Gabriella Lucia Grasso – Vussia Cuscenza (Narciso Records, 2017)

Cresciuta ascoltando i dischi di Edith Piaf e formatasi tra gli studi di musica classica e jazz, Gabriella Lucia Grasso è una cantautrice di grande talento con alle spalle due album come solista, diverse collaborazioni di prestigio con artisti come Bob Mcferrin, Enrico Rava e Stefano Di Battista, e la fortunata esperienza con il progetto Malmaritate, insieme alle colleghe ed amiche Emilia Belfiore, Concetta Sapienza, Valentina Ferraiuolo ed Elena Guerriero. A distanza di sette anni dal suo ultimo lavoro “Cadò”, la ritroviamo con “Vussia Cuscenza”, nato dalla consolidata collaborazione con Denis Marino e che mescola le radici della musica tradizionale siciliana con le sonorità sudamericane e le atmosfere del tango. Abbiamo intervistato la cantautrice catanese per ripercorrere insieme a lei il suo percorso artistico per soffermarci sulla genesi e le ispirazioni di questo nuovo lavoro. 

Partiamo da lontano. Sei cresciuta artisticamente tra jazz e rock, hai alle spalle studi di musica classica e teatro. Come sei approdata alla musica della tua terra, la Sicilia che ha dato i natali a Rosa Balisteri?
Ho sentito il bisogno di ricostituire il mio legame con la mia terra, con quello che mi appartiene, con la mia storia. Dopo tanti anni lontano dalla mia città, ripartire dalla musica era la cosa giusta da fare. Cosi ho cominciato ad esplorare i percorsi storici del cantautorato siciliano e lì mi sono ritrovata intimamente.

Sei parte dello splendido progetto Malmaritate. Dalla tua prospettiva ci puoi raccontare questa esperienza artistica?
Il progetto delle Malmaritate mi ha offerto il confronto, mi ha ridato il piacere della condivisione e la possibilità di esplorare più a fondo i particolari della world music ritrovandomi sia in modo collettivo che individuale.

Come si è evoluto il tuo approccio al songwriting in questi anni e in parallelo come hai coltivato il tuo rapporto con le radici musicali siciliane?
Scrivere in lingua siciliana è stato l’aspetto più spontaneo e naturale che ho ritrovato. Sono cresciuta in un ambiente che dava attenzione alle tradizioni e ho creduto fosse doveroso tramandarle con un pensiero di continuità e contaminazione aggiungendo ciò che sono oggi. La Sicilia è la mia terra, le mie radici, il mio odore e il mio senso di appartenenza; è la sua lingua dai mille colori e dalle svariate sfaccettature che mi ha permesso di portare in musica il mio sentire.

Venendo più direttamente al tuo nuovo album “Vussia Cuscenza”, come nasce questo tuo terzo lavoro?
“Vussia cuscenza” è il riassunto delle emozioni importanti della mia vita. Nasce pian pianino e racchiude tutto ciò che di intenso ho vissuto in questi ultimi anni importanti per il mio cambiamento e per la mia ricostruzione a tutto tondo. E’ un album dove l’amore in tutte le sue forme, diventa protagonista con una prospettiva di miglioramento.

Quali sono le differenze e le affinità con i tuoi precedenti lavori?
L’affinità di facile intuizione è certamente l’amore per il tango argentino: l’album “Cadò” è l’inizio della ricerca, “Vussia cuscenza” ne è l’affermazione. 

Questo nuovo disco esce per la Narciso Records di Carmen Consoli, quanto è stato importante per te questo incontro?
La mia amicizia con Carmen Consoli diventa successivamente collaborazione artistica e la nostra capacità di condividere il grande amore per la musica mi ha dato la possibilità di crescere sia umanamente che artisticamente. Carmen Consoli è un’artista di grande talento e con una grande capacità di aggregazione, lo scambio intellettivo e artistico mi ha arricchito in ogni aspetto.

A caratterizzare musicalmente il disco è l’ideale dialogo fra la Sicilia e l’Argentina, con l’incontro tra gli strumenti della tradizione mediterranea e quelli latinoamericani. Com’è nata l’idea di dare vita a questo ponte sonoro?
Con Denis Marino orchestratore e co-arrangiatore insieme a me dell’album, nel corso della nostra amicizia e collaborazione musicale, uniti entrambi dall’amore per tango, le similitudini armoniche e melodiche della cultura siciliana e della cultura argentina hanno dato vita all’intuizione di accomunarle e approfondirle attraverso le contaminazione, questo aspetto che diventa peculiare e riconoscibile.

Come si è indirizzato il lavoro in fase di arrangiamento dei brani?
La pre-produzione dell’album è stata realizzata in una condizione di libertà creativa e questo ha dato il via all’ottimizzazione di ogni singolo brano. 

Ci puoi raccontare delle sessions di registrazione e dei musicisti coinvolti nel disco?
Realizzare il disco è stato puro divertimento! Gli amici musicisti che hanno preso parte alla realizzazione hanno collaborato mettendo dentro il proprio sentire, il loro talento e la loro esperienza in modo così semplice e spontaneo da rendere possibile ciò che “Vussia cuscenza” è diventato. 

Quanto è stato importante per te riscoprire la consapevolezza nell’eredità della tradizione musicale siciliana?
Direi fondamentale! Attraverso la riscoperta dell’importante eredità lasciatami, sento forte il legame con la mia famiglia, rendendo così sempre vivo il loro prezioso ricordo. (Miniminagghie)

Il disco spazia attraverso tematiche differenti dal rapporto tra chiesa e politica in “Cunta e pigghia” alla scomparsa degli antichi mestieri di “Don Pippuzzo” fino a toccare l’amore di “Camurria”. Qual è il filo conduttore che lega i vari brani del disco?
Il filo conduttore è sicuramente quello del miglioramento della prospettiva. Tutto è sempre in continua trasformazione. I temi trattati nell’album si articolano tra di loro, si toccano e si distanziano ma tutto nasce dall’esigenza di esprimere il desiderio che anche se gli eventi cambiano, non sono mai permanenti. 

L’amore per l’Argentina emerge a pieno in “Quanti voti” e “Taccu e Punta”. Ci puoi parlare di questi due brani?
Il brano “Quanti voti” tratteggia l’attesa. Attendere la persona amata al di là del mare, al di là dell’umana comprensione, al di là dell’amore, al di là del consapevole fallimento dell’attesa stessa. Cercare negli occhi altrui la somiglianza di ciò che non può somigliare. Il mondo strumentale è più intimo ed essenziale. Il ritmo lento di milonga campera lo caratterizza interamente. Violino e bandoneon nel loro suono drammatico e passionale, si alternano nel tema portante del brano. Il canto è profondo e struggente e riporta l’ascoltatore nella chiara idea dell'attesa della persona amata. “Taccu e punta” è un brano strutturato su ritmo di milonga. Si articola su contrappunti alla voce di bandoneon ed archi in una costruzione ritmica tra percussioni e rimshot di batteria. Il tema della chitarra elettrica si intreccia con gli interventi dinamici degli strumenti che lo avvolgono e supportano. E’ una divertente parodia dello scenario legato al mondo del tango, che descrive con ironia e sarcasmo. 
Durante la milonga (luogo in cui si danza ma anche uno stile del ballo stesso) si scatenano esilaranti dinamiche su chi e con chi ballare, quale postura di stile adottare, milonghero o tango nuevo, che abito indossare, su quale fila di sedie a bordo pista accomodarsi, se accettare o no l’invito del cavaliere.

Come nascono le tue canzoni? Ci puoi parlare del processo creativo alla base della tua scrittura?
Ascolto il fluire irrequieto dei miei pensieri che attraverso le corde della mia chitarra o dei tasti del pianoforte diventano musica, così semplicemente, in modo istintivo, sincero ed immediato. La creatività è il gioco, la scoperta e, la scrittura diventa il mio spazio potenziale dove mi sperimento ritrovando il mio Sé.

Presenterai il disco in tour in tutta Italia. Come saranno i concerti e in che modo renderai i brani del disco dal vivo?
In promozione, come opening act del “Tour Eco di Sirene” di Carmen Consoli, proporrò i miei brani con due chitarre, accompagnata da Denis Marino, il mio più fidato cavaliere, così come mi piace definirlo. 


Gabriella Lucia Grasso – Vussia Cuscenza (Narciso Records, 2017)
Ispirata dall’approccio consapevole verso le radici di Ani di Franco, quanto dal repertorio di canti tradizionali siciliani di Rosa Balisteri, Gabriella Lucia Grasso con “Vussia Cuscenza” ci consegna la sua opera più matura e compiuta, non solo dal punto di vista compositivo ma anche da quello della ricerca sonora. Si tratta, infatti, di un disco che attraverso dodici brani ci consente di scoprire attraversamenti e connessioni sonore tra il Sudamerica e la natia Sicilia, tra le melodie isolane e quelle del tango e della bossa nova, il tutto permeato dalla sua sensibilità e dalla sua originale cifra artistica. Tutto ciò si concretizza in una architettura sonora elegante che rapisce l’ascoltatore sin dalle prime note attraverso l’interplay tra gli strumenti tradizionali del Mediterraneo e quelli propri dell’area latinoamericana, su cui si innestano chitarre elettriche ed synth. In questo senso determinante è stato senza dubbio l’apporto di Denis Marino (chitarra classica ed elettrica, requinto, mandolino, guitalele) che ha coprodotto ed arrangiato il disco con la stessa Gabriella Lucia Grasso (voce, muted wha guitar, percussioni, Wurlitzer, shaker), e quello del folto gruppo di strumentisti che hanno collaborato alle sessions ovvero Tiziana Cavaleri (violoncello), Emilia Belfiore (violino), Concetta Sapienza (clarinetto), Vincenzo Virgillito (contrabbasso), Marisa Mercadè (bandoneon), Valentina Ferraiuolo (tamburo a cornice, cucchiai), Puccio Panettieri (batteria), Adriano Murania  (violino), Alexandra Butnaru (viola), Elena Guerriero (synth, beep machine, glckenspiel), ai quali si aggiunge la partecipazione speciale di Carmen Consoli (basso e voce) e quella di Lidia Borda (voce). Strutture melodiche della tradizione siciliana incontrano ora il rock ora il tango, ora ancora il jazz incorniciando un songwriting in cui convergono lirismo e storytelling. Aperto dalla minimagghia “Pippineddu”, filastrocca per bambini nei cui versi si staglia l’esigenza di affermare l’identità femminile, il disco entra subito nel vivo con la tagliente “Cunta e pigghia”, un brano dal ritmo trascinante in cui si staglia un testo che denuncia i legami tra chiesa e politica. Se alla passione per il ballo è dedicato il tango in trama siciliana “Taccu e punta”, la title track è un canto d’amore introspettivo, colorato da un arrangiamento trascinante tutto giocato sul dialogo tra le corde e le percussioni. L’amore per il tango ritorna con la struggente “Quanti voti” cantata in duetto con Lida Borda, mentre la successiva “Guancia a guancia” è una ballata sofferta dedicata alla figura del padre scomparso. La miniminagghia “’N Suggiteddu” apre idealmente la seconda parte del disco con “Camurria” che con il suo incedere serrato racchiude la storia di un amore sfuggente, e quel gioiello che è “Meno male” nella quale si staglia il ritratto di una elegante e impudente signora dal rossetto rosso. L’eccellente duetto con Carmen Consoli in “Don Pippuzzu” e il racconto della fine di un amore de “In una notte di maggio tra stelle e carillon” ci conducono verso il finale con lo strumentale “Notte Annunziata” che chiude un disco denso di fascino e poesia, una gemma rara nel panorama musicale italiano.



Salvatore Esposito
Foto di apertura MicMac

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