certi che resterà ancora per molto tempo, regalandoci ancora tanta musica e tante buone vibrazioni.
Salvatore Esposito
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