Del precedente disco dei Rebis, “Naufragati nel deserto”, aveva colpito l'idea precisa di un progetto egualmente polarizzato su un sound mediterraneo e su una canzone d'autore che, in omaggio al sound stesso, potesse esprimersi non solo in italiano ma anche in lingue alloctone come l'arabo, idioma che la cantante Alessandra Ravizza padroneggia alla perfezione, e in dialetti come il siciliano. Rebis è un duo con base a Genova, composto, oltre che dalla cantante, dal chitarrista e mandolinista Andrea Megliola. Il nome, dal latino res bina, indica equilibrio e unione degli opposti. “Qui” è il titolo della nuova opera, che arriva a quattro anni dal precedente lavoro. Finanziata con una campagna di crowdfunding, come capita sempre più spesso anche a nomi consolidati, questa nuova incisione ha come cifre la particolare vocalità della Ravizza e un impasto sonoro che trova un eccellente complemento alla musicalità dei fondatori nei sassofoni e nei fiati etnici di Edmondo Romano, nome storico della scena genovese, e nelle percussioni di Matteo Rebora.
La particolarità della proposta con il suo incrocio di sonorità provenienti da culture diverse ha consentito a Rebis di suonare in Cina, in Portogallo e al Festival di Arte Femminile a Tunisi. A Marzo 2017 saranno ambasciatori della nuova canzone d'autore genovese alla decima edizione del Festival Univerciné di Nantes.
Il disco, bellissimo (e ancor più bello perché inaspettato), ha proprio nella varietà della tavolozza sonora la sua caratteristica fondante: le trame intriganti del violoncello del siriano Salah Namek, le sonorità imprevedibili dei flauti di Romano, la solidità delle percussioni e della chitarra drappeggiano sonorità sfuggenti e sempre interessanti che fanno da contrappunto al canto. I testi stavolta non prevedono solo italiano e arabo, ma anche francese (e proprio le francesi “Je Reviendrai en Automne” e “Adrienne” sono fra gli episodi più riusciti del disco). Il mondo arabo, la sua letteratura in particolare, sono ben presenti con citazioni di poesie del poeta nazionale palestinese Mahmoud Darwish (la bellissima “Partoriscimi di Nuovo”) e della scrittrice Susan Abulhawa (“Goodbye Amal” ispirata al romanzo “Ogni mattina a Jenine”). E proprio l'araba “Cercami nel Mare” è forse il brano che coglie meglio la varietà delle atmosfere e la bellezza del disco, con un gusto che deve in egual misura alle sonorità arabe per la lingua e per un bel break in 7/8, e a certo folk-rock psychedelico alla Tim Buckley per l'ambientazione sonora. Altri brani da segnalare, in apertura e in chiusura, “Vincimi con i tuoi occhi” e “Pioggia Fine”, ancora in arabo, e il multilinguismo di “Ma Maison”, impreziosita dalla partecipazione del rapper nigeriano Natty Scotty.
Dal punto di vista della stesura dei testi, il lavoro è un’antologia di storie al femminile, undici canzoni in italiano, arabo e francese per un continuo dialogo tra persone che cercano loro stesse nel confronto con l’altro.
In conclusione un lavoro ben suonato, raffinato e curato; colto, ma denso di umori popolari. Altamente consigliato.
Gianluca Dessì
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