Targhe Tenco 2016: riflessioni a margine con Ernico De Angelis

Lo scorso 20 settembre sono stati annunciati i vincitori delle Targhe Tenco 2016, al culmine di nove mesi di lavoro, dapprima della commissione pre-selezionatrice, della quale ho avuto l’onore di far parte insieme a Ciro De Rosa, e successivamente della giuria al completo, composta da oltre duecentotrenta giornalisti per le fasi finali. La prima scrematura operata dalla commissione nominata dal Club Tenco, ha rappresentato un momento importante di riflessione, approfondimento e confronto tra quanti sono stati chiamati a selezionare le opere da sottoporre all’attenzione della giuria. Si è trattato di un lungo e affascinante brainstorming che ha impegnato i venti commissari, giorno dopo giorno, da gennaio a settembre 2016, con fitti scambi di e-mail, sempre ricche di spunti, prospettive diverse e stimoli utili all’ascolto. Un osservatorio privilegiato, dunque, che ci ha dato la possibilità e l’opportunità di verificare sul campo lo stato dell’arte della canzone d’autore in Italia. All’esito di oltre cinquecento dischi presi in esame per le varie categorie, e della successiva selezione che ha portato alla compilazione dei dischi votabili, possiamo affermare con certezza che la scena musicale della nostra penisola, gode di ottima salute. Limitarsi però alle sole liste emerse dalla selezione, sarebbe però molto riduttivo, in quanto a fronte di diversi dischi rimasti fuori per ovvi limiti qualitativi, altrettanti avrebbero meritato di superare la prima fase. 
Un esempio da annoverare certamente tra le opere prime sono “Le nostre guerre perdute” del duo leccese La Municipal e l’esordio da solista del percussionista Gigi Biolcati, tra i dischi in dialetto. In linea generale, abbiamo rilevato che il seme della nuova canzone d’autore è diventato un albero dalle radici solide e ben radicate in quel terreno dove fino a qualche anno fa si muovevano artisti che da Nord a Sud hanno fatto scuola. Accanto a chi resiste, piazzando ancora zampate discografiche di alto livello come Francesco De Gregori o Edoardo Bennato, si fanno man mano largo i cantautori sbocciati negli anni Novanta e negli anni Zero, che ci hanno regalato una messe di ottimi lavori discografici. Il 2016 ci ha consegnato album lontani dalle rassicuranti atmosfere passatiste su cui ancora qualcuno indugia, lavori perfino coraggiosi, nei quali giovani cantautori dimostrano di sapersi sporcare le mani, scommettendo sul proprio talento e sulle proprie ispirazioni, ma anche esprimendo punti di vista e riflessioni da non trascurare. In questo senso, ci ha fatto piacere che la Targa per l’album dell’anno sia andata a “Una somma di piccole cose” di Nicolò Fabi, ritemprato dal punto di vista ispirativo dalla bella esperienza in trio con Max Gazzè e Daniele Silvestri dello scorso anno. Il cantautore romano ha superato nelle preferenze un disco articolato e di non minor pregio come “Canzoni della Cupa” di Vinicio Capossela, gli Afterhours di “Folfiri o Folfox” e due outsider di lusso come gli YoYo Mundi con “Evidenti tracce di felicità” e Gerardo Balestrieri con “Canzoni nascoste”. La conferma dello stato di grazia della scena cantautorale in Italia ci giunge anche da Enrico de Angelis, responsabile artistico del Club Tenco, al quale abbiamo chiesto di commentare insieme a noi le Targhe assegnate: «Come noto, i vincitori delle Targhe non sono decisi dal Club Tenco ma da una giuria molto ampia, con tutti i limiti e le imperfezioni che può avere un sistema democratico. 
Paradossalmente noi del Club Tenco potremmo anche non condividere i risultati, ma nel caso specifico siamo contenti per vari motivi. Il fatto che Niccolò Fabi abbia vinto per la seconda volta la Targa Tenco dimostra come quella generazione di giovani cantautori emersi alla fine degli anni Novanta siano diventati ormai una certezza, un classico. I cantautori su cui si conta non sono più quelli degli anni Sessanta, Settanta o Ottanta, ma sta subentrando questa nuova generazione di cui Fabi si sta rivelando uno degli artisti di punta: questo ci consola molto». Nelle cinquine della fase finale avremmo visto bene anche gli ottimi “Il mese del rosario” di Flo e “Un mistero di sogni avverati” di Massimiliano Larocca, o quel gioiellino che è “Irrequieto” di Mezzala, ma la scelta non è stata affatto semplice. Allo stesso modo, ardua è stata anche la scelta per la Targa Tenco al miglior album in dialetto, che ha visto prevalere ex-aequo Claudia Crabuzza con il disco cantato nel catalano di Alghero “Com un soldat” e James Senese & Napoli Centrale con il napoletano “’O sanghe”, su due dischi che qui a “Blogfoolk” abbiamo molto apprezzato come “Capitan Capitone e i Fratelli della Costa” di Daniele Sepe e “SoundCity” di Stefano Saletti e Banda Ikona, nonché “Enneenne” degli Almamegretta rinvigoriti dal ritorno di Raiz. Sul punto sentiamo ancora il parere di Enrico de Angelis che sottolinea: «Per quanto riguarda il dialetto, sono contento che siano rappresentati il napoletano, che storicamente è sempre stata in prima linea nella musica italiana e più in generale in quella mondiale, e poi finalmente arriva anche un’altra lingua minoritaria come l’algherese che ci porta al Tenco una cantautrice sarda, aprendo un nuovo fronte che merita di essere riconosciuto»
Incalziamo il maître à penser del Club Tenco mettendo l’accento sul fatto che l’edizione 2016 delle Targhe ci ha segnalato diverse scene musicali in gran fermento, da quella laziale (pensiamo a Il Muro del Canto) a quella salentina, fino a toccare Napoli che ci ha regalato dischi come “S.P.O.T.” di Giovanni Block, “Mamma Quartieri” di Giglio, “Black From Italy” dei TheRivati, o ancora “Fate, Sirene e Samurai” di Tommaso Primo: «Tra i dischi che hai citato, c’è il bellissimo “Mamma Quartieri” di Giglio. Mi ha commosso, mi ha preso dal primo all’ultimo verso, tanto è vero che lo abbiamo invitato al prossimo Tenco Ascolta che faremo a Cosenza. Il caso di Giglio è un esempio di come la scena musicale di Napoli sia vitale e ancora in grado di rigenerarsi. Ascoltando le sue canzoni si capisce come abbia introiettato dentro di sé la lezione della canzone napoletana classica, c’è uno spessore di sentimento, un gonfiore emotivo tipico di certi ambienti popolari che rimandano a Raffaele Viviani. È un artista in grado di fare rivivere la canzone napoletana attraverso dei modi, stili e tonalità musicali nuove». Proseguendo l’analisi in retrospettiva dei dischi segnalatisi nella scena partenopea, evidenziamo come la prematura scomparsa di Pino Daniele possa essere letta come un passaggio generazionale da non sottovalutare, e de Angelis rimarca: «È probabile che sia così o forse è un caso. Tu hai citato Block, che noi abbiamo conosciuto come un cantautore molto originale in italiano, lo abbiamo coltivato parecchio, perché ci sembrava una voce un po’ anticonformista. 
In questo nuovo album in napoletano, che ha degli evidenti riferimenti a Pino Daniele, ci dimostra che anche un artista all’avanguardia è in grado di riproporre uno stile che tiene conto della lezione di chi lo ha preceduto. Mi dispiace che non sia entrato nella cinquina, però sappiamo che c’è stata una selezione serrata. Se pensiamo che non è arrivato alla fase finale anche, uno come Alfio Antico che ha fatto un disco bellissimo, comprenderemo chiaramente come ci fosse parecchio materiale buono quest’anno. Tutto questo ovviamente non inficia in alcun modo il valore dei dischi. In ogni caso Napoli sarà degnamente celebrata nel corso della rassegna, perché oltre a James Senese che verrà premiato, avremo come ospiti anche la Nuova Compagnia di Canto Popolare ed Enzo Avitabile». Sul versante Opera prima, la vittoria è andata meritatamente e con largo vantaggio a Motta, con “La fine dei vent'anni”, come ci racconta lo stesso de Angelis: «Motta ha vinto con un vantaggio sui successivi che, credo, sia da record nella storia delle Targhe Tenco, avendo triplicato i voti degli altri quattro della cinquina finale che in larga parte si sono equivalsi. La nostra soddisfazione è vedere che già qualche mese fa, ben prima, che arrivassero i risultati lo avevamo invitato alla nostra rassegna, perché avevamo intuito che era un po’ il personaggio dell’anno. La Targa è, dunque, la conferma che ci avevamo visto giusto»
Nella sezione Interpreti ha prevalso Peppe Voltarelli con “Voltarelli canta Profazio – nostro disco del mese di luglio – dedicato al repertorio del grande folksinger calabrese Otello Profazio, già annunciato come Premio Tenco 2016, in una rosa di concorrenti finalòisti che comprendeva “….E cammina cammina” di Peppe Barra, “Perle per porci” di Giorgio Canali &Rossofuoco, “Amore e furto. De Gregori canta Dylan” di Francesco De Gregori e l’omaggio a Piero Ciampi di Bobo Rondelli. Anche in questo caso, Enrico de Angelis rileva la lungimiranza del Club Tenco: «Non possiamo non essere soddisfatti della vittoria di Voltarelli, che ha realizzato un disco dedicato a Otello Profazio, l’artista a cui già tempo fa avevamo deciso di assegnare il Premio Tenco alla carriera. Un cerchio, dunque, si chiude, anche perché avevamo pensato di allestire per la rassegna un set con protagonisti Voltarelli e Profazio. Ancor di più adesso avremo sullo stesso palco ben due premiati insieme». Da ultimo, condividiamo senza dubbio la scelta della giuria di assegnare la Targa per la miglior canzone a “Bomba intelligente” del compianto Francesco Di Giacomo insieme a Elio e le Storie Tese. Così, de Angelis commenta a riguardo: «La vittoria come miglior canzone di “Bomba Intelligente” è il miglior modo per omaggiare Francesco di Giacomo, un artista molto amato, e tra l’altro il Banco del Mutuo Soccorso è stato uno dei pochi gruppi storici degli anni Sessanta e Settanta a venire al Tenco. La canzone poi è di estrema attualità in quanto investe temi come la guerra, la convivenza tra i popoli e un ulteriore motivo di soddisfazione, anche perché quest’anno durante la rassegna apriremo un filone dedicato alla pace tra i popoli»
Tracciando un bilancio sull’importanza del Tenco come punto di riferimento per la valorizzazione dei giovani talenti, Enrico de Angelis afferma: «Noi ci proviamo a valorizzare le nuove leve, almeno a livello di applicazione. Siamo sempre in cerca di nuovi talenti. Ascoltiamo centinaia di dischi, siamo in giro per l’Italia a vederli dal vivo con il format “Il Tenco Ascolta” che serve proprio a questo. Posso dire che di gruppi e di cantautori molto bravi ce ne sono molti in Italia. Il problema è farli conoscere, distribuirli, promuoverli, ma questa è tutta un'altra faccenda che noi più di tanto non possiamo assolvere. Noi al Tenco cerchiamo sempre di proporre artisti nuovi. Mi piace rimarcare che quest’anno, avremo con noi Gianluca Secco che abbiamo apprezzato molto al Tenco Ascolta di Sanremo e di conseguenza promosso alla rassegna. Da un paio d’anni abbiamo scoperto anche Vanessa Tagliabue York, una cantante di grande talento che abbiamo voluto nelle più recenti manifestazioni organizzate dal Tenco da quella di primavera sull’erotismo, passando per quella dedicata a Guccini in ottobre, fino a quella di maggio dedicata a Fernanda Pivano. Voglio ricordare che Vanessa oltre ad essere un’ottima interprete è anche un’eccellente cantautrice come dimostra il suo album “Contradanza” di cui è autrice di musiche, testi ed arrangiamenti. Quando ci piace un artista decidiamo di puntare su di lui anche in maniera insistente e con lei stiamo facendo proprio questo, tant’è che sarà protagonista anche della rassegna»
Non possiamo non aprire anche uno spaccato sulle criticità e le prospettive future delle Targhe Tenco: «Il problema maggiore è che le Targhe Tenco prevedono un meccanismo molto complesso e difficile. In questi anni abbiamo cercato di regolare in vari modi anche inventando cose nuove di volta in volta. C’è sicuramente qualcosa da aggiustare, ma l’attuale regolamento nella sua imperfezione è la migliore cosa che possa esserci, non avendo trovato un sistema ugualmente efficace. Finita la rassegna ci penseremo ancora, grazie anche ai suggerimenti ed al lavoro davvero appassionato che hanno fatto soprattutto i giornalisti che abbiamo chiamato nella commissione pre-selezionatrice per scegliere i dischi da candidare alla Targhe». In conclusione, lasciamo al direttore artistico del Club Tenco una considerazione sulle critiche che spesso hanno seguito la pubblicazione delle cinquine prima e dei vincitori poi: «Le reazioni e i commenti, a volte rasentano il grottesco, perché la reazione è evidente nella sua puerilità. Quelli che trovano nei risultati artisti e dischi che amano sono felicissimi e portano in palmo di mano tutto, quelli che non trovano nei risultati artisti e dischi da loro graditi, sparano a zero. Questo accade anche con giornalisti autorevoli che spesso ci invitano a cambiare le regole perché non è entrato il disco che gli piaceva. Non credo ci sia un nesso tra le cose, perché il regolamento sarà pure da cambiare ma non per quel motivo. Il regolamento va cambiato per motivi tecnici, perché vengono pubblicati così tanti dischi che bisogna trovare il modo di farli arrivare tutti o almeno la maggior parte ai giornalisti musicali che poi votano e devono essere messi in condizione di ascoltarli, devono avere voglia di ascoltarli». Dalla prospettiva di “Blogfoolk”, non si può tacere sul fatto che la maggior parte dei dischi entrati nella fase finale delle Targhe Tenco siano stati da noi trattati, attraverso la nostra linea editoriale votata all’analisi accurata, avendo ben chiaro che nella valutazione di un lavoro contano soprattutto l’ispirazione, la ricerca e le finalità. 


Salvatore Esposito

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