All’interno della sua collana “Discover”, la label Arc Music presenta un’antologia che attraversa le isole dell’oceano Pacifico, dalle Fiji alle Isole Salomone, dall’atollo micronesiano di Chuuk a Kiribati, da Tahiti a Tonga, da Samoa alle Hawaii, dalle Isole della Società all’Isola di Pasqua, dalle isole Cook fino alla Nuova Zelanda. Molto del materiale presente proviene dalle registrazioni sul campo dell’etnomusicologo inglese David Fanshawe raccolte nell’arco temporale 1978-88; il resto è costituito da brani in studio e da temi registrati nel corso del Festival Mondiale delle Culture nel Québec. Si tratta di un excursus molto variegato, che consente di avvicinarsi a pratiche e stili musicali non molto conosciuti. È indubbio che la compilation non possa per forza di cose esaurire quanto è possibile ascoltare in queste aree, ma è indubbio che i profili musicali presentati appaiano ampi e variegati. Tra gli estratti più significativi, segnaliamo i canti rituali polinesiani delle Isole Marchesi (“Mave”), i procedimenti responsoriali di Kiribati, il canto corale dell’atollo di Chuuk e quello delle Isole della Società (“Himene Tarva Anau”). Spiccano anche i canti (“Waita”) e le danze (la celebre haka) dei Maori, i ritmi percussivi di Tahiti (“Haere mai”), delle Isole Cook (“Reureu Drum Dance”) e delle Isole Salomone (“Gilo Stones”). Si sarebbe potuto cercare meglio tra gli esecutori di chitarra hawaiiana (la figura di Harry Kalapana è quella di un musicista non originario delle isole, che ha fatto carriera soprattutto in Europa), mentre di grande effetto sono le due performance della band folk-rock Te Waka, originaria di Tokelau, entrata da tempo nel circuito della world music.
Dal Pacifico all’oceano Indiano, per parlare di “Lasa”, terzo lavoro di Hanitra Ranaivo, cinquantaquattrenne celebre cantante malgascia, con una lunga carriera alle spalle nel gruppo Lolo Sy Ny Tariny. L’album è un omaggio a Lhasa De Sela, la cantante messicana-americana-canadese scomparsa nel 2010. Al banco di regia c’è Rodolphe Gervais, ingegnere del suono di Ray Charles e Michel Portal, tra i tanti con cui ha collaborato, ad accompagnarla il chitarrista e produttore Jean-Marc Bontemps, Pascal Bouterin alla batteria e alle percussioni, Miakel Seznec a basso, satar e rubab. Hanitra, autrice dalla voce soulful, offre un concentrato di folk songs e di afro-pop-rock dal tratto gentile. La cantante e chitarrista di Fianarantsoa canta di amori proibiti (“Myriam”) e di addii (“Leave”), invita alla danza e alla festa (“Avia” e “Lalao”), ricorda Lhasa nella title-track, racconta di donne maltrattate (“Eka”) e di emancipazione (“Emancipation”), di relazioni isolane con la Reunion (“Maloy Aho”), della dura vita e delle tragedie dei pescatori (“Ampela”), di deforestazione e di distruzione dell’ambiente isolano (“Mivalvo”), esprimendosi in lingua locale e in francese (“Miroir”). Un bell’ascolto.
Ciro De Rosa
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