Da undici anni, seppure con periodicità non sempre regolare, questa esperienza editoriale brilla per approfondimento di studi sulle musiche per strumenti ad arco, indagando storia, pratiche strumentali, forme di comunicazione, partiture, liuteria, personaggi e compositori, tra storia e contemporaneità. Il taglio trasversale sulle musiche porta con sé che le analisi incrocino la cosiddetta tradizione classica euro-colta, le musiche tradizionali di derivazione orale e la popular music. Non è un caso che ad assicurare la continuità di ‘stile’ e l’apertura nell’approccio sia la figura di Maurizio Agamennone, nel ruolo di direttore responsabile, mentre nel comitato scientifico ci sono studiosi del calibro di Vincenzo Caporaletti, Serena Facci e Giovanni Morelli. Invece, la direzione e redazione è affidata al Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo dell’Università di Firenze. Venendo al numero 8/9, la sezione saggi è aperta dal contributo di Placida Staro “Come sconfiggere un violino e uscirne sani di mente. Che cosa si può imparare dagli usi dei suonatori in Valle Savena”, che dall’Appennino bolognese propone una riflessione basata sulla sua lunga esperienza di studiosa, osservatrice, didatta e soprattutto violinista di musica da ballo tradizionale. Ancora il mondo del violino popolare è il protagonista dell’intervento di Lorenzo Pelizzari, intitolato “Violini di montagna. Musiche, strumenti e suonatori nella Valle del Caffaro”: qui, partendo dalla prassi violinistica strumentale, che caratterizza i repertori del Carnevale di Bagolino e di Ponte Caffaro, nel bresciano, si ricostruiscono nessi con l’attività di musicisti migranti, attivi a Venezia nei secoli sedicesimo e diciassettesimo. Al centro di due altri contributi è la viola d’amore: il primo dà spazio alla trascrizione della partitura dell’opera di Lorenzo Romano “Musiche ‘per archi’. Chi ha paura delle maree. Per Viola d’Amore ed Elettronica (2012)”, il secondo, “Tracce fresche di una viola d’amore”, a firma di Giovanni De Zorzi e Pierpaolo Pontarollo, si occupa – nella prima parte – della presenza dello strumento nella Istanbul contemporanea, in continuità con il suo uso nel Settecento ottomano, mentre nella seconda parte, gli stessi autori ci riportano in Italia, a Milano, mettendo su carta una lunga e articolata conversazione (raccolta in occasione di concerti alla Biennale Musica del 2013) con il violista Marco Fusi e i compositori Andrea Mancianti e Federico Gardella sulla contemporaneità della scrittura per viola d’amore. A seguire, due percorsi sul mondo del contrabbasso: Uxía Martínez Botana propone “Contrabbassisti, oggi. L’esperienza di due giovani strumentisti dell’età di inizio millennio. Parte prima”, Enrico Fagone presenta “Contrabbassisti, oggi. L’esperienza di due giovani strumentisti dell’età di inizio millennio. Parte seconda”. Con il musicista Ludovico Tramma entriamo, invece, nella sezione di didattica dello strumento con un focus sul maestro e pedagogo Francesco Sfilio (1876-1976),catanese di nascita ma ligure di adozione, fondatore di una scuola ispirata al metodo paganiniano: “Un violinista e didatta dimenticato: Francesco Sfilio, il “Sarasate italiano”. Infine, chiude il volume “Eddie South: un black gipsy a Parigi (e il problema delle formule)”, dello studioso di musiche di ascendenza afro-americana Vincenzo Caporaletti, sul più rappresentativo violinista nero di ambito jazz, che analizza la trascrizione musicale di “Eddie Blues” e “Sweet Georgia Brown”, provenienti da un disco del 1937, in cui il violinista si esibiva accanto al chitarrista manouche Django Reinhardt.
Ciro De Rosa
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