Nati come trio, i Réalta – al loro secondo album, che segue l’esordio di “Open the Door for Three” (2012) – sono diventati un quintetto. Difatti, ai fondatori Conor Lamb (uilleann pipes, whistles, piano), Deirdre Galway (chitarra, piano e voce) e Aaron O’Hagan (uilleann pipes, whistles e flauto) si sono aggiunti i due ‘All-Ireland Champions’ Dermot Moynagh (bodhrán e percussioni) e Dermot Mulholland (bouzouki, contrabbasso, voce, mandolino e chitarra); in più Dónal O’Connor è un membro aggiunto nel disco in veste di produttore, fonico e ospite in un brano all’harmonium. Il muro del suono portato dall’accoppiata di uilleann pipes, il brillante fraseggio di flauto e whistle, la propulsione ritmica, l’ispirato lavoro armonico hanno fatto entrare la band di Belfast a testa alta nell’affollato panorama della musica tradizionale irlandese. Tra l’altro li abbiamo già visti in Italia, nel luglio 2016, al Festival Celtico al Castello Visconteo di Pagazzano. Indubbio che il sound del quintetto riveli debiti verso i ‘padri’ Planxty e Bothy Band, ma anche la lezione dei Lùnasa ha dato ottimi frutti. L’ascolto delle melodie asturiane (“Saltón de Meres” e “Pasacáis del Xarreru”), dal repertorio del gruppo iberico Llan de Cubel, sono il potente biglietto da visita che apre “Clear Skies”. Bello l’attacco planxtiano di cornamusa e bouzouki per la canzone “The Longford Weaver”, in cui Mulholland prende il ruolo di lead vocalist: è una vera delizia. Dopo un’accoppiata di vivacissime slides, ecco una splendida slow air, che riprende la love song settecentesca “Úr-Chnoc Chéin Mhic Cáinte” del poeta Peadar Ó Doimin. La canzone coeva “Máire Iní Mhic Ailpín”, che incorpora una melodia folk finlandese, è una gioia all’ascolto. Segue il trascinante medley di jig “The Rakes of Clonmel/ Glenshane Pass/ O’Leary’s Motorbike”. Nel set successivo si parte con l’atmosfera suggestiva di “Paddy Ryan’s Dream” creata da pipes e piatti, poi chitarra, whistle e pipes prendono il comando, guidando la transizione verso l’esuberante e dinamica fisionomia danzereccia di due reel. Lavorano di fino nella loro rilettura (fate un confronto con le famose versioni di Chieftains e Planxty) della seicentesca slow air “Tabhair Dom Do Lamh” , che Edward Bunting, nel suo celebre trattato, ha ricondotto all’opera dell’arpista cieco Ruairí 'Dall' Ó Catháin (erroneamente spesso il tema è stato attributo all’altro bardo non vedente Turlough O’Carolan). Da sottolineare le variazioni sul tema di chitarra e low whistle, cui fa seguito l’ingresso trionfale della cornamusa, che segue il ‘canone’ tradizionale. Deirdre Galway interpreta con piglio sicuro la bella “Kellswaterside” che si avvale di un arrangiamento contemporaneo, mentre il finale è sempre di carattere, affidato a una girandola di marce, barn dance e reel. Del loro album, il grande piper di Belfast John McSherry ha scritto nella nota di presentazione «delightfully spirited and masterfully executed»: vi basta? Probabilmente, uno dei miglior dischi pubblicati in Irlanda nel 2016. Visitate www.realtamusic.com.
Ciro De Rosa
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