Per arrivare a Carpino, poco più di 140 metri di quota sul promontorio del Gargano, si percorrono stradine e tornanti fuori dai percorsi turistici di massa, che attraversano pascoli e campi con dei bellissimi, enormi olivi. Il panorama che da qui si apprezza, su uno dei lati guarda verso il lago di Varano e il mare. Il centro storico, caratteristico per le sue case bianche, si apre con la piazza del Popolo in cima alla salita. Qui troneggia la squadrata e imponente chiesa di San Cirillo il cui profilo caratterizza questo grande spazio: per entrare in chiesa si sale una ripida, ampia scala doppia in pietra bianca da cui si gode una bella visuale sulla piazza. A Carpino sono nate le cosiddette ‘tarantelle del Gargano’ che hanno fatto accorrere fin qui, negli anni Cinquanta, Alan Lomax e Diego Carpitella. Negli anni Settanta la riscoperta, grazie al folk revival guidato da Roberto De Simone, Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò. In questo luogo sono nati i Cantori di Carpino, storico gruppo interprete delle tradizioni popolari, che oggi sono ad un giro di boa, con un parterre che coniuga storia e innovazione, visto che l’ultimo dei portatori della tradizione, il patriarca Antonio Piccininno, è mancato lo scorso dicembre.
Qui il lavoro per costruire una continuità con il passato è già avviato da molto tempo: per valorizzare il patrimonio della musica popolare, da ventidue anni si tiene il Carpino Folk Festival, nato da un’idea di Rocco Draicchio che lo ha curato per due anni, fino alla sua tragica scomparsa. L’Associazione Culturale Carpino Folk Festival, attraverso un lavoro sentito e svolto con dedizione, si fa carico di questa bellissima ed importante manifestazione dedicata alla musica popolare; Luciano Castelluccia la dirige da vent’anni con passione e creatività ed ha saputo costruire relazioni ed attività diversificate.
“Memorie dal sottosuolo” è il tema di questa edizione (dal 5 al 10 agosto 2017), ispirato al titolo del romanzo di Fedor Dostojevskji, riferendosi all’immersione nella coscienza per ritrovare dentro se stessi il senso di una tradizione che costituisca un bene vivo che si rinnova. Nel caso specifico della musica tradizionale garganica evolvendo ”da rito sociale a spettacolo globale”, come recitano le note di presentazione per la stampa. “La tradizione è qualcosa di vitale, dinamica, funzionale, che vuole essere di volta in volta interpretata. Per questa ragione per la tarantella del Gargano, i Cantori di Carpino e il Carpino Folk Festival, è giunto il momento di riaprirsi al mondo e
puntare da protagonisti ad una maggiore spettacolarizzazione della cultura del territorio senza perdere di vista le radici e la storia e senza cedere né al folklorismo e neanche ad una nuova e diversa “meta-realtà” sono le parole del direttore artistico.
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