Ian Hunter & The Rant Band – Fingers Crossed (Proper, 2016)

Il percorso artistico di Ian Hunter ha conosciuto, negli ultimi anni, una vera e propria nuova primavera aperta da dischi come “Shrunken Heads” e “Man Overboard”, che hanno cristallizzato il punto di incontro perfetto tra il glam rock di matrice british e il roots rock made in USA e proseguita con l’eccellente “When I’m President” del 2012. A quattro anni di distanza da quest’ultimo arriva “Finger Crossed”, quattordicesimo album in carriera, nel quale ha messo in fila dieci brani prodotti dal chitarrista Andy York ed incisi con The Rant Band ovvero James Mastro e Mark Bosch alle chitarre, Paul Page al basso, Steve Holley alla batteria e Dennis DiBrizzi al piano. Nel proseguire il cammino tracciato dai lavori precedenti, il settantasettenne ex leader dei Mott The Hoople, con questo nuovo disco conferma di non aver perso lo smalto, l’ispirazione e la capacità di scrivere canzoni eccellenti. Aperto dal torrido rock di “That’s when the trouble starts”, il disco entra subito nel vivo con la sontuosa ballad “Dandy”, dedicata a David Bowie ed impreziosita da diverse citazioni che spaziano dal Bob Dylan di Ballad Of Thin Man di Bob Dylan (“Something is happening Mr. Jones/My brother says you're better than The Beatles or The Stones/Saturday night, Sunday morning/You turned us into heroes/Can you hear the heroes sing?”) ad alcuni brani del Duca Bianco. Se “Ghosts” si caratterizza per una trascinante melodia chitarristica folk-rock, la title-track è uno dei vertici compositivi ed interpretativi del disco con Hunter autore di una prova vocale eccellente. Il tasso elettrico si rialza con “White House” e la pungente “Bow Street Runners” nella quale racconta del crimine in aumento a Londra, per ritrovare il glam rock con “Morpheus” impreziosita da un assolo finale di pregevole fattura. La splendida ballata “Stranded In Reality” (il titolo rimanda anche al cofanetto antologico di ben trenta dischi uscito recentemente) ci conduce verso il finale con la riflessiva “You can’t live in the past” e la divertente “Long Time” che chiude il disco. Insomma “Fingers Crossed” mette in chiaro essenzialmente che alla soglia degli ottant’anni Ian Hunter è ancora alive and kicking. 


Salvatore Esposito

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