Gruppo Spontaneo Trallalero – CantöRiöndö (Felmay, 2016)

Il “suono di Genova” riecheggia in quest’ultima opera del Gruppo Spontaneo Trallalero, che festeggia trent’anni di attività con una raccolta antologica, le cui tracce – talune molto rare – provengono da fonti diverse (dai nastri magnetici trattati e riversati digitalmente a inedite registrazioni di studio, il che porta con sé notevoli difformità foniche nel disco), a copertura di un arco temporale di trent’anni (1986-2016). Oggi il GST è presieduto da Vittorio Ghiglione, mentre Eugenio Rissotto (voce chitarra) e Laura Parodi sono i testimoni di una lunga attività di studio e ricerca, di canto in giro per il mondo, di riconoscimenti. La curatela delle ottime note di presentazione è di Laura Parodi, straordinaria voce limpida e naturale da ‘contraeto’. Parodi fa ricerca da oltre trent’anni con il GST e con il gruppo di folk revival La Rionda; è la donna che, riuscita a conquistarsi un ruolo nelle squadre di canto prettamente maschili (di donne che nel passato si univano nel canto ai maschi in situazioni informali ci sono prove sicure), ha pubblicato un prezioso libro con testi dei trallaleri. Da didatta, Laura si è inventata corsi di canto a modo trallalero, che stanno formando nuove generazioni di voci, anche di donne canterine. A scanso di equivoci, sempre in agguato quando si parla di musiche tradizionali, l’appellativo ‘spontaeo’ non deve far pensare a semplicità o a ‘spontaneità’ esecutiva, piuttosto è da intendersi come modalità di aggregazione, poiché per eseguire questo stile di canto, assai complesso e suggestivo, davvero originale per la fioritura e l’abbellimento melodico, per i contrappunti e l’imitazione strumentale, occorre un forte affinamento vocale. Le voci fondamentali sono una voce guida tenorile (‘o primmo’), il contralto (‘contræto’ oppure ‘u segundu’), che canta in falsetto, il baritono (‘u cuntrubassu’), voce disposta sotto il tenore, con un ruolo ritmico e melodico. Infine, la voce ritmica della chitarra vocale (‘a chitâra’), fantasiosa per il modo con cui s’insinua tra le altre voci intonando sillabe non-sense. I bassi forniscono un bordone, disponendosi come un gruppo compatto dal colore vocale scuro che assume il ruolo di sostegno all’armonia. I cantanti si dispongono in cerchio, una prossimità che accentua l’effetto sonoro, oltre a consentire un contatto visuale, utile alla performance e alla direzione dell’esecuzione. In questa nuova produzione di Felmay, siamo di fronte a uno sforzo editoriale notevole, che fornisce un quadro ampio dei tanti cantérin che si sono avvicendati in questa formazione del canto di squadra ligure, una delle forme di polifonie più affascinanti dell’area mediterranea per la sua unicità espressiva, perché tra le prime forme a diffondersi nella discografia popular con i 78 giri per gli emigrati d’oltreoceano negli anni venti del Novecento, per la capacità di accogliere e piegare al proprio stile, tipico del canto urbano, materiali eterogenei, dalle canzonette alle arie d’opera lirica, dalle romanze da salotto e canzoni d’autore fino ai giorni nostri. “CantöRiöndö. Trent’anni in cerchio” ci fa ascoltare “daete”, ossia modi di cantare e di offrire il testo e il motivo, divenuti espressioni di riferimento nella feconda storia del trallalero; ci mette in contatto con una varietà di voci di cantori, modelli per le successive generazioni di interpreti. I brani contenuti nel CD sono diciotto, da quelli tradizionali, che si possono definire classici del repertorio, come il canto ‘a desteisa’ “Nel Silenzio”, “Cincillà”, “Vagabondo” e i trallaleri dialogici “La Pastora”, probabile frammento di un canto narrativo più lungo, “Dolce Tesor” di argomento amoroso, e “Mamma dimmi perché” (dove è protagonista la voce da tenore di Alessandro Guerrini). Poi ci sono i brani di celebri autori, genovesi e non (“Serenata proibita”, “Serenata Dongiovanni”, “A riçetta”, “Nëutte a Boccadaze” e “Stelle, cansöin e baxi”, quest’ultimo interessante per l’innovazione della parte del cuntrubassu assegnata al contraeto). Più recenti sono le composizioni dell’influente maestro di Conservatorio Giuseppe Laruccia, autore di “Minindé”, canzone premiata su testo del poeta Bruno Rombi in dialetto tabarchino dell’isola di San Pietro in Sardegna, e arrangiatore di una magistrale “Dolce Nera” di Fabrizio De Andrè. Trallalero, canto di terra genovese: patrimonio inestimabile della musica italiana. 


Ciro De Rosa

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