Premio Tenco, Teatro Ariston, Sanremo, 20-22 Ottobre 2016

I 40 anni del Premio Tenco: una storia che passa dai migranti cantati da Luigi Tenco ai migranti di oggi 

“Si chiude il sipario sulla quarantesima edizione della Rassegna della canzone d’autore”. Sono le parole pronunciate domenica scorsa a tarda notte, nel teatro Ariston, dal “bravo presentatore” Antonio Silva. E sono quarant’anni anche per lui, su quel palco. Finiscono così da sempre i tre giorni più belli e importanti per la canzone di qualità nel nostro Paese. Il Premio Tenco è un borgo antico che solo in apparenza corrisponde a un luogo fisico. Altrimenti sarebbe le sale da gioco di un Casinò, o lo sfarzoso Festival di Sanremo, o semplicemente il Cinema Ritz. Invece è una piccola Brigadoon di minnelliana memoria che si materializza ogni anno in qualche punto della città di Sanremo. Ed esattamente come nel vecchio film, il borgo riappare solo quando è l’amore – l’amore per la musica, s’intende – che lo vuole fortemente, quando sente bisogno di ritrovare i suoi abitanti sempre così magicamente sorridenti in questo mondo faticoso, quando desidera rivivere le emozioni passate, e poi viverne di nuove, nell’assoluta certezza che ne arriveranno altre, tante e intense, dalla parola cantata. Questo è il Premio Tenco, checché se ne dica. Ché il parlarne male a tutti i costi è un esercizio di stile assai in voga, certo, ma nutrito spesso da ben altri sentimenti. 
E forse c’è un pizzico di invidia da parte di chi quel paesino non è in grado di vederlo, né tantomeno di viverci dentro, e non sa coglierne lo spirito profondo; e riuscendo a vedere solo qualche parete spoglia di teatro e abusate cortine pesanti, trova ridicola tanta passione e tanta voglia di condividerlo. La tre giorni funziona così. Al mattino vengono presentati i protagonisti delle serate negli incontri moderati dal direttore artistico Enrico de Angelis e dal presentatore Antonio Silva: strana coppia davvero, diversi come sono a vederli così, ma affiatati dal sodalizio di una vita che da una conferenza stampa qualunque riescono a far disegnare al protagonista di turno, in pochi minuti, i tratti essenziali che lo descrivono, come artista e come persona. Ci sono poi gli incontri pomeridiani, che descrivono un libro, o raccontano la storia di un percorso artistico, o dissertano di poesia quando questa incontra la musica e diventa canzone. Sono pomeriggi senza riflettori, nella tranquillità dei dopo pranzo, in cui ci si siede e si assaporano le parole delle persone chiamate a intervenire sul tema proposto; e di solito si tratta di persone straordinarie, che rendono quelle ore un arricchimento culturale di rara portata. Chi invece preferisce immergersi completamente nella musica può accomodarsi tra le poltrone di un teatro vuoto a godersi da privilegiati i sound check degli artisti che si avvicendano lungo tutto il corso del pomeriggio. Un’altra storia iniziata 40 anni fa e che aggiunge capitoli anno dopo anno nelle notti della rassegna è il celeberrimo “Dopo Tenco”. 
Comincia – sempre apparentemente – con una cena, buffet e tavoli rotondi apparecchiati che accolgono giornalisti, artisti e addetti ai lavori, ma la realtà è che comincia tutto un po’ prima, quando scostate le tende spesse del teatro ci si cerca con gli sguardi ancora accesi dalla musica, ci si domanda se ci si incontrerà a cena, e che bello sarebbe trovarsi allo stesso tavolo a confrontarsi sulla serata su cui si è appena chiuso il sipario; è sapere che i tavoli sono tondi, sì, ma mai abbastanza grandi per contenere la voglia di stare con tutti coloro che si vorrebbe, e allora ci si prenota per trovarsi insieme. Si prenotano le persone, al Tenco, mica i tavoli. È importante cogliere la differenza. E a notte fonda il sorriso instancabile di Antonio Silva si porta nella zona allestita con microfoni, strumenti musicali e amplificazione, e al grido di “Accade solo al Tenco” partono le più improbabili ed entusiasmanti jam session che si possano immaginare. Meraviglie che riempiono l’anima. E sì, accade solo al Tenco. Nel cuore delle giornate, racchiuse tra gli eventi del giorno e quelli della notte, stanno le serate in teatro, tre spettacoli che ne contengono tanti di più. E da qui ritorniamo all’edizione appena conclusa per raccontarvi quanto accaduto. L’importante incarico di apertura con “Lontano lontano” è affidato a un Peppe Voltarelli visibilmente emozionato, forse anche perché è il vincitore della Targa Tenco per il Miglior album di interpretazioni per aver cantato con la voce e il cuore giusti il cantastorie calabrese Otello Profazio. E probabilmente anche perché sta per dividere il palco proprio con l’autore di quelle storie, il quale a sua volta riceve la più prestigiosa onorificenza del Club Tenco, il Premio Tenco alla Carriera.

Continua a pagina 2

Posta un commento

Nuova Vecchia